InediTO 2022

XXI Edizione 2022   POESIA | NARRATIVA | SAGGISTICA | TEATRO | CINEMA | MUSICA   PRESENTAZIONE BANDO     Un uomo in sospeso su un pontile, pochi libri, una valigia, in attesa di fuggire altrove, verso Marte… È la nuova grafica del Premio InediTO – Colline di Torino che giunge alla ventunesima edizione dopo aver premiato in tutti questi anni tantissimi autori scoprendo nuovi talenti, di ogni età e nazionalità, sostenendoli e accompagnandoli verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo. Il concorso letterario, punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite, il cui bando scadrà il 31 gennaio 2022, è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 8.000 euro (aumentato per le sezioni Saggistica, testo Teatrale, Cinematografico e Canzone) i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, lo sviluppo della produzione, la diffusione radiofonica e sul web. Inoltre, vengono assegnate menzioni e segnalazioni…

“Lunga vita alla poesia!”. Conversando con Omar di Monopoli
000 Primo piano , Omar di Monopoli / 13 Dicembre 2021

Omar di Monopoli è uno scrittore e sceneggiatore. Dopo aver lavorato per un decennio all’interno di numerose piccole realtà editoriali del Salento, dove vive, si è affacciato nel panorama culturale nazionale nel 2007 entrando a far parte del catalogo delle dedizioni milanesi ISBN con il romanzo “Uomini e cani” (Premio Kilhgren città di Milano, presto al cinema), cui sono seguiti nel 2008 “Ferro e fuoco”, nel 2010 “La legge di Fonzie” e nel 2014 la raccolta di racconti “Aspettati l’Inferno”. Nel 2017 è approdato nel catalogo della casa editrice Adelphi, per la quale ha pubblicato “Nella perfida terra di Dio” (tradotto in Spagna e in fumetti da Sergio Bonelli Editore) e la ristampa di “Uomini e cani” (2018). Il suo ultimo romanzo, “Brucia l’aria”, uscito nell’autunno 2021, è invece targato Feltrinelli. Omar di Monopoli insegna comunicazione e scrittura creativa alla Scuola Holden. Per Radio Rai3 ha scritto il radiodramma “L’Uomo termoionico”. Ha scritto per il cinema e per il web, suoi articoli e recensioni sono periodicamente pubblicati su riviste e antologie. Collabora con La Stampa, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e Rolling Stones Italia. E’ stato in giuria nella 33° edizione del Premio Calvino. Francesca Rita Rombolà e Omar di…

L’importanza di quella cosa che si chiama “anima”. A proposito di “Scienza ritegno” di Antonio Pilato
000 Primo piano , Antonio Pilato / 11 Dicembre 2021

“Scienza ritegno” (Mario Vallone Editore, ottobre 2021) è la seconda fatica letteraria di Antonio Pilato. Inconsueta e particolare nella struttura narrativa quanto strana e intrigante nella vicenda raccontata da un io narrante inquieto e distopico, si presenta al lettore attento con tutto il fascino e la novità della letteratura weird. Ogni capitolo di “Scienza ritegno” è contrassegnato da una lettera dell’alfabeto greco antico espressa nella sua naturale successione alfabetica, di modo ché si va dalla prima all’ultima lettera, cioè dall’Alfa all’Omega, includendo il percorso del protagonista e di tutto quel che ruota intorno a lui. Tutto ha inizio e si concentra abilmente da un libro che il protagonista scova nella biblioteca della città di Alma (anima in latino), dove vive. Un libro senza autore e con un titolo inusuale: “Kopèo vittima di Phòbos. L’osservazione deturpata della paura”, e con una copertina blu elettrico, che si fa notare in mezzo a tutti gli altri libri, muove i fili del dramma che prende forma via via che il lettore si immerge nel mondo di “Scienza ritegno”. Accadono cose ai limiti della realtà comunemente intesa, tanto da far pensare a Zacarias Carrasco, l’io narrante, che esso è stregato o maledetto. Ben scritto e…

Donna. Poesia. Immaginazione. Le tre Grazie di ogni epoca sognante

L’immaginazione, un sospiro profondo, uno squarcio tellurico e pulsante di vita in mezzo alla palude, un lampo di luce nella notte dispersa dentro tenebre infinite, uno spasmo di vitalità tra larve imputridite di apatia e indifferenza, un fremito che attraversa il cielo e la terra, riconcilia l’inferno e il paradiso, uno slancio sovrumano verso dimensioni insondabili. Alta finanza, politica, ricchezza, potere, comando, globalizzazione, leggi e ordinamenti, burocrazia e istituzioni, rigidità, categorizzazioni di fronte all’immaginazione crollano come castelli di sabbia colpiti dall’onda di marea. Quale valore, forza, ragione di mostrarsi e di svilupparsi possono avere senza l’immaginazione? L’immaginazione è tutto e niente. E’ niente ed è tutto. Per la società civile, per la civiltà degli uomini, per l’essere umano, uomo o donna. L’immaginazione crea, porta il cambiamento, soffia sui sepolcri e fa vivere i morti. Immaginazione. Poesia. Donna. Hanno molto in comune, se non addirittura tutto. Fragili tutte e tre eppure così forti da sfidare il mondo, così coraggiose da reggerlo, così importanti da preservarlo dalla distruzione e dall’annichilimento. Donna. Poesia. Immaginazione. Le tre Grazie di ogni epoca sognante che fa dell’Arte il suo baluardo e il modello da seguire in ogni senso e in ogni circostanza. Poesia, colma di immaginazione…

“L’Arte, in fondo, ha sempre il compito di raccontare e fornire strumenti di interpretazione del reale”. Dialogo con Elena Soprano
000 Primo piano , Elena Soprano / 19 Novembre 2021

Elena Soprano esordisce come scrittrice nel 1994 col romanzo “La Maschera” (Edizioni Archinto, 1994, e poi Baldini e Castoldi, 1995) premio Lerici Opera Prima tradotto in Francia, Germania, Spagna, Grecia, Olanda. Da quel momento in poi per grandi e per piccini. Ha collaborato a testi scritti per il terzo programma radiofonico della Rai e per la Radio Svizzera Italiana Canale Due. Col suo nome anagrafico ha curato per anni le recensioni di narrativa per l’infanzia sul Domenicale de Il Sole 24 Ore, e le cura ora su Liber. Ha curato i Progetti Lettura di alcune istituzioni scolastiche e promosso la narrativa per bambini e ragazzi con laboratori nelle biblioteche civiche. Fra i suoi libri pubblicati si ricordano anche: “Alice del pavimento”, romanzo, La Tartaruga Edizioni, 1999; “La signora ermellino”, romanzo, 2007, Edizioni Effigie(nuova edizione nel 2016) ; “Tutti i chiodi del Signor P.”, romanzo per ragazzi, Hablò Edizioni, 2005. Suoi racconti sono stati pubblicati su antologie delle edizioni ES, su periodici e quotidiani tra cui Il Giornale, Il Piccolo, La Repubblica delle donne, Gulliver, Nuovi Argomenti, Tutte Storie etc.. Sue fiabe e suoi fumetti sono stati pubblicati da Erasmo, Lupo Alberto, Walt Disney Italia, Alba etc. Francesca Rita Rombolà dialoga…

“Il cinema è poesia. Le arti sono poesia”. Conversazione con Federico Salsano direttore della fotografia
000 Primo piano , Federico Salsano / 8 Novembre 2021

Federico Salsano, trenta anni di fotografia cinematografica essenzialmente per lavori commerciali in Italia e negli Stati Uniti d’America: pubblicità, videoclip musicali e quant’altro. Fiore all’occhiello la fotografia di un documentario candidato all’Oskar nel 2004 dal titolo “The Wheather Underground”. Poi dal 2016 si accorge che non gli basta più realizzare immagini sulle idee di un’altra persona, e vuole mettere in pratica le sue. Realizza così il suo film “Il metodo Kempinsky” nel 2019 che partecipa a vari festival, ottiene dei riconoscimenti e la distribuzione online. Federico Salsano insegna Direzione della Fotografia alla Naba, Nuova Accademia di Belle Arti, a Milano, e continua nel suo percorso con nuove idee sempre in ambito narrativo/sperimentale. Francesca Rita Rombolà e Federico Salsano conversano di arti e di poesia. D – Federico Salsano vorrei che parlassimo subito del tuo ultimo film “Il metodo Kempinsky”. R – Nel corso di un viaggio realmente intrapreso, traversando a vela l’oceano Atlantico fino a Cuba, ho voluto raccontare il confronto di un uomo con i suoi pensieri, ricordi, paure di fronte all’immensità di un paesaggio sì meraviglioso ma anche sempre uguale a sé stesso, cercando di elevare il mio orizzonte ad una visione onirica e forse disincantata del significato…

Il ruolo dell’immagine nell’Occidente

Qual è e quale è stato il ruolo dell’immagine nell’Occidente? Risulta, ben evidente credo, che nella sua storia e nella sua tradizione l’Occidente ha sempre posto in rilievo e quasi esaltato il ruolo dell’immagine. Bisogna già partire dall’antichità classica. Infatti, quando Platone parla dell’idea in un senso anche prettamente filosofico, dell’eidos, l’eidos è ciò che si vede. In un certo senso si tratta del primato della facoltà visiva rispetto a tutte le altre facoltà, che è propria dell’Occidente ossia della civiltà occidentale. Altre civiltà, ad esempio quella semitica, pongono in risalto il ruolo dell’ascolto piuttosto che quello della visione. Perché oggi, in Occidente, vi predomina il ruolo primario dell’immagine? Proprio perché la nostra cultura, la nostra tradizione convergono verso tale direzione cioè nell’esaltazione dell’immagine, della visione che, a differenza di altre civiltà, ne ha fatto un punto di focalizzazione molto importante. Tutto oggi, in base a questo concetto o idea, è diventato immagine in Occidente. L’essere stesso in sé è “immagine”: “l’epoca dell’ immagine del mondo”, “l’era delle visioni del mondo” sono modi di dire emblematici a tale riguardo. Bisogna anche riconoscere che l’evento e la presenza massiccia della tecnologia ha continuato e continua a sollecitare “la nostra percezione visiva”….

Vincenzo Valtriani. La vita, una meravigliosa avventura di pace e integrazione fra i popoli
000 Primo piano , Vincenzo Valtriani / 28 Ottobre 2021

Vincenzo Valtriani è nato a Pisa nel 1940. Si è diplomato presso l’Istituto Nautico di Napoli nel 1959 e, in seguito, si è laureato presso l’Università di Pisa e ivi si è specializzato in Cooperazione Internazionale e Mediazione dei Conflitti. E’ esperto di diritto islamico, fotografo, viaggiatore e ufficiale della Marina mercantile. Impegnato in varie associazioni umanitarie di Arezzo, è promotore di un progetto volto a favorire l’integrazione. Vincenzo Valtriani ha inoltre fatto parte del “Tavolo della Pace” di Pontedera in qualità di membro del Centro Gandhi su un progetto di collaborazione. Ha pubblicato i seguenti libri: “Mamma c’è un povero alla porta” Titani Editori, 2021; “Una vita antica” L’Autore Libri Firenze, 1999; “Dai no global ai new global” Vertigo Edizioni, 2019; “Imitare Dio” pubblicato su Amazon. Scrive sul quotidiano online “Odissea.org”. Francesca Rita Rombolà ha conversato con lui su vari argomenti. D – Vincenzo Valtriani ha vissuto una vita quasi da avventuriero: ha viaggiato per mare e per terra, ha conosciuto realtà nuove e diverse spesso cogliendole con occhio penetrante nei suoi scatti di fotografo, quale allora il suo ricordo o la sua esperienza più incisivi e particolari al riguardo? R – La conoscenza e il dialogo abbattono qualsiasi…

Il sacro fuoco della poesia e i muri da abbattere

Muri di pietra. Muri di gomma. Muri di ghiaccio. Muri di legno e finanche di sabbia. Muri invisibili fatti di aria o di etere, di omertà o di rancore, di invidia o di malvagità, di odio o di vanagloria, di egoismo o di perbenismo, di paura o di pregiudizio. Un muro davanti alla tua strada. Sul tuo cammino già tortuoso e difficile. Un muro alto o basso. Che separa e che divide. Un muro come una barriera. Che si snoda per chilometri in lunghezza e in larghezza. Attraverso lo spazio e il tempo. Un muro che ti impedisce di vedere. Di guardare. Di sognare. Di immaginare. Di creare. Di gioire. Di scrivere. Di poetare. Di vivere. E forse perfino di morire quando lo desideri tanto… Quanti muri lungo il nostro percorso esistenziale e nella storia dei popoli e delle nazioni. Muri di ogni genere. Di ogni tipo. Di ogni natura. Di ogni sostanza. Muri costruiti apposta e mai per caso. Muri costruiti per caso e mai apposta. Talvolta per sbaglio o per ripicca. Talvolta per disprezzo o per protezione. Muri costruiti perfino per troppo amore o per eccessiva e inconscia morbosità. Per zelo o per indifferenza. Per inedia o per…

Al centro della giustizia la persona umana. Dialogando con Angelo Lucarella giurista e scrittore
000 Primo piano , Angelo Lucarella / 13 Ottobre 2021

Angelo Lucarella è uno scrittore e giurista. La sua grande passione per il diritto nasce nell’adolescenza, una passione che ha successivamente aperto la strada a ciò che è alla base di essa: il ragionamento politico da cui partoriscono le norme e nelle quali ultime risiede la filosofia giuridica. Angelo Lucarella, dopo la laurea in Giurisprudenza, conseguita presso l’Università degli Studi di Bari, ha iniziato direttamente la collaborazione con la commissione d’esame di Diritto Costituzionale. L’Università Federiciana lo ha reso destinatario dapprima della nomina a docente nell’ambito del Dipartimento studi di criminologia finanziaria, vittimologia e sicurezza mentre in seguito lo ha nominato docente e direttore del Dipartimento studi politici, costituzionali e tributari. Ha conseguito il master in diritto tributario e il master breve in diritto e processo penale. Fra i suoi libri pubblicati: “Dal contratto di governo al governo da contatto. Argomento ed analisi di politica e diritto (Aracne Editrice, 2020), “L’inedito politico – costituzionale del Contratto di Governo. Possibili scenari del potere, probabili effetti giuridici e la condizione attuale ordinamentale in relazione alla costituzione italiana” (Aracne Editrice, 2019), insieme ad Anna Monia Alfieri “Nessuno può definirci. A futura memoria (il tempo del coraggio). Analisi e riflessioni giuridiche sul Ddl Zan…

Arcaicità e modernità: la Poesia in Tibet

La creazione letteraria in Tibet è da sempre ricca e varia. La Poesia, in Tibet, ha origini arcaiche (se non addirittura antidiluviane), perciò la sua produzione è davvero molto vasta. Mi limiterò a riportare, in sintesi, cenni essenziali affinché se ne possa intuire il concetto e la sublimità. I testi poetici di Dunhuang, ad esempio, sono tanto arcaici da essere ancora oggi poco conosciuti, soprattutto in Occidente, per cui tutto rimane vago e provvisorio in questo campo. Mancando i procedimenti poetici abituali in altre tradizioni del mondo, cioè la rima o l’allitterazione, sono il ritmo e la struttura a conferire a questi testi la loro bellezza. La lingua tibetana si serve, in versi e in prosa poetica, di sillabe raddoppiate o di sillabe prive di significato lessicale ma è impiegata (un pò come onomatopee non finalizzate, però, a riprodurre un suono) per descrivere situazioni o aspetti particolari. Questa forma di espressione, in Tibet, si è conservata fino ai giorni nostri nell’epica e nei rituali destinati a divinità minori. Essa implica, ogni volta, una situazione emotiva o drammatica, ed è caratterizzata da un ritmo affannoso. E’ veramente una forma trascinante di espressione poetica la quale contempla una data espressione per situazioni…

“Il Mito è la radice del Canto”. Un breve dialogo con la poetessa Anna Maria Farabbi
000 Primo piano , Annamaria Farabbi / 22 Settembre 2021

Anna Maria Farabbi è nata a Perugia il 22 luglio 1959, ivi risiede e lavora. Poetessa, narratrice, saggista scrive le sue poesie sia in dialetto che in italiano. Nel 1995 vince il prestigioso Premio Montale per la sezione inediti. E’ stata redattrice della rivista letteraria “Lo spartivento”. Ha collaborato con vari giornali e riviste con traduzioni, recensioni, lavori di critica letteraria tra cui “Legendaria” e la rivista africana “Sister Namibia” come corrispondente italiana. Ha scritto per “Poesia”, “Atelier”, “La clessidra”, “Il vascello di carta”, “Versodove”, “Poetrywave”, “Yale italian poetry”, “Pagine”, “Famiglia Cristiana”, “Letture”. Collabora con la Fondazione Bianciardi – Il Ghibellino. Fra le sue numerose pubblicazioni di poesia, di saggistica, di prosa: “Abse”, “La tela di Penelope”, “La magnifica bestia”, “la casa degli scemi”, “Un paio di calze di seta”, “Maria Cammara”, “Caro diario azzurro”, “Il canto dell’altalena, l’oscillazione della figura tra il gioco e il mito”. Francesca Rita Rombolà dialoga con la poetessa Annamaria Farabbi. D – Anna Maria Farabbi ha nel suo curriculum vitae letterario un numero consistente di libri pubblicati sia di poesia come di narrativa e di saggistica, ma quando ha scritto e pubblicato il suo primo libro in assoluto e come è avvenuto? R –…

“L’Arte ci rende liberi, ci rende noi stessi”. Conversando con Andrea Cacciavillani
000 Primo piano , Andrea Cacciavillani / 17 Settembre 2021

Andrea Cacciavillani è uno scrittore, uno sceneggiatore, un performer. Nel 2002 pubblica la silloge poetica “Icaro – Cuori di cera”, nel 2003 il romanzo “Porte” e nel 2005 il romanzo breve “Labirinto paradiso” da cui è stato tratto un medio metraggio dall’omonimo titolo. Sempre nel 2005 partecipa alla mostra “Canto Plastico – Testi per immagini – Immagini per testi” con una installazione di sue poesie e dipinti di Enzo De Simone. Nel 2010 pubblica “Assolo per clarinetto – L’amore in 25 tracce” con la promozione di KissKiss Network. Nel 2011 esce il romanzo “Sogni a Bassa Risoluzione” del quale è attualmente in lavorazione una trasposizione cinematografica e nel 2013 la silloge poetica “Minore di diesis”. Nel 2014 pubblica la raccolta di racconti “Labirinto Paradiso e altri racconti” e sulle maggiori piattaforme digitali l’album “… E lui dice che fa il poeta” una silloge poetico – musicale nata dalla collaborazione con il musicista Daniele Labbate. Nel 2016 pubblica “Impasti di seduzione. Ricettario poetico. Dolci e poesie” in collaborazione con la Sweet Cake Claudia Deb. Andrea Cacciavillani è autore del soggetto, della sceneggiatura e regista del lungometraggio “Oltre la linea gialla” opera prima indipendente vincitrice come miglior commedia internazionale al Garden State…

La potenza arcana della poesia. Per i settecento anni della morte di Dante Alighieri
000 Primo piano , Dante Alighieri / 14 Settembre 2021

La notte fra il 13 e il 14 settembre 1321 Dante Alighieri lasciò questa vita. Fu pellegrino ed errante, politico e astrologo, visionario e chiaroveggente, sognatore e studioso, letterato e dotto, sapiente e amante della conoscenza ma fu soprattutto poeta che della poesia percepì, sperimentò e attuò tutta la potenza arcana. Nell’attimo in cui i suoi occhi stanchi si chiusero per sempre e il suo cuore dal sentire oscuro e misterioso, provato e logorato alquanto, cessò di battere forse mai avrebbe potuto pensare, anche come ultimo pensiero o soltanto immaginare per un istante ancora come ultimo impulso vitale, che sarebbe stato ritenuto, concepito, considerato e studiato nel mondo intero attraverso i secoli come il più grande e tuttavia il più enigmatico poeta che l’umano genere abbia mai avuto. Da quella notte di un settembre ancora in pieno Medioevo, forse in attesa di tempi diversi, forse in attesa di tempi migliori, sono passati ben settecento anni; i tempi sono indubbiamente diversi, se migliori non saprei dirlo. Forse sì, forse no. La fama di questo poeta – vate, nato nella e appartenente alla splendida e algida Firenze, sorse fin da subito (cioè fin da quando era ancora in vita), continuò, si estese…

Quasi un segno, quasi l’indicazione di una via. “Note Divine” di Claudio Rampin
000 Primo piano , Claudio Rampin / 8 Settembre 2021

C’è un momento nella vita di una persona, uomo o donna, in cui il cuore freme sotto un impulso intenso quanto indecifrabile, qualcosa si muove dentro, forse nella mente, forse nelle pieghe più recondite del cervello … allora si scopre o si riscopre di avere un’anima, sopita o addormentata, ferita o obliata, dolce o aspra; e quest’anima sente il bisogno del Divino, anela al Divino o quantomeno si domanda, si interroga su un possibile senso del Divino. E’ giunto il tempo di alzare il capo e di guardare il cielo, il cielo notturno o il cielo di un giorno sereno, il cielo dell’aurora o del crepuscolo e di sentirsi diversi soltanto per questo, diversi di come si era ieri o l’altro ieri negli affanni e nelle preoccupazioni quotidiane. Forse sì, si è perfino rinati a nuova vita. Percepisco, in maniera profonda, nella raccolta di poesie “Note Divine” di Claudio Rampin la nostalgia e il ricordo. Voci lontane riaffiorano, la memoria si apre, si ricompatta, prende forma e, come le note su un pentagramma, queste voci compongono piano e sicure una melodia nuova che avvolge l’essere nel quotidiano e nel sublime. Struggente nel sentimento che suscita, commovente nella partecipazione del verso…

L’anarchia in poesia

Generalmente l’anarchia è sinonimo di rivoluzione. Di confusione. Di rivolta. Di caos. E politicamente, ma anche socialmente, è sinonimo di uno Stato senza leggi, senza regole, senza moderazione dove tutto è contro tutti e tutti sono contro tutto; la vita civile, la civiltà stessa, talvolta, risultano compromesse, mutilate o addirittura inesistenti. Nessuno rispetta più nessuno. Nessuno segue più una norma o una tradizione, una consuetudine o un modus vivendi e operandi. Non esiste più un’autorità di alcun tipo e nemmeno un qualche punto di riferimento intorno al quale orientarsi per gettare le basi di un qualcosa di realizzabile e per costruire un qualcosa di reale e di possibile per la comunità umana in sé. Il passato è obliato o volutamente rimosso da un inconscio collettivo oscuro e, allo stesso tempo, indefinibile; il futuro è un’ombra vaga senza fattezza alcuna fra oceani di nebbia immersi nella sfera autunnale, prigioniero in un blocco di ghiaccio secco la cui temperatura va alla deriva verso lo Zero Assoluto (- 273° K); il presente sembra quasi dilazionato all’infinito: non ha un inizio e non ha una fine, può rendersi manifesto in attimi inquieti e feroci come in secoli apatici e inflessibili concentrati in giorni vacui…

Il canto sublime e misterioso della natura

Il deserto del Sahara, il più grande deserto della Terra. Di giorno il sole arroventa la sabbia gialla e i ciottoli, il vento disfa e modella dune fugaci come gocce di pioggia, vaste come oceani surreali dimenticati in qualche angolo remoto della memoria. Di notte l’enorme distesa sembra giacere supina come per accogliere il riposo dei nomadi stanchi, delle loro carovane solerti e brulicanti di vita mentre il cielo stellato si adagia parallelo alla terra con la sua immensità quasi inverosimile che avvolge l’uomo, gli animali, le voci, i sospiri, gli echi perduti … Le tribù beduine si raccolgono intorno ai fuochi per disperdere il freddo notturno. Raccontano storie, avventure, fatti di una quotidianità mai scontata e banale ma piuttosto scandita quasi dall’imprevedibilità, dalla lotta, dal rischio. Soprattutto recitano versi composti nell’ispirazione immediata, che sopraggiunge sempre, o che rammemora un mitico passato perso nei giorni senza storia della creazione del mondo. I Tuareg, ad esempio, avvolti negli abiti tradizionali color blu, elargiscono orgogliosi il dono del loro poetare nella lingua madre, il Tamashequ, la cui dolce cadenza e la tonalità lieve hanno radici sicure nel primitivo e misterioso mondo matriarcale. La loro antenata, la Madre Primordiale, era una regina giunta…

Roberto Calasso: un faro sopra l’oscurità del mare
000 Primo piano , Roberto Calasso / 30 Luglio 2021

Roberto Calasso, l’editore per antonomasia, è morto ieri, 29 luglio 2021, a Milano. Era nato a Firenze nel 1941. Con lui l’editoria italiana perde una delle sue figure più raffinate, più colte, più composite e forse pure un tantino più schive e più enigmatiche. La casa editrice Adelphi è la sua “creatura” più originale, più tipica e forse più sofferta nel suo percorso verso la vetta di un Olimpo letterario e culturale in genere non sempre scontato. Roberto Calasso l’aveva fondata nel 1963 insieme a Roberto Bazlen e a Luciano Foà. Scrittore, saggista, intellettuale prima che editore, Roberto Calasso ha forse rappresentato un’era della cultura italiana in cui il valore della scrittura e della conoscenza, la diffusione del pensiero sono stati i cardini di una società che aveva voglia di imparare, di capire, di migliorare il mondo e di migliorarsi. Forse non a caso il tema di esordio della Adelphi Edizioni sono state le opere complete di Friedrich Nietzsche. Prima del suo enorme lavoro di traduzione e di pubblicazione il pensiero del filosofo tedesco era quasi sconosciuto in Italia, Roberto Calasso ha voluto esplorarlo in primis e divulgarlo affinché lo si potesse comprendere forse in profondità per riuscire anche ad…

I versi di una poesia continua e infinita

L’Australia è un continente lontano e forse ancora misterioso e sconosciuto. Le tribù di aborigeni, i nativi di quella terra, sono ormai ridotti in sparuti gruppi concentrati per lo più nelle zone molto interne del continente. Anch’essi, da tempo, conoscono il progresso e gli stili di vita prettamente occidentali. Ne sono anch’essi assuefatti, e sono immersi nel senso dell’effimero e del nulla banale che, di conseguenza, quelli producono e diffondono a livello planetario. Pur tuttavia e nonostante ciò queste poche tribù aborigene ancora “genuine” e naturali conservano, quasi intatte, le loro tradizioni ataviche. Colpisce, soprattutto, la loro concezione nei riguardi del canto, della poesia in rapporto all’esistente tutto. Curioso e un tantino incredibile, per loro ogni cosa è canto. Ogni cosa è poesia. Dal vento alle stelle, dalla luna al sole, dalla pioggia al fuoco, dal caldo al freddo, dalla caccia alla danza rituale, dal pasto in comune al filo d’erba, dall’albero alla roccia, dal nascere al morire, dal crescere e diventare adulti al matrimonio e al generare prole, dall’alternarsi delle stagioni al salto del canguro e all’arrampicarsi del koala sugli alti rami dell’eucalipto. L’aborigeno australiano parla alla natura intera e ad ogni cosa che esiste sulla terra in versi,…

Lettura di alcune liriche brevi da Cuore di mussola di Katia Debora Melis
000 Primo piano , Katia Debora Melis / 11 Luglio 2021

Lettura di alcune liriche brevi da Cuore di mussola di Katia Debora Melis di Vincenzo Moretti   I. Alle soglie del testo. Nel colophon, il retro del frontespizio dell’ultimo libro di Katia Debora Melis, la silloge poetica Cuore di mussola, oltre ai necessari dati di pubblicazione (ISBN, Copyright, recapiti dell’Editore Mario Vallone), sta scritto:  Immagine di copertina e quarta: “L’umana condizione tra soffice, stropicciato e pungente” raffiguranti, rispettivamente, “Cuore a metà” e “Terreno imperfetto” Autore: Battistina Meloni. In copertina, dunque, c’è un Cuore a metà: di mussola, un tessuto estremamente leggero, morbido e trasparente, ma stropicciata e pungente perché la mussola racchiude una mezza corona di aghifoglie spinose. Cuore a metà: l’immagine di copertina «riprende dal titolo l’idea del cuore, però dimidiato, sia nella forma, sia nell’ambientazione tra elementi opposti. Da una parte, terreno e rovi che possono pure sembrare nido oltre che corona di spine pronte a far sanguinare il cuore; dall’altra parte, la mussola morbida e avvolgente, un tessuto leggero, usato anche per le camiciole per il corredino dei neonati, che rimanda a un’idea di protezione, all’infanzia, e anche a quella purezza d’animo e di ideali, che certe ideologie, prepotenze, violenze, opprimono e vogliono cancellare».[1] Alla pagina terza,…

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