Gordiano Lupi. Il suo amore per la scrittura e per Cuba

1 Giugno 2018

Gordiano Lupi è nato a Piombino nel 1960. Collabora con Futuro Eurpopa, Inkroci, La Folla nel xxI secolo, La linea dell’Occhio e altre riviste. Dirige le Edizioni Il Foglio Letterario. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Tonegnitart Ruiz, Felix Luis Vierca, Heberto Padilla e Guillermo Cabrera Infante. Tra i suoi molti lavori: Nero Tropicale, Cuba Magica, Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana, Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura, Almeno il pane Fidel, Mi Cuba, Fellini – A cinema great master, Velina o calciatore, altro che scrittore!, Fidel Castro – biografia non autorizzata, Fame – una terribile eredità, Storia del cinema horror italiano in cinque volumi, Soprassediamo! – Franco e Ciccio Story. Ha tradotto “la ninfa incostante” di Guillermo Cabrera Infante(Sur, 2012). “Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino”, il suo ultimo romanzo, nel 2014 è stato presentato al Premio Strega. I suoi ultimi lavori sono il romanzo bereve “Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano” e due testi di cinema: “Gloria Guida – Il sogno biondo di una generazione” e “Divina creatura – il cinema di Laura Antonelli”. Blog di cinema: La cineteca di Caino(http://cinetecadicaino.blogspot.it). Blog di cultura cubana eletteratura: Ser cultos para ser libres(Http://gordianol.blogspot.it). Pagine web: www.infol.it/lupi.

Francesca Rita Rombolà e Gordiano Lupi hanno conversato di scrittura, poesia, cinema e altro.

D – Che cos’è o cosa rappresenta la scrittura per Gordiano Lupi?

R – La scrittura rappresenta la mia fuga dal mondo reale ma, al tempo stesso, è il solo modo in cui riesco ad affrontare la realtà.

D – So che ha, diciamo, un certo feeling per Cuba e per diversi scrittori cubani, infatti ha tradotto molti scrittori cubani e ha anche scritto alcuni libri al riguardo. Da dove nasce questo feeling per quest’isola esotica e lontana e come vede e interpreta la sua cultura e la realtà dei suoi artisti?

R – Cuba significa amore. Ho sofferto il “mal di Cuba” proprio come Hemingway, pur non essendo un grande scrittore, allo stesso modo in cui molti patiscono il mal d’Africa. E questa “malattia” adesso si manifesta sotto forma di ricerca delle fonti, con la spasmodica ricerca di ritrovare me stesso nelle pagine degli scrittori cubani che traduco. A volte ci riesco, quando incontro poeti come Felix Luis Viera e scrittori come Guillermo Cabrera Infante, in altri casi la mia ingenuità mi fa cadere in assurde mistificazioni(Yoani Sanchez). Ma sempre amore resta.

D – “Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino” è uno dei suoi ultimi romanzi, nel 2014 è stato presentato al Premio Strega, vero? Lei è nato a Piombino, immagino che in questo libro racconti la realtà di questa città. Vuole parlarne un pò?

R – “Calcio e acciaio – Dimenticare piombino” lo considero il mio unico romanzo. Sno quattro anni che lavoro al sequel, ma sono ancora lontano dal mettere la parola fine. La mia restante opera narrativa è composta da racconti lunghi ambientati a Cuba e altri di localizzazione maremmana. “Calcio e acciaio – Dimenticare piombino” narra una triplice storia d’amore: nei confronti di un luogo, di uno sport e di una donna. E’ il romanzo del ritorno a casa, pensato con la stessa struttura de “Il posto delle fragole” di Bergman. E’ un romanzo che mi rappresenta così tanto che dal 2014 non sono riuscito a scrivere altro. Non me lo stacco di dosso, come se fosse una seconda pelle. C’è dentro tutta “la ricerca del mio tempo perduto”.

D – Parliamo un pò di cinema. Lei ha scritto anche testi di cinema, quanto è importante per lei il cinema? Le piace di più scrivere libri o testi di cinema?

R – il cinema è il mio primo amore, forse subito dopo il fumetto. Il cinema italiano mi affascina, vedo molte pellicole e scrivo recensioni, compongo monografie degli autori meno noti e da me più amati. Sono madeleines di celluloide della mia giovinezza. Scrivere di cinema è la cosa che faccio di più, ma per me non esiste differenza tra tradurre, comporre narrativa o saggistica; come diceva Pessoa: << Quel che conta è scrivere >>.

D – La letteratura oggi, in Italia e nel resto del mondo.

R – In Italia sta messa male. Pochi leggono veri libri. Pochi scrittori rifuggono le sirene del mercato per dedicarsi alla letteratura. E allora assistiamo al proliferare dei gialli e dei noir, ma anche degli erotici al femminile e dei libri scritti da veline e youtuber. Quel che prima veniva considerato serie B e pulp diventa la sola cosa appetibile per case editrici dirette da uffici marketing invece che da letterati. La letteratura oggi è ridotta a un libro di ricette, purtroppo. Un pò come il cinema. Forse ci sono luoghi del mondo dove la situazione è migliore, ma sono molto lontani da noi…

D – Che posto occupa la Poesia nel suo curriculum letterario? Pensa che i poeti siano una “razza” estinta, in via di estinzione o una “piccola specie non protetta” che fatica molto a farsi ascoltare e ad affermarsi?

R – Amo la Poesia. Le mie ultime prove narative dicono che siano imparentate con la lirica. traduco molti poeti ma non scrivo poesia, preferisco dedicarmi alla prosa poetica, quando ci riesco. Purtroppo nessuno compra poesia e noi la regaliamo in e-book, spesso con Edizioni Il Foglio perchè mettiamo su Amazon e sulla rivista www.ilfoglioletterario.it alcuni testi interessanti a costo zero.

D – Prospettive, speranze, delusioni in un ventunesimo secolo al prossimo scadere dei suoi primi due decenni.

R – prospettive, speranze e delusioni sono legate ad uno stesso filo conduttore: scrivere. Per fortuna in letteratura non è il mercato a dettare le regole.

Francesca Rita Rombolà

Gordiano Lupi

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