“Per me scrivere è un desiderio che diventa bisogno”. Conversando con lo scrittore William Marras Nash

16 Giugno 2025

William Marras Nash è nato ad Ivrea, in provincia di Torino, nel 1988. Sente, dentro di sé, fin da bambino, il desiderio di emergere dall’ombra e brillare con una luce propria. Questo desiderio divenne voce quando, per istinto, decise di scrivere un testo motivazionale rivolto a se stesso. Il suo primo romanzo, “SPEKTRE. Fantasmi in Afganistan” (Aletti Editore, 2022), nasce proprio da questa consapevolezza.

Francesca Rita Rombolà e William Marras Nash conversano insieme.

D – Racconta qualcosa del tuo romanzo “SPEKTRE. Fantasmi in Afganistan”.

R – “SPEKTRE. Fantasmi in Afganistan” è un romanzo che affonda le radici in una guerra dimenticata, ma ancora viva nella carne e nella coscienza di chi l’ha attraversata. E’ una storia che mi è stata raccontata direttamente da uno dei protagonisti, che mi ha chiesto espressamente di trascrivere ogni dettaglio, anche il più crudo e “illeggibile”. Descrive la missione avvenuta nel 2010 di tre mercenari (sette inizialmente) segnati da un passato irrisolto: un assassino di bambini sfuggito alla loro giustizia in Afganistan riappare in Congo, obbligandoli a tornare in azione. Ma questa riapparizione verrà approfondita nel secondo capitolo, che è ancora in fase di stesura. E’ una storia che parla di vendetta, ma anche di memoria, colpa e redenzione. Ho voluto mettere al centro i fantasmi interiori che ogni combattente si porta dentro: non quelli che si vedono ma quelli che si sentono respirare nella notte, quando la missione è finita e restano solo i ricordi. Attraverso questi personaggi, esploro il confine sottile tra giusto e sbagliato, tra ciò che siamo disposti a fare in guerra e ciò che ci resta addosso quando la guerra finisce. E’ un romanzo duro ma necessario che non cerca di edulcorare nulla e che lascia spazio anche all’amore perché, perfino in mezzo al sangue e alla polvere, l’umanità trova sempre il modo di esistere.

D – Come sarà il tuo prossimo romanzo?

R – Il secondo romanzo sarà, come accennato poco fa, il sequel del primo capitolo. Ambientato in Congo, la squadra darà la caccia all’ultimo dei responsabili dell’infanticidio accaduto in Afganistan l’anno precedente. Parlerò di come le multinazionali finanziano ancora oggi le guerre all’interno di quel paese, e ne farò anche i nomi, una per una, senza dimenticarne nessuna. Racconterò cosa i soldati corrotti fanno nei villaggi, cosa i ribelli, finanziati dai governi mondiali, fanno alle donne e ai bambini per mantenere proprie le miniere. Manterrò uno stile di scrittura semplice alla portata di tutti, e le descrizioni avranno un tono ancora più diretto e crudo. Esattamente come per le scene di sesso tra il protagonista e la donna di cui si innamora. Sarà tutto descritto proprio come se il lettore fosse lì in quel momento. Racconto come e ciò che gli occhi vedono.

D – Scriver è, insieme, un bisogno impellente e un desiderio forte per William Marras Nash?

R – Per me scrivere è un desiderio che diventa un bisogno. Peccando di fantasia (per fortuna) ho desiderato una storia da raccontare, l’ho ricevuta e quando l’ho sentita per la prima volta il desiderio si è trasformato nel bisogno che tutti la conoscessero. Perché credo che ogni storia non raccontata sia una storia rubata al mondo. Queste sono storie grazie alle quali il mondo può diventare un posto leggermente migliore dando consapevolezza, maggior sensibilità, e sapendo cosa accade intorno a noi avremo anche maggior possibilità di “pensare” e valutare da soli cosa pensare e credere … senza dovercelo, invece, dire dai Tg.

D – Il mondo, la società cambiano con rapidità; la letteratura deve, secondo te, adeguarsi a questi cambiamenti quasi repentini?

R – Sì, certo che la letteratura deve adeguarsi al cambiamento. Il mio fan più giovane ha sedici anni, la più anziana novantasei, ed entrambi hanno letto il romanzo in un solo week end. Questo perché la più anziana si è dovuta adattare al mondo e al modo di parlare di oggi, mentre il più giovane ha incontrato un linguaggio che era già suo. Parlo di guerra e di amore, con la stessa intensità in entrambi gli argomenti, e questo mi ha permesso di avere una suddivisione di lettori tra uomini e donne quasi cinquanta a cinquanta. I lettori oggi vogliono una “letteratura” veloce ma che lasci emozioni indelebili perché hanno poco tempo e lo “svago” deve essere travolgente, anche sconvolgente, nel mio caso. Per questo motivo ho lavorato tantissimo per portare alla luce il romanzo d’impatto e indimenticabile, con una morale e un messaggio che chiunque può apprezzare, amare e comprendere. Oggi, se descrivo una persona che mangia una bistecca, il lettore si sentirà sazio. Se non avessi lavorato duramente, anche per adeguarmi a ciò che i lettori vogliono oggi, non sarei riuscito a “saziare” quasi nessuno.

D – Apprezzi la Poesia e i poeti?

R – Apprezzo ogni forma d’arte purché arrivi da una mente e un cuore. Non importa Cosa Trasmette, diventa un’opera in ogni caso dal momento in cui Trasmette Qualcosa. Apprezzo molto i poeti sì, altroché. Un Poeta sarebbe in grado di racchiudere in poche righe tutte le emozioni che io ho descritto in un’intero romanzo. E’ un dono.

Francesca Rita Rombolà

William Marras Nash

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