Latori di un volto unico – GIANCARLO MODARELLI

11 Gennaio 2014

PERCHE’ NON SONO UN POETA

Detesto del contesto il testo decifrato.

Non sopporto il richiamo d’aiuto ricamato.

Non penso d’essermi meritato questo soprannome

al limite d’appartenenza.

Curioso sono stato, quello sì; in richiamo alla solitudine.

La parola del poeta riesamina l’attenzione

che rievoca la parola.

Non sopporto il poeta a spasso

dalla parola l’ho visto zoppicare.

Giancarlo Modarelli

“Nessuna cosa è là dove la parola manca” recita l’ultimo verso di una famosa poesia dal titolo LA PAROLA del poeta tedesco Stefan George. Poesia sui cui versi si sono sbizzarriti critici letterari, sociologi e filosofi (fra questi ultimi Martin Heidegger) alla ricerca forse di un significato misterioso, forse profondo, di certo non superficiale; forse di un senso altro dell’esistenza e dell’essere. Ma forse, dopotutto, alla ricerca di un richiamo proveniente da un’interiorità trasfigurata proprio ed essenzialmente dalla parola. Pochi versi che non spiegano, non vogliono spiegare, ma che in realtà spiegano molto; i versi di questa poesia PERCHE’ NON SONO UN POETA di Giancarlo Modarelli. Tutto si contrae e si incentra sulla parola, perché in fondo la parola è una sorta di Santo Graal per il poeta. Giancarlo Modarelli sembra aver capito cosa implichi la Poesia e soprattutto cosa essere poeta, infatti rifiuta ogni definizione preconcetta o ridondante, ogni facile o equivoca strumentalizzazione. Non è semplice, non è mai stato semplice essere veramente un poeta, mai realmente comprensibile e definibile. Un richiamo al senso misterico, arcaico e perduto, del poetare; un dare alle cose un nome e farle uscire dal nulla possono porsi ancora quali latori di un volto unico al poeta?

Francesca  Rita  Rombolà

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