“Anche in un thriller e in un noir ci può essere poesia.” Maria Luisa Moro scrittrice di thriller e di noir

18 Febbraio 2020

Maria Luisa Moro è nata a Venezia, ma è milanese di adozione. Ha sempre avuto la passione della scrittura, praticata intensamente a partire dal 2000. Laureata in Lingue e Letterature straniere, ha lavorato nel campo scolastico ed editoriale. Ha scritto romanzi di genere thriller e noir: “Donne cattive muoiono”, “Premonizione”, “Dietro la tela”, “Le montagne stanno a guardare”, “Storia di follia”, “Prigionieri dell’acqua”, “Zoccoli assassini”, “Girotondo”, “Incubo”, “Il peccato porta il tuo nome”, “Puzzle”, “Tarocchi”, “Orrore a Helsinki”, “Un piccolo scambio”, “Il pozzo di Alesund”, “Il buio in rete”, “Un amante fantasma”, “Delitti artici”, di vita contemporanea: “Io e Zdenka”, “L’età di mezzo”, “Questione di soldi”, psicologici: “Il quaderno”, e paranormali: “L’uomo sulla panchina”, oltre che due raccolte di racconti: “Tu non devi crescere” e “Dark America”. Ha vinto due premi letterari: S. Margherita Ligure – Franco Delpino con “L’età di mezzo” e il Premio Minerva con “Vite sbagliate”, ora in vendita con il titolo “Io e Zdenka”. Il suo ultimo romanzo è “Il professore”.

Francesca Rita Rombolà e Maria Luisa Moro conversano insieme.

D – Maria Luisa Moro, scrittrice principalmente di thriller e di noir. C’è uno dei suoi romanzi verso il quale ha un feeling diverso da tutti gli altri?

R – Vi sono alcuni romanzi che amo più degli altri, fra questi “Orrore ad Helsinki” e “Il pozzo di Alesund”, dato che sono affascinata dal nord Europa, che ho visitato, e dalle mie numerose letture di thriller scandinavi che mi hanno influenzata non poco. Inoltre, amo molto il mio ultimo libro, “Il professore”, storia intensa e crudele in cui, alla passione contorta e perversa, si contrappongono sentimenti nobili e puri. Tra quelli di genere differente sono affezionata a “L’uomo sulla panchina”.

D – Scrivere un thriller o un noir le è particolarmente congeniale? Le è difficile immaginare una trama complessa e intrigante che tiene il lettore con il fiato sospeso dalla prima fino all’ultima pagina?

R – Il thriller e il noir sono congeniali al mio spirito. L’ispirazione viene all’improvviso, quando non me l’aspetto. Ma dall’idea primigenia al romanzo c’è di mezzo il mare. Covo la trama nella mente per parecchi giorni, poi butto giù uno schema e quindi inizio a scrivere, però spesso i personaggi mi prendono la mano strada facendo, e finisco per deviare dallo schema iniziale cambiando anche epilogo. Ammetto che è impegnativo e faticoso creare un intreccio originale e complesso, e soprattutto mantenere alta la suspance. Ciò richiede una tecnica narrativa particolare.

D – Come deve essere, per Maria Luisa Moro, il thriller o il noir ideale? Lo ha già scritto? Lo deve ancora scrivere?

R – Credo di poter considerare il mio noir ideale la mia ultima opera “Il professore” a cui ho accennato prima. Non si tratta solo di un noir, ma di un romanzo intensamente psicologico che spazia su vari fronti, dove i personaggi principali fanno da voce narrante raccontando a turno gli eventi da differenti punti di vista. Questa tecnica consente di conoscerne più a fondo il carattere e conferisce maggior dinamicità alla narrazione.

D – Ha scritto anche qualcosa sul paranormale, vero? Ne vuole parlare un pò?

R – Ho scritto “L’uomo sulla panchina” parecchi anni fa. E’ stato uno dei miei primi romanzi. Un uomo e una donna si incontrano in modo misterioso e scoprono di essersi già amati in una vita precedente. Una delicata storia d’amore sul tema della reincarnazione: due creature destinate ad incontrarsi ancora e ancora… Un amore che va oltre la morte. Sempre sul paranormale, ma di altro genere, ho scritto due brevi romanzi gotici raccolti sotto un unico titolo: “Incubo”. Qui si tratta di presenze misteriose e di fatti che non hanno attinenza con la realtà.

D – Cosa si aspetta, come scrittrice, dal 2020 iniziato da poco?

R – Mi aspetto di non smettere mai di scrivere e di avere sempre nuove idee oltre che, spero, lettori sempre più numerosi e affezionati.

D – C’è poesia anche in un thriller, in un noir?

R – Sicuramente sì. Anche in un thriller e in un noir ci può essere poesia. Nei miei libri non mancano mai gli spunti lirici o romantici. Il bello sta anche nei contrasti.

Francesca Rita Rombolà

Maria Luisa Moro

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