La letteratura e l’affabulazione della condizione umana. Conversazione con Maurizio Ceccarani

6 Giugno 2017

Maurizio Ceccarani è nato a Roma. Insegnante di Lettere nelle scuole superiori, si interessa di letteratura, di scrittura creativa, fotografia e montagna. Ha pubblicato diversi lavori fra i quali un saggio su Clara Sereni ed un racconto nell’antologia “legami famigliari” con prefazione di Lidia Ravera. Ha collaborato a pubblicazioni di carattere didattico con il CEDE e con Zanichelli Editore. Il suo primo romanzo, dal titolo “Il cielo e le parole”, è apparso nel 2006 per i tipi di Walter Casini Editore. Scrive recensioni e articoli, a contenuto letterario, sul blog “Il gufo ignorante”(www.ilgufoignorante.blogspot.com).

Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui.

D – Professor Ceccarani, la letteratura, come affabulazione del reale e metafora della condizione umana, è ancora possibile secondo lei?

R – Credo che la letteratura, attraverso l’affabulazione della condizione umana, abbia il grande compito di trasmettere alla memoria i sentimenti, le emozioni e, soprattutto, il dolore che gli uomini provano sulla loro pelle e che, altrimenti, andrebbero persi. I grandi eventi passano alla Storia ed entrano nei libri di testo, ma quello che hanno provato gli uomini, nel vivere le loro esistenze, può restituircelo solo l’Arte e, nella fattispecie, la letteratura.

D – La Poesia è oggi impopolare, caduta nell’oblìo o più in auge che mai? Un suo parere al riguardo.

R – Ogni essere umano che abbia un minimo di sensibilità non può fare a meno della poesia, in una qualsiasi delle sue forme. I social hanno messo in luce proprio una grande necessità di scrivere poesia. Internet è pieno di persone che scrivono, ma che si interessano anche di poesia e di letteratura, navigando attraverso i blog e i siti specializzati. Questo bisogno di scrivere è sintomo di grande vitalità della poesia. La letteratura poi si autoalimenta, e ai poeti in erba viene la curiosità di formarsi e informarsi sui grandi di oggi e del passato. No, non credo che si debba decretare la morte della poesia, ma solo cercare di capire dove stia andando e quali forme nuove stia cercando.

R – I suoi interessi spaziano dalla letteratura alla saggistica alla scrittura creativa alla fotografia alla montagna, vero? Che cos’è per lei la cultura? E cosa la conoscenza? Come concilia i suoi molteplici interessi, diciamo, cognitivi?

R – Questa è una domanda difficile perchè il tempo è tiranno e in ventiquattro ore ci devi far entrare un pò di tutto. Diciamo che la montagna è un amore estivo, e che la scrittura e la lettura sono amori notturni. La macchina fotografica, invece, la porto sempre con me. Ma tutto è mosso da una grande curiosità che è alla base di ogni processo cognitivo. Il “gufo” del mio blog l’ho chiamato “ignorante” perchè l’ammissione della propria ignoranza è il primo passo verso la conoscenza.

D – Un blog, a suo parere, è uno strumento efficace per diffondere cultura, propagare l’Arte, la bellezza e veicolare idee positive, importanti e nuove?

R – Un blog personale nasce spesso da un pizzico di narcisismo e da un gran bisogno di comunicare e condividere interessi. Però, se fatto bene, se si cerca di esercitare una certa professionalità, questi può veicolare esattamente quei valori positivi dell’arte, della cultura e della bellezza. Il blog si propone come un grande divulgatore, vicino alla gente e lontano dalle sfere accademiche. Le persone commentano, interagiscono, chiedono proprio perchè si sentono libere dal peso dell’ufficialità e vicine all’entusiasmo della fruizione.

D – In un futuro, prossimo o remoto, i libri scompariranno dalla faccia della terra?

R – Confesso di usare l’E-reader. Lo spazio fisico per i libri, per me, stava diventando un problema, e portarsi una piccola biblioteca in tasca, compressa in pochi grammi, è impagabile. Ma, a seconda dei titoli, uso anche il cartaceo. Aprire un libro di una ottantina di anni fa e leggere lo stesso rigo che ha letto tuo nonno, sottolineato magari da un segno di matita, è una grande emozione. Non credo che il cartaceo possa scomparire, non nel futuro prossimo. Credo che digitale e cartaceo possano viaggiare insieme e che ciascuno possa scegliere, a seconda del titolo e a seconda dell’uso che ne deve fare, quale sia la forma più adatta.

D – E’ possibile vivere bene e felici in un mondo dove l’Arte, in tutte le sue forme ed espressioni, non esiste più?

R – Vede, io non credo che l’Arte in tutte le sue espressioni serva a renderci felici, essa serve soprattutto a darci consapevolezza della nostra umanità e, in questa consapevolezza, le persone sensibili provano la gioia di esistere. Purtroppo non siamo tutti uguali: c’è chi vive benissimo senza entrare in un museo o leggere un libro, e non possiamo fargliene un torto. Io, per esempio, faccio a meno di guardare le partite e di giocare alla Play, e vivo benissimo, ma non per questo mi sento migliore. Si tratta di scelte. Spero, però, che un pò di sensibilità nei confronti della bellezza possa trovarsi nella stragrande maggioranza delle persone. Atrimenti ci troveremmo veramente di fronte all’abisso.

Grazie per la sua disponibilità, professor Ceccarani.

Francesca Rita Rombolà

Maurizio Ceccarani

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