La consapevolezza di una catarsi universale e atemporale. Il romanzo “Cecità” di José Saramago
000 Primo piano , Josè Saramago / 27 Marzo 2020

“(…) Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev’esserci un problema meccanico, l’acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un’avaria nell’impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell’automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco”. E’ l’incipit del romanzo “Cecità” dello scrittore portoghese José Saramago (1922 – 2010) Premio Nobel per la Letteratura 1998, e dal quale nel 2008 è stato tratto…

La Pasqua: un “Passaggio” spesso incredibile per l’umana ragione – JOSè SARAMAGO
Josè Saramago / 29 Marzo 2013

“(…) Le donne salgono a fianco di Gesù, alcune qui, altre là, e Maria di Magdala è quella più prossima, ma non gli si può avvicinare troppo perché i soldati non glielo consentono, come non faranno passare nessun uomo e nessuna donna nelle adiacenze del luogo dove sono erette tre croci, due delle quali già occupate da altrettanti uomini che urlano e gridano e piangono, e la terza, nel mezzo, in attesa del proprio uomo, diritta e verticale come una colonna  a sostegno del cielo. I soldati dissero a Gesù di sdraiarsi ed egli si adagiò, gli aprirono le braccia sul patibolo e, quando il primo chiodo, sotto il brutale colpo di martello, gli perforò il polso nello spazio fra le due ossa, il tempo retrocesse in una vertigine istantanea, e Gesù provò il dolore che aveva sentito suo padre, si vide come aveva veduto lui, crocifisso a Sefforis, poi l’altro polso e, immediatamente, la prima lacerazione delle carni quando il patibolo cominciò ad essere issato a strattoni verso la cima della croce, l’intero peso sostenuto dalle fragili ossa, e fu quasi un sollievo quando gli spinsero le gambe verso l’alto e un terzo chiodo gli attraversò i calcagni, adesso…

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