Intervista – conversazione a proposito del romanzo LA CHIESA SENZA TETTO – 35 sogni a Lisbona – di Gabriele Finotti

21 Novembre 2014

$_35Forse interessante, forse anche noiosa, forse piacevole da leggere oppure no l’intervista – conversazione tra Francesca Rita Rombolà e Gabriele Finotti a proposito del romanzo LA CHIESA SENZA TETTO – 35 sogni a Lisbona – Editrice Zero.

 

D – Parliamo di libri, di libri di letteratura, in particolare. So che, oltre ad essere un musicista, sei anche uno scrittore, quindi ami i libri, ti piacciono i libri, vero Gabriele?

R -Sono un amante di libri e di cinema. Mi piacciono le storie che hanno come protagonista la fantasia umana e la storia poichè sono due componenti creative ed evolutive per l’essere umano, così come mi piacciono i racconti e i film horror( o, come si dice, di paura)poichè, se non si è facilmente impressionabili, riescono a scacciare i fantasmi che si annidano dentro di noi. Lovecraft, Poe, King. Sono poi un amante dei poeti maledetti(su tutti Baudelaire) e di Kerouac.

D – Io ne ho scritti e pubblicati diversi di libri: raccolte di poesie, raccolte di racconti e romanzi. Spesso scrivere un libro è faticoso, pubblicarlo è stressante, vederlo in volume con una bella copertina, un buon frontespizio e una discreta presentazione o prefazione è un pochino gratificante o almeno appagante, anche se la cosa dura poco e bisogna ripartire ogni volta da capo. Io almeno la vedo così e la penso così riguardo all’intero iter per realizzare un libro a partire dal momento dell’ “ispirazione” fino al volume che tieni in mano. La mia esperienza personale, a tal proposito, mi spinge a dire ciò. Tu cosa ne pensi e cosa puoi dirmi di ciò?

R- Non posso essere che a’accordo con te. A volte sembra quasi di non averlo scritto, però, come per la mia musica, tutto fa parte di un percorso che alla fine è parte della nostra vita, per cui chi non smette di scrivere o comporre musica non smette mai neanche di stupire gli altri e se stesso, e di stupirsi della vita. Solo la morte può fermare gli scrittori di vocazione e non di diletto.

D – Bene, Gabriele, veniamo al tuo libro: il romanzo LA CHIESA SENZA TETTO – 35 sogni a Lisbona – Ho notato in esso, dopo una lettura integrale, innazitutto un linguaggio scorrevole, poi la Poesia… si ecco, mi sembra che la Poesia sia protagonista del romanzo insieme ai personaggi principali. Infatti, molte poesie, come tanti enigmi da svelare, appaiono lungo tutta la storia; e poi Giorgio Casotti, l’uomo – chiave dell’intera vicenda ha come guida, nella città di Lisbona, proprio un poeta famoso: Fernando Pessoa, il quale si configura, in senso metaforico, come una specie di psicopompo o guida dell’anima quasi alla maniera di un Virgilio per Dante in un viaggio onirico e spirituale parallelo al viaggio reale in una Lisbona ricca di storia antica, di fascino e di mistero in un mese di agosto caldo e incerto. Parlane un pò.

R -Tutto il libro è una sfida(impari)tra poesia e romanzo. Trasformare le poesie in sogni mi è sembrato così naturale quanto etereo, così come il binomio fra il sogno e la realtà. Per questo lo stesso libro esalta il confronto continuo fra i propri sogni(notturni)e la realtà. Il particolare del mio libro è che questo viaggio notturno diventa, pagina dopo pagina, una vera e propria sesta dimensione(Kamaleon)dove il protagonista da vittima diventa il salvatore di una delle protagoniste del libro, Eleonor appunto… ma non aggiungo altro poichè il libro va letto. Mi fa piacere che hai colto il particolare di Pessoa, così da paragonare il mio libro alla Divina Commedia, un’impresa coraggiosa ma dovevo togliermi questa soddisfazione. Poi quando, nel 2008, ho fatto personalmente la mia prima esperienza a Lisbona ho avuto veramente visioni e ispirazioni a partire proprio dalla mia visita alla Chiesa do Carmo, la vera Musa di questo libro(oltre alla mia compagna che è diventata mia moglie nel 2011). Nel libro poi c’è la situazione thriller – massonica che tiene alta la curiosità e ci permette di arrivare alla fine di un libro poetico…

D- In una delle mie opere prime di narrativa, pubblicata nel 1999, dal titolo LA RUNA DEL TEMPO parlo del misterioso Christian Rosenkreutz fondatore di Rosacroce. Nel racconto più lungo, LA CHIESA, immagino una chiesa in rovina in un’epoca apocalittica, che da rifugio ai due personaggi principali: un uomo e una donna. Da lì si sviluppa un lungo racconto gotico: viaggio onirico nel tempo, forse nel passato, per cercare di capire e dare un senso al presente e al futuro. Anche tu, nel tuo romanzo, tratti queste tematiche, pur se in maniera diversa. Ti chiedo: pensi che il racconto o il romanzo gotico e certi temi esoterici siano apprezzati e compresi in Italia?

R – E’ un onore conoscere in questo modo una scrittrice che si è interessata, come ho fatto io più recentemente, alle tematiche post Templari. Ad una presentazione ho conosciuto anche una persona che è veramente un rosacroce e che mi ha gentilmente lasciato la possibilità di approfondire le mie conoscenze esoteriche sull’argomento. Per ora non l’ho ancora contattata, e non so se lo farò, poichè, come dico nel libro, la verità non è per tutti e per ora voglio sentirmi ancora un pò ignorante per non odiare completamente tutto ciò che mi hanno fatto credere fin da piccolo. Non vorrei fare poi la fine del protagonista del mio libro che passa due anni a non ricordarsi bene chi è veramente. L’Italia è una delle nazioni che nasconde più storie esoteriche e affascinanti del mondo, ma gli ultimi venti anni hanno un pò lobotomizzato il sistema Italy per cui neanch’io saprei che dirti… “forse a noi italiani ci piace il mistero?”

D- LA CHESA SENZA TETTO – 35 sogni a Lisbona – è un thriller: non manca, infatti, il delitto, l’assassino o gli assassini da scoprire, il poliziotto che indaga, la pericolosità del caso da risolvere, certi legami oscuri e segreti fra massoneria e potere. Potrebbe, secondo te, rispecchiare o essere metafora letteraria della società in cui tutti noi viviamo?

R – Come ho già risposto prima, la parte thriller aiuta alla lettura ed anch’io mi sono impegnato a rendere un pò più misteriosa l’indagine dell’ispettore Sorrentino, personaggio che ricalca tutte le fiction Made in Italy, a volte quasi volutamente eroe fition, poichè noi siamo vittime dei clichè e le serie tv sono, in televisione, ormai più seguite dei film, che hanno ormai altri canali di visione, appunto(web). Ho, comunque, unito fantasia narrativa a nozioni di verità per depistare le stesse indagini del lettore fino ad arrivare alle solite conclusioni sui poteri forti che condizionano il destino degli uomini e delle donne che finiscono in mezzo ai loro ingranaggi perversi. Da qui, a volte, il detto “beata ignoranza” si manifesta in stati omertosi umani, spesso costretti dalla paura e dal terrore di una morte violenta causata non da voleri divini.

D- Parliamo, adesso, un pò di musica visto che fai parte di un gruppo: I MISFATTO. Mi pare di capire che I MISFATTO sono una metal band. So che vi sono diverse, chiamiamole così, realtà di questo genere musicale. A quale di queste si ispirano I MISFATTO e a quale pensano di appartenere?

R – In realtà, I MISFATTO fanno rock abbastanza energico ma non metal, anche se l’argomento, in questo album, potrebbe essere quello di un disco metal di cui io sono un estimatore(Metallica, Megadeth, Iron Maiden li ho sempre nel cuore). Il nostro genere lo definisco trip – rock, dall’album MISFATTO uscito nel 2000. Heleonor Rosencruz, che avrà a breve un suo gemello musicale, è un disco rock con influenze prog, pop e psichedeliche, con un cantato in italiano e con testi che si ispirano al libro di cui stiamo parlando.

D -C’è un “collegamento” fra il tuo romanzo e l’ultimo album de I MISFATTO dal titolo HELEONOR ROSENCRUZ. Parla un pò anche di questo.

R – E’ come se il disco fosse la colonna sonora del libro. A questo punto ci vorrebbe il film…

D – Nell’articolo che ho scritto su quest’album de I MISFATTO sul blog www.poesiaeletteratura.it canto e parole nell’era dei sentimenti estinti… c’è una mia poesia(non so se l’hai letta), dei versi che ho composto in un momento di improvvisa ispirazione pensando proprio al tuo romanzo… non sapevo ancora che leggendo LA CHIESA SENZA TETTO – 35 sogni a Lisbona – avrei trovato tante poesie: scia o traccia da seguire fino in fondo, chiave che apre molte porte… Credi, Gabriele, al “sesto senso” che i poeti,in particolare, e tutti gli artisti, in generale, possiedono, anche in maniera inconscia, a loro insaputa?

R –  Forse tutto si riconduce al mondo delle idee di Platone. Gli artisti e gli scrittori frequentano spesso quel mondo e lì si incontrano senza saperlo. Nella realtà non si ricordano di essersi visti vicino alle stesse idee e scrivono, dipingono, suonano e, a volte, si rincontrano nel mondo reale grazie alle loro opere e idee, come è capitato fra noi. I cammini si incrociano, l’arte si completa giorno dopo giorno e penso che non finirà mai di farlo. Comunque, complimenti per la poesia CHURCH e per il tuo percorso letterario e di vita.

Abbiamo conversato un pò sui libri, sull’esoterismo, sulla Poesia, sulla letteratura, sulla musica. E’ sempre meraviglioso e interessante, a mio parere, dialogare con l’Arte e con la Conoscenza soprattutto in questo nostro tempo di oscurantismo, di sbandamento intellettuale e di perdita di identità culturale. Ti ringrazio, Gabriele, per la tua disponibilià.

Grazie a te, Francesca, sperando un giorno di conoscerci di persona, magari a qualche reading letterario.

 

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