La musica: una passione che viene da lontano. Conversazione con Fance

17 Aprile 2019

Lo stampo musicale di Fabrizio Fancelli, in arte Fance, è radicato principalmente nella new wave elettronica anni ’80 – 90 e si ispira a band quali Bauhaus e Joy Division. La sua band originaria “Mutazione”, infatti, parte proprio realizzando cover di questi artisti. Il percorso di Fance, però, è sempre stato accompagnato da un progetto solista parallelo raccontato da oltre trenta canzoni inedite in corso di revisione in base ai pensieri del momento e dall’influenza musicale rivisitata e personalizzata. La continua ricerca di sonorità e l’assiduo ascolto di gruppi emergenti sulla scena internazionale hanno indirizzato questo autore sempre verso una originalità di vedute percepita sia nella musica che nei testi. Il sound di Fance è fortemente caratterizzato da cadenze di base ritmica e dal basso preponderante.

Francesca Rita Rombolà e Fance hanno conversato un pò.

D – La musica è arte sublime, percezione profonda che fa guardare il mondo con occhi nuovi che ne assorbono tutta la bellezza altrimenti forse mai veramente gustata. Che cos’è o cosa rappresenta la musica per un artista come Fance?

R – La musica mi accompagna in ogni momento della vita, ed alla musica devo tanto. Questa forma d’arte, che definirei come massima espressione dell’irrazionalità, è parte integrante della mia esistenza, e fa affiorare emozioni che altrimenti non riuscirei a percepire. Alla stessa stregua della musica però pongo il testo, poichè per me deve saper trasmettere al meglio le emozioni. Il fatto di cercare di trovare la strada per amalgamare la musica ed il testo in un’unica entità, che possa toccare le corde del cuore, è per me la cosa più difficile nella composizione. Spero, almeno in piccola parte, di esserci riuscito. In ogni caso sono soddisfatto del lavoro, e comunque la parola ora è agli ascoltatori.

D – Il nuovo singolo, uscito da poco, è un’anticipazione dell’album “Indeed”, vero? Di che cosa parla?

R – “Senza pietà”, questo il titolo, è l’espressione di un disagio causato dagli acufeni di cui soffro da diversi anni. Questi vengono rappresentati come un’entità vicina e conosciuta con la quale dialogo, ma sono descritti anche come casualità fragili davanti alla bellezza della vita. Tale allucinazione auditiva, fin ora incurabile, mi ha però aiutato a forgiare il carattere ed a superare molte difficoltà facendomi proiettare in un alter ego dalla grande forza creativa. Il progetto discografico “Indeed” deriva da anni di bozze e testi messi in un cassetto e che attendevano il momento giusto per uscire fuori e sprigionare nuove emozioni. Tutte le canzoni partono da un giro di chitarra e vestono un sound alternative new wave elettronico. Il disco racconta di vari eventi della vita – con un focus particolare sul loro lato introspettivo – che, da una parte, criticano la fredda società del momento ma dall’altra, allo stesso tempo, si inchinano davanti alla dirompente forza dell’amore.

D – Quali sono le influenze musicali di Fance e i suoi ascolti preferiti?

R – La mia passione viene da lontano. Fin da quando ero piccolo sono stato abituato ad ascoltare moltissime canzoni. Questo lo devo soprattutto a mio cugino Lucio, che saluto, il quale mi ha fatto innamorare della musica poichè, da sempre, ascolta tantissimi gruppi sia nazionali che internazionali. Mi ricordo che ascoltavamo I Pink Floyd, i Beatles, i Rolling Stones, i Genesis, Franco Battiato… e tanti altri ancora. Poi, successivamente, mi sono orientato sulla new wave anni ’80 – 90 ascoltando band come The Cure, Depeche Mode, Bauhaus, Joy Division. Attualmente ascolto I Radiohead ed indipendenti internazionali quali Arcade Fire, Wolf Alice, Blonde Redhead, De Staat ecc. ecc.

D – Fance, hai un rapporto particolare con la chitarra elettrica? La percepisci come uno strumento capace di regalare emozioni e sensazioni profonde?

R – La chitarra è lo strumento che conosco meglio ed al quale sono più affezionato, non perchè sia un bravo chitarrista ma perchè ho iniziato a suonarla durante il mio disagio causato dagli acufeni usandola come strumento di dissuasione, ed è diventata la leva capace di far affiorare le emozioni più nascoste. Tutte le canzoni dell’album, e non solo, nascono da un giro di chitarra acustica: l’elettronica entra in gioco dopo lo “scheletro” della canzone.

D – Qual’è il futuro della musica, soprattutto della musica rock?

R – Attualmente la tendenza, specialmente nel nostro paese, è quella di una musica orientata al rap/trap che talaltro apprezzo e ne ammiro la forma d’arte che la accompagna. Non disdegnerei, anzi, mi piacerebbe collaborare con un artista di tale genere per sperimentare qualche sonorità particolare. Il futuro della musica non saprei, ma penso che ci sia spazio per tutti i generi musicali nel momento in cui l’artista riesce a trasmettere emozioni forti sia con la musica che con il testo, altrettanto importante e coinvolgente.

D – Cosa ne pensi della poesia e dei poeti?

R – La Poesia è una raffinatissima forma d’arte che il poeta “forgia” con le proprie mani e la consegna all’umanità. Le emozioni trasmesse dal poeta sono alle volte dirompenti, mentre altre accarezzano il cuore con le mani di un bambino.

Francesca Rita Rombolà

Fance

 

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