Nosside di Locri: amante della Poesia e della primavera

21 Marzo 2016

“Dalle spalle stanche gettarono gli scudi

i bruzi sconfitti dai locresi

valorosi nella lotta e veloci.

Ora, nel tempio ammucchiati,

vantano di Locri il valore,

non gli importa delle braccia vigliacche

che li gettarono a terra”.

Da Epigrammi di Nosside

download (1)Nosside, poetessa greca di Locri nell’Italia del sud (oggi Calabria) visse nel primo quarto del III secolo a. C. poiché ricorda la morte di Rintone, vissuto sotto il primo Tolomeo, e la vittoria dei suoi concittadini (i locresi) sui bruzi (300 a. C. circa). Di Nosside ci rimangono, conservati dall’ Antologia Palatina, solo dodici epigrammi. Di lei conosceremmo, forse, soltanto il nome se il poeta Meleagro di Gadara, vissuto nel 100 a. C., non l’avesse inclusa nella sua Antologia che chiamò “Corona”, cioè serto dei migliori “fiori poetici” dell’antichità da lui raccolti. Di Nosside scelse dodici epigrammi confluiti poi nell’Antologia Palatina con tutta l’opera di Meleagro, che ne costituisce la base o il primo nucleo della stessa.

Nei riguardi di Nosside la leggenda dice che si vantò di essere la “Saffo d’Occidente”. Ciò corrisponde, in effetti, a tutto quello che sappiamo circa la sua produzione poetica. Infatti, come Saffo era l’unica grande poetessa d’Oriente così Nosside si considerava (ed era) l’unica poetessa d’Occidente. Da ciò il paragone avvalorato dalla coscienza di Nosside di uno spiccato “senso poetico”. In lei il sentimento poetico, unito a un essere e un sentirsi donna e a un vistoso paragonarsi alla Natura che erompe improvvisa e vitale con la primavera, si manifesta vivo e sincero proclamandola, a pieno titolo, donna libera, colta, indomita, completa che scavalca i secoli e i millenni e si colloca in un’aura senza tempo incarnando l’eternità della Poesia.

I suoi versi esaltano la bellezza, la femminilità, in poche parole, la donna nella sua interezza, ma sanno anche dare descrizioni di guerra, di sconfitta o di vittoria con quella sensibilità particolare che solo una poetessa sa porgere agli altri. Nell’Antologia di Meleagro a Nosside viene associato l’iris, fiore speciale che forse, come lei, effonde la vita, dispiega la potenza della Poesia, annuncia la primavera e fiorisce rigoglioso per tutto il suo tempo meraviglioso.

“(…) E vi ho intrecciato, alla rinfusa, l’aromatico fiorente iris di Nosside;

Nosside sulle cui tavole scrittorie fu Eros stesso a distillare la cera”.

Dei dodici epigrammi di Nosside giunti fino a noi uno solo appartiene al V libro, cioè è “erotico” in senso stretto. Degli altri undici, sei sono dedicatori, due funerari, tre epidittici. Nosside di Locri fu poetessa e fu donna amante della vita e della Natura. Amò la Poesia e la primavera. Identificò(prima in assoluto, forse)la Poesia con il primo giorno di primavera… e subito diventò leggenta e mistero! In lei mi compiaccio di identificare la Poesia, l’esuberanza, la vita piena, l’amore, la bellezza, il risveglio della Natura e dell’uomo al termine dell’inverno. Il 21 marzo, il primo giorno di primavera, Giornata Internazionale della Poesia, si rinnovi ancora, dopo millenni, il ricordo di questa poetessa misteriosa(la prima in Occidente)il cui fascino non è mai cessato di mostrarsi al mondo.

Francesca Rita Rombolà

P. S. – Alla poetessa Katia Debora Melis estimatrice di Nosside di Locri, del suo mistero, della sua poesia.

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