L’esigenza di “scrivere con la luce”. Conversazione con il prof. Francesco Maglione

18 Ottobre 2019

Francesco Gerardo Maglione nasce ad Acedonia(Avellino)il 5 giugno 1953. Si laurea presso l’Università di Salerno, ed è docente di materie letterarie. Alcuni dei suoi corsi di perfezionamento: in “Didattica” presso l’Università “La Sapienza” di Roma, in “Dirigenza scolastica” presso L’Università degli Studi di Firenze e “Progettare e operare nella scuola dell’autonomia”. Appassionato di fotografia, ha realizzato mostre fotografiche ottenendo vari riconoscimenti e la pubblicazione di volumi fotografici. La sua attività di ricerca trentennale riguarda soprattutto lo studio delle strutture fisiche dei componenti elettronici a semiconduttore, finalizzato alla realizzazione impiegando opportune tipologie circuitali di amplificatori audio caratterizzati da un elevato tasso di neutralità. Detti studi hanno generato una filosofia progettuale che ha permesso la realizzazione di macchine audio professionali uniche nel loro genere nel panorama della produzione mondiale e ben note là dove si fa musica. La passione per la fotografia ha costretto Francesco Maglione allo studio della dinamica fotografica e gli ha consentito di inserire sul mercato mondiale un kit di sviluppo per il B/N innovativo, operante in modo indipendente dal tempo e dalla temperatura. E’ autore di “Anarchia cristiana” e “Grafemi e Strutture Tonali”.

Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui

D – Professor Maglione, qual’è, secondo lei, lo stato attuale della letteratura in Italia?

R – L’Italia, attualmente, è alfabetizzata. Tutti sono in grado di utilizzare la parola per creare strutture sintattiche ed esprimere il proprio pensiero. Ne deriva un volume di pubblicazioni di oltre sessantamila titoli all’anno con ISBN, senza contare quelle senza codice. Il numero cresce di oltre il 10% annuo. Ne emerge un’enorme ricchezza umana a livello partecipativo ed espressivo. Generalmente, purtroppo, le poetiche sono carenti di saperi coordinati per colpa delle storture indotte dal sistema – Italia. Carente è anche una poetica civile che tocchi in trasversale le problematiche sociali: quelle reali non quelle di effetto. Gli esseri umani sono ancora segmentati in classi, esistono ancora ricchi e poveri con relative spiritualità religiose; queste tematiche attendono ancora una sintesi letteraria. Le persone che vivono in questi strati sociali percepiscono emozioni e hanno problematiche uniche, ed attendono che qualcuno li rappresenti e testimoni nella storia la loro realtà. Quasi tutta la letteratura italiana del Novecento è espressione del pensiero piccolo – borghese. In Italia una letteratura che proponga l’uomo nella sua interezza deve ancora farsi strada e liberarsi delle sovrastrutture sistemiche. Sono comunque fiducioso.

D – Parli un pò della sua passione per la fotografia

R – L’esigenza di “scrivere con la luce” è nata dalla contemplazione del Creato e dalle realtà espressive che la fotografia propone con le sue poetiche in alternativa alla parola. Acquisire le tecnologie fotografiche e trasformarle in poetiche è stato faticoso ma produttivo. Si è realizzata la sintesi del reale e la creazione di ambienti onirici surreali.

D – La scuola del ventunesimo secolo è a passo con i tempi? E’ una scuola innovativa in tutti i sensi per poter accettare le sfide che il momento storico comporta? Soprattutto per quanto riguarda la didattica cosa è cambiato e cosa dovrebbe cambiare, secondo lei?

R – La didattica ha raggiunto livelli estremamente raffinati. Il sistema – Italia purtroppo, da un lato propone l’adozione di didattiche d’avanguardia per dimostrare ai partners europei di esserci, dall’altro lascia il tutto nelle mani di organizzazioni periferiche, che attuano il saccheggio delle risorse generando zero competenze nei giovani. I governi sono pilotati dal sistema economico che, da decenni, delocalizza all’estero le produzioni, e non ha, quindi, bisogno di maestranze locali formate per il mondo del lavoro. Per la formazione del personale docente l’Italia era organizzata in magistrali e magisteri. Oggi solo in microrivoli universitari dai saperi scoordinati. Fortunatamente il docente dell’uomo è lo Spirito. La scuola può solo fornire degli input.

D – Cosa può dire circa la sua attività di ricerca trentennale nel campo della fisica?

R – Provengo da una famiglia povera e da studi normali umanistici. Le acquisizioni tecnologiche, in origine, erano asservite all’esigenza pratica di generare reddito come riparatore elettronico. In seguito, la passione per le tecniche di riproduzione audio portarono a ricerche tali da produrre e introdurre nel mercato macchine innovative. Lo stesso dicasi per gli studi sulla chimica. Il tutto non ha prodotto successi commerciali e ricchezze. Ho vissuto di sperimentazioni laboratoriali, ma il vero grande sapere che mi rimane è la conoscenza delle attività umane nelle accezioni economiche e geo – politico – antropiche per averle vissute dal vivo.

D – Lei è, dunque, un poliglotta. Come è riuscito a conciliare l’interesse verso varie discipline di studio all’apparenza distanti?

R – Ogni disciplina impone un suo linguaggio. Per apprenderla è necessario acquisirlo. E’ questa disparità di linguaggi a generare l’apparente distanza fra esse. Superato lo scoglio linguistico rimane l’utilizzo pratico e il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per chi ha una mentalità umanistica è comunque faticoso operare con discipline “matematiche” che obbligano a rimanere con i piedi per terra.

D – Il suo rapporto con la Poesia

R – La Poesia, nel suo significato di creare, è per me tutto. Ogni creazione, in qualsiasi disciplina, è poesia. Pertanto, tutto il vissuto ha generato costantemente la poetica che ha prodotto le parole del mio libro “Anarchie cristiane” e le immagini dell’altro mio libro “Grafemi e Strutture Tonali”.

Francesca Rita Rombolà

Francesco Maglione

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