La Musica e la Poesia, insieme in uno sforzo elevato per evocare il vissuto intimo dell’uomo

4 Giugno 2019

I My Escort sono una band po oriented di Vicenza formata nel 2010. La band(in origine un duo)è formata da tre elementi: Alessio Montagna(tastiere e voce), Luca Agerde(basso)e, dal 2014, Daniele Trevisan(chitarra). Alessio e Luca si sono conosciuti da adolescenti e, dopo trascorsi che li vedono militare anche nelle medesime formazioni giovanili, pubblicano il loro primo album “Canzoni in ritardo” nel 2015. L’album si avvale della produzione artistica di Matteo Franzan, collaborazione che prosegue anche nel successivo EP “parentesi estive”(2017)dove, per la prima volta, compare nei credits anche il padovano Daniele Trevisan. Alessio Montagna, oltre a essere il principale autore e compositore della band, ha scritto e arrangiato brani per altre formazioni come  i Dardo Moratto, i Riaffiora, The Valentinas e MOP. Il primo disco “Canzoni in ritardo” è un’antologia di storie di vita raccolte nei precedenti sedici anni. Ha come primo singolo “L’equilibrio”, brano dalle connotazioni indie-rock contaminato da qualche spruzzo di elettronica, che li vede subito e per lungo tempo ai primi posti delle classifiche emergenti italiane, regalando loro la copertina sull’importante webmagazine “Rockit” grazie anche al video del rinomato videomaker Michele Piazza. Il secondo singolo “Riflessi” sancisce l’inizio della collaborazione con il regista romano Francisco Grimaldi. Il secondo lavoro della band è composto da tre canzoni e un cortometraggio realizzato da Francisco Grimaldi. Le tre canzoni sono: “Parentesi estive”; “L’estate sta finendo”(la cover della famosa hit dei Righeira); “Lasciare-Andare”. Nel 2019 la band torna in studio per la produzione dell’EP “L’amore non esiste”.

Francesca Rita Rombolà ha conversato con i membri della band per poesiaeletteratura.it

D – Quando nasce la band My Escort e chi sono i suoi componenti?

R – Alessio – L’idea e i primi passi per dargli un’identità sono datati 2010. Da lì, attraverso una continua serie di riassestamenti, vi è stato, nel 2014, il consolidamento del nucleo dei tre elementi che considero a tutti gli effetti i My Escort. Il sottoscritto, Alessio(voce, tasti bianchi e neri, drum machine, compositore e autore), Luca(il bassista, che è con me dal 2010)e Daniele(il chitarrista, che è con noi dal 2014 e che da un pò si occupa delle programmazioni).

D – Alessio Montagna è il frontman della band. Chiedo ad Alessio di parlare un pò del genere musicale che identifica i My Escort.

R – Alessio – Quella del genere è una questione annosa. Premetto che porre un’etichetta è, ovviamente, un’abitudine tesa alla semplificazione per cui l’essere umano è naturalmente portato, aiuta certamente a identificare e circoscrivere un’idea o un progetto ma, al contempo, mette dei limiti, dei paletti nel sistema. Ciò può finire col tradursi in frizioni da parte di un pubblico ideale o dei componenti della band stessa qualora si sentisse la necessità di scrivere qualcosa che esca da sistemi ormai dati per assodati. Questa attitudine a non voler essere imbrigliato dalle aspettative di chi ci ascolta mi porta, da sempre, a rifiutare il concetto di genere a cui associare le mie/nostre canzoni. Secondariamente, è una domanda che mi sento fare spesso, ad esempio dai locali dove suoniamo che giustamente vogliono informare, tramite un comunicato, la propria clientela. La sagra dell’ovvio mi porta, perciò, a dire che siamo influenzati da un sacco di materiale differente: ascoltiamo musica lounge, chill-out, pop, indie, dance, elettronica… siamo delle spugne, e questa “bulimia” di generi non può che inibire i nostri tessuti riversandosi poi in un melting pot di sonorità che definirei, nel momento in cui scrivo e solo per comodità, elettro-pop. Voglio, però, concludere il ragionamento dicendole che quando, per provocazione, sono io a porre questa domanda alla fine di un concerto a chi ci ha ascoltati le risposte sono sempre differenti… Nessuno riesce mai a paragonarci a un genere o a qualcuno in particolare. Pensi che mi sono sentito rispondere all’interno della stessa frase: Cremonini e David Bowie! A quel punto, visto che dicendo pop posso dire Britney Spears o gli ultimi Negrita, vale tutto e vale niente! Ultimamente(e capita sempre più spesso)la risposta che mi sento dare alla domanda: “Che musica facciamo?” è: “My Escort”. Qualcosa vorrà pur dire.

D – Fare musica, ascoltare musica è sempre importante per i giovani, soprattutto per i millennials, secondo te, Alessio?

R – Alessio – La prima cosa che direi, ma sembrerebbe una brutta risposta, è che per saperlo dovrebbe chiederlo a un nutrito gruppo di millennials e tirare poi le somme, perchè francamente non ne ho idea. Probabilmente dovrei preoccuparmene dato che se ne scrivo lo faccio per comunicare dei concetti o delle storie a qualcuno… Però vede, ho smesso da tempo di cercare di piacere a tutti. preferisco raccontarmi e pensare che esistono delle persone sensibili alla mia musica da qualche parte, e che lo sforzo che devo fare deve essere diretto, da un lato, a fare le cose che so fare nel migliore dei modi e, dall’altro, a cercare queste persone specifiche. E, francamente, non credo che alla maggior parte dei millennials possa interessare la mia proposta. Da ciò la cosa che avrei difficoltà a dissertare su di loro per cognizione di causa. Sforzandomi un pò, consapevole che potrei sbagliare tutto e riflettendo per contrappesi, direi che la proposta musicale di oggi, le nuove tendenze, il famigerato trap, tanto per citarne una, se esistono e raggiungono proporzioni mastodontiche, non fanno che sottostare alla legge del mercato, della domanda e dell’offerta. Di riflesso, dietro la domanda c’è, giocoforza, una moltitudine di esseri umani che con essa si nutre. Forse, in tempi di musica liquida, della saturazione generata dalla disponibilità infinita del tutto e subito che il web/Paese dei Balocchi offre, esiste, di contro, anche il rischio della deriva, dell’inconsistenza dei contenuti. La diatriba, però, tra la prevaricazione del significante sul significato è una cosa su cui non voglio spendermi. Chi sono io, del resto, per poter giudicare cosa dovrebbe essere importante per chi? Credo, quindi, che la musica è e sarà sempre importante per chiunque, millennials compresi. Ogni persona, nel momento in cui sceglie di spendere il proprio tempo dedicandolo alle arti delle Muse, che lo faccia per noia o per un motivo preciso, utilizza comunque la sua risorsa più importante e che mai potrà riavere indietro. Che poi lo faccia sprecandola o meno è una questione che non mi riguarda. Almeno fino a quando non scoprirò di essere immortale… e non intendo alla moda di Foscolo.

D – Come percepiscono i My Escort la Poesia, che è forse imprescindibile dalla musica in sè, indipendentemente dal genere, sia singolarmente(ciascun componente della band)sia a livello di band?

R – Riflettere sulla musica e sulla poesia è un pò come riflettere sull’aria che respiro e l’atto stesso del respirare. Da qualsiasi prospettiva si guardi questa interrelazione, la connessione risulta così evidente da passare inosservata. La prima ovvietà si coglie con un rapidissimo sguardo sul piano pratico del significante/significato… Se parlassimo di urgenza espressiva, di metrica e di stile chiedendo, a un qualsiasi passante, quale fosse l’oggetto del nostro discorso non avrei dubbi che alcuni risponderebbero poesia e altri musica. In tutta onestà, scegliendo una strada personale, penso alla poesia come ad uno sforzo elevato nel voler esprimere, attraverso la parola scritta, delle immagini intrise di senso capaci di evocare, in modo potente, la carica vitale, l’essenza del vissuto intimo del poeta. C’è bisogno di grande sensibilità e predisposizione da parte di chi si prepara ad accogliere l’Arte, così come è innegabile la necessità di un atto coraggioso da parte dell’artista nel raccontarsi. Quando le due cose si incontrano e si sposano, l’emozione generata è una delle cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta. La musica funziona allo stesso modo.

Luca – Musica e poesia adottano lo stesso principio: come un insieme di parole forma un concetto un insieme di note forma un brano. Il musicista è una sorta di poeta che trova le parole/arrangiamenti per esprimere un concetto/melodia ed imprimerlo su carta/disco per trasmetterlo ai posteri.

Daniele – Ovviamente, musica e poesia sono due forme di arte che possono benissimo essere vissute in modo indipendente, senza che questo ne riduca il valore. Ma ciò che avviene quando più arti si fondono è che le emozioni che esse trasmettono riescono a coinvolgere più canali ricettivi. Se musica e poesia veicolano lo stesso messaggio, l’impatto ne verrà amplificato. Se la Musica ha il potere di evocare uno stato d’animo la Poesia ha il potere di dargli una forma e un significato. La Poesia, dietro un testo musicale, diventa quindi, per me, un elemento che permette di tradurre in pensieri concreti le vibrazioni emotive che la musica trasmette. Come musicista mi sento comunque più affine alla parte strumentale di una composizione e, come ascoltatore, non sento sempre la necessità di comprendere il significato delle parole cantate. Ma, a volte, preferisco lasciarmi solo emozionare.

D – Un cantante o un musicista dovrebbe amare la musica fino al punto di sacrificare molte cose nella vita e forse anche di sè?

R – Alessio – Non riesco a collocare i concetti di “vita”, “sè” e “musica” su piani differenti. Di riflesso, non ha senso, per me, parlare di sacrificio ponendo sui piatti di un’immaginaria bilancia i tre termini. Fanno tutti parte del medesimo nucleo. Sono fusi assieme. Amo la vita perchè mi permette di essere attraversato dal flusso che è la musica. Amo la musica perchè è una rappresentazione della vita. Il termine “sacrificio”, in tal senso, mi è totalmente alieno, è un nonsense quando quelle tre parole sono parte del medesimo assunto, cercando magari di dare loro un ordine, una priorità. Togliermi la musica sarebbe come strapparmi il cuore! Smetterei immediatamente di vivere. La musica è la vita, che va vissuta con i suoi tempi, i suoi toni acuti o gravi; segue ritmicamente il trascorrere delle ore, è dentro di noi e intorno a noi, nel canto dell’usignolo, nello stormire delle foglie a primavera, nell’ondeggiare del grano in estate, nel frastuono di un ingorgo stradale, nella canzone alla radio, nel pianto di un bambino, nei silenzi della notte assieme ai suoi pensieri più indicibili. Metrica, suoni, ritmo, pause e silenzi. La musica è esattamente la rappresentazione della vita. Volenti o nolenti, consapevoli o meno tutti noi vibriamo e produciamo musica.

Luca – Secondo me la parola “sacrificare” è sbagliata. Io credo che fare musica sia un piacere. Personalmente, quando suono(che sia durante le prove, in un concerto o in un tour)mi sono sempre trovato in una situazione piacevole. Non è un sacrificio. Lavoro, amicizie, affetti possono convivere tranquillamente. E’ solo una questione di organizzazione del proprio tempo.

Daniele – Amare richiede sempre un poco di sacrificio, non in senso prettamente negativo. Può voler dire sacrificare il proprio tempo libero per stare accanto ad una persona che ha bisogno di conforto, o sacrificare un’amicizia per crescere un figlio. Ma sarebbe un sacrificio anche poter esprimere l’amore. Quindi, più che un prezzo da pagare, la vedo come una scelta. Ritengo che tutti i musicisti, ognuno con il proprio modo di esprimerlo, amino la musica, e per questo sacrifichino qualcosa per essa. Dovrebbero porsi un limite? Credo di no, o almeno credo che ognuno sia libero di affrontare la cosa con la propria coscienza e la propria sensibilità, tenendo presente, però, che sarà necessario fare delle scelte. L’importante è che ogni tanto ci si guardi allo specchio e ci si confronti con se stessi: amare la musica non significa necessariamente farsi trascinare alla cieca da un sentimento incondizionato. Anzi molto spesso è solo grazie alle proprie esperienze di vita, alle persone che si frequentano ed alla propria crescita personale se un musicista riesce poi a vivere appieno e a trasmettere anche il suo amore nei confronti della musica.

D – Il panorama o la situazione della musica italiana e di quella internazionale secondo i My Escort.

R – Alessio – Pensando alla produzione musicale odierna, devo ammettere che sono assolutamente felice. Se da un lato la saturazione del mercato discografico, unita al tipico clientelismo di chi vorrebbe mediare tra creatore e fruitore(e quindi discografici interessati unicamente ai soldi, certi ipocriti uffici stampa, venditori di fumo), mina giocoforza l’emersione della musica di livello e certamente di molti giovani di talento ma senza mezzi per produrre musica con standard qualitativi adeguati(perchè non stiamo giocando, la produzione musicale oggi, per essere realmente apprezzata, deve raggiungere determinati standard), dall’altro la liquidità che offre il mezzo di internet, attraverso i servizi di streaming e i relativi bassi costi, rende accessibile a chiunque sia genuinamente interessato il prodotto-musica, tanto quello blasonato quanto quello dell’artista sconosciuto. Non è questo il luogo per discorrere di marketing 4.0, ma poter accendere il computer e avere immediatamente accesso ad una “biblioteca musicale” infinita è, per la mia mente, quanto di più vicino all’orgasmo. Mi nutro tutti i giorni di nuove canzoni, e godo nel modo più intenso possibile. La questione poi legata alle vendite e al mercato è un’altra storia. L’artista deve compare di qualcosa. Questo è poco ma sicuro. Ma L’Arte è un’altra cosa, e oggi mi basta mettere le mani a giumella per potermi dissetare e, a volte, addirittura ubriacare con le emozioni che tutta la musica del mondo sa darmi. Il panorama, perciò, è generoso, colorato, in tumulto, eccitante come mai prima d’ora.

Luca – Il panorama musicale italiano attuale è un disastro. Tutto quello che non mi piace della musica ne fa parte. Gli artisti nascono dai reality. I prodotti musicali sono sempre uguali, e poi quest’ultima tendenza trap… lasciamo perdere. Il panorama musicale internazionale è tutt’altra roba. Ci sono molte band interessanti anche se non così famose. Mi piace molto il sound elettro-pop europeo e amo il ritorno agli anni 80. Non a caso ci stiamo spostando verso quelle sonorità con la nostra musica.

Daniele – In Italia esiste un sottobosco di realtà musicali che si impegnano molto per mantenere viva la Musica nel nostro Paese. Ma faticano ad emergere perchè incastrate tra la popolazione, che riconosce sempre meno il valore delle arti visivo-musicali, e l’insieme delle società “addette al settore” che, a livello teorico, dovrebbero alimentare il panorama artistico nazionale ma che, a livello pratico, lo prosciugano(ad esempio, impedendo a nuove realtà di crescere, a favore dei guadagni assicurati di nomi già affermati). Non credo che all’estero la situazione sia paradisiaca, ma sento arrivare un’aria più respirabile da oltre i nostri confini: l’osservazione di molte band “emergenti” straniere e l’esperienza in prima persona vissuta a Kiev, in Ucraina, con i My Escort mi hanno dato più di un’evidenza, cioè che in altre nazioni vi è molto interesse e rispetto nei confronti di chi suona musica propria.

D – Per concludere, qualcosa sul nuovo singolo “L’amore non esiste” e altri lavori futuri dei My Escort.

R – Alessio – “L’amore non esiste” è il secondo episodio di una trilogia che si concentra su una prospettiva disincantata e obliqua dell’amore. E’ preceduto, a breve distanza, da “Cosmopolitan”, e sarà seguito, a settembre, da “Solo tu”. L’uscita dei tre brani segue un ordine temporale. “Cosmopolitan” è la cartolina dal passato: fotografa un momento ben preciso, una scelta non fatta e incarna pienamente ascoltandola, e anche scrivendola oggi, il significato dietro il termine “nostalgia”(nostos, algos, il dolore del ritorno, un ritorno impossibile se non attraverso i ricordi)e tutte le sensazioni che può suscitare la domanda: “E se avessi agito diversamente?” O, ancor più semplicemente: “E se avessi agito?”. “L’amore non esiste” è, invece, la cartolina del presente, delle considerazioni oneste, per quanto sarcastiche, su quanto vivo tutti i giorni, sulla mia esperienza, sulla mia pelle e sui racconti di alcuni amici. In tempi di capitalismo sfrenato(quali quelli di oggi)della contingenza quotidiana, che pesa come un macigno, l’amore esiste davvero? E’ cosa reale? O è soltanto un mucchio di belle parole e di ideali che poi, all’atto pratico, si scontrano inesorabilmente con lo scorrere del tempo? Vero sentimento o emozione del momento? Meglio stare per conto nostro e vivere le seducenti emozioni che il giorno rivela impietosamente o investire nella convivenza e nel matrimonio col rischio poi di ritrovarsi annichiliti dopo dieci anni e con un pugno di mosche in mano traditi da un sentimento assolutamente chimerico? “L’amore non esiste” è nata da domande come queste, da schiaffi in pieno volto, dalle confidenze di alcune persone vicine. “Solo tu”, invece, in uscita a settembre, si interroga su un possibile futuro, su ciò che potrebbe accadere scegliendo di osservare l’immagine di Amore, questo dio crudele e potente, alato, che trafigge il cuore dell’amante lasciandolo a terra, in ginocchio, sporco di sangue… Come non tornare con la mente a Ungaretti e alla sua struggente e folgorante “Ed è subito sera?”. Stiamo poi pensando di pubblicare delle live sessions registrate in studio, qualche inedito, un paio di cover legate agli anni 60… Del materiale molto bello. Ma non sappiamo nè se pubblicheremo il tutto nè in che formato nè quando esattamente; al di là di una versione acustica particolarmente sentita di “Solo tu”, che uscirà a dicembre, una strenna natalizia per chiudere virtualmente il progetto “l’amore non esiste” cadenzandolo nell’alternanza con le quattro stagioni. Abbiamo, inoltre, già mentre sto scrivendo, materiale molto buono per essere pubblicato almeno nei prossimi due anni. Ma scegliamo sempre con cura e senza alcuna fretta le nostre uscite. Nessuno ci corre dietro, come si suol dire. Vorrei anche poter produrre un corto di cui ho già completato lo script. Peccato che la somma occorrente stimata vada ben al di là delle mie possibilità attuali. Insomma, il pentolone è in continua ebollizione… Staremo a vedere che cosa ne uscirà.

Francesca Rita Rombolà

Alessio Montagna

Luca Agerde

Daniele Trevisan

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