La quasi impraticabilità dell’arte di amare – ERICH FROMM

12 Novembre 2013
Erich Fromm

Erich Fromm

“(…) La madre dovrebbe avere fede nella vita e non essere ansiosa, per non comunicare al bambino la sua ansia. Parte della sua vita dovrebbe essere il desiderio che il bambino diventi indipendente, ed eventualmente separarlo da lei. L’amore paterno dovrebbe essere guidato da principi e da speranze; dovrebbe essere paziente e tollerante anziché minaccioso e tirannico.”

Brano tratto da L’ARTE DI AMARE di Erich Fromm

Da questo brano tratto da L’ARTE DI AMARE di Erich Fromm (1900 – 1980), psicanalista e sociologo tedesco di fama mondiale, saggio basilare per tentare di capire i rapporti interpersonali nell’ambito della società umana, traggo lo spunto e soprattutto l’impulso per tracciare, seppur sinteticamente, poche linee su un problema piuttosto scottante e di una certa attualità, cioè i maltrattamenti e gli abusi, a volte fisici e più spesso psicologici, nell’infanzia e nell’adolescenza.

Bambini e adolescenti lo siamo stati tutti, e anche se l’infanzia e l’adolescenza sono età di spensieratezza e di innocenza, tuttavia e allo stesso tempo, costituiscono un excursus di vita piuttosto problematico, difficile, di formazione e di estrema vulnerabilità. Spesso in queste due tappe fondamentali dell’esistenza si subiscono soprusi, abusi e anche violenza sia a livello psicologico che a livello fisico.

Ciò determinerà il futuro sviluppo psicologico della personalità dell’individuo, maschio o femmina che sia, e segnerà il destino della persona talvolta fino alla fine dei suoi giorni. Chi è stato bambino o ragazzo abusato, vessato, maltrattato (nel proprio ambiente familiare, sociale o scolastico) sa che non si soffre negli anni per il male fisico, che può addirittura non esserci stato, ma per la violazione subita del proprio mondo interiore, per la mancanza di amore o, all’opposto, per un amore troppo invadente o, al colmo, morboso, per le umiliazioni e per le mortificazioni patite.

Come hanno constatato Donald Meltzer (1922 – 2004), americano, esperto di psicanalisi infantile e degli adolescenti e Marta Harris (1919 – 1987), inglese, anch’ella esperta nel campo della psicanalisi infantile e adolescenziale, con “sofferenza psichica” si intende non un termine generico, nè il soffrire sintomatico di una persona, nè tantomeno quanto da questa può essere lamentato come soffrire, e neanche il disturbo rilevato, in modo obiettivo, da altri nel funzionamento mentale, bensì la pena interiore, inconscia che accompagna la nascita del pensiero nel suo generarsi continuato o nel suo altrettanto morire continuato nel “mondo interiore” di ogni individuo.

C’è una sorta di oblìo negli adulti che spesso hanno dimenticato la loro infanzia e la loro adolescenza e, conseguentemente, non riescono a comprendere i minori e la ricchezza del materiale che questi offrono alla loro attenzione e alla loro responsabilità. Il rischio che si corre è quello di mortificare il bambino o l’adolescente, cioè di MORTIFER o MORTIFICAS invece di EDUCO o EDUCERE, vale a dire di “dare la morte o far morire” la sua dimensione interiore non sapendola “condurre o far uscire”, come l’etimologia del verbo EDUCARE presuppone.

Bisogna anche ammettere, spesso o a volte, un genitore che riesce a incutere terrore al punto da ingenerare nel bambino /a o nel ragazzo /a sensi di colpa. Si è spaventati dal genitore e, allo stesso tempo, si cerca in lui la soluzione alle proprie paure. Soprattutto le madri si rivelano incapaci di stabilire il giusto rapporto con il figlio /a perchè iperprotettive oppure perchè troppo rigide o severe, a volte assenti o disinteressate.

Ancora Donald Meltzer e Marta Harris classificano la sofferenza psichica in tre categorie: persecutoria, confusionale e depressiva. La prima si riferisce alla sofferenza che comporta una minaccia per il sè; la seconda implica una minaccia alla capacità di pensare; la terza indica invece una minaccia agli oggetti di amore. I problemi di ansia e depressione sono molto frequenti e insorgono nell’adolescenza se non perfino durante l’infanzia.

Interessante, a tale riguardo, la comparsa di problematiche psicosomatiche con forme atipiche di allergia, reazioni della pelle, arsura, emicrania ecc. ecc. Si rilevano anche vissuti di sfiducia, incapacità di gestire l’aggressività, difficoltà della sfera sessuale, nervosismo e afflizione in caso di frustrazioni, problemi nelle relazioni interpersonali, alimentazione incoerente, bulimia e soprattutto anoressia.

Insomma, l’interiorità del bambino /a o del ragazzo / a va compresa, stimolata e sviluppata al meglio e aiutata sia dai genitori, come dagli insegnanti, dai compagni di classe o di giochi, da un mondo di adulti che include ogni persona che si incontra sulla propria strada (sia in ambiente religioso che sportivo, di svago, di fiera o altro). Guai quando non è così o ciò non avviene! Si hanno esempi devastanti nel piccolo come nel grande, nella quotidianità anonima come nei fautori della Storia.

Il mio augurio per l’oggi, il domani e il futuro più lontano è che non vi siano più bambini o adolescenti vessati, maltrattati, umiliati, mortificati in nessun ambito e in nessun angolo del mondo… e che, di conseguenza, non vi siano più guerre, dittature, odi razziali e di ogni tipo, malessere psichico e sofferenza interiore e fisica sconosciuta, nascosta o palese. Sarebbe proprio bello, anche se utopistico, forse meno irreale e altrettanto bello che ogni bambino o adolescente, il quale vive in condizione di “abuso”, incontrasse, almeno una sola volta e anche gli attimi di un incrocio di sguardi appena, qualcuno che si accorga del suo disagio. La scintilla di amore può scoccare anche dal nulla. Ma teniamo pure a mente che “L’arte di amare” è, in fondo, la più difficile, la più complicata, la più impossibile da praticare. Per tutti.

Francesca  Rita  Rombolà

Un commento

  • Giancarlo 22 Dicembre 2013a20:40

    L’amore, l’unica forma di bene è di speranza che più ci appartiene come benevolenza d’abbondanza superiore.
    E’ chiunque non lo valorizza ne sopprime se’ stesso e gli altri e,per di più non si valorizza.
    L’augurio è che l’amore n’è abbia sempre il sopravvento e sconfigga il male.

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