Un incipit dalla poeticità quasi drammatica – MAX RUVINI
Max Ruvini / 3 Aprile 2013

FASCINO So che appenderai al buio ritagli di lettere, confusamente, come se mi vedessi e cercassi un conforto. A rivoli di pensieri aggiungo l’inquietudine che mi restituisce fascino. – Sono un bell’animale – Dici ancora che ti manco come goduria di cibo avariato, uno stordimento del corpo che annaspa in marci umori. – Sono un bel frutto di stagione – So che soffocherai tra le dita le carte sepolte di un cassetto, arditamente, come se ti fossi annullata e confondessi il mio corpo. – Sono un bel corpo scheggiato – Dico così quando sei attenta, una trascuratezza dei sensi che rivendica un muto silenzio. A rivoli di parole aggiungo il pallore di una rosa. Max Ruvini   Fascino di una immagine. Fascino di un’idea. Fascino di un gioco. Fascino della seduzione o dell’inganno. Fascino della bellezza. Fascino della Natura. Fascino di istanti vissuti, intensamente; di attimi fuori dal tempo o immersi interamente nel tempo. FASCINO è il titolo della poesia di Max Ruvini. Un incipit dalla poeticità quasi drammatica, velato di mestizia, attraversato da un malinconico percepire e un finale che conforta, che quasi sembra restituire speranza all’intero componimento: il pallore di una rosa (forse bianca, forse gialla, forse rossa)…

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