Addio a Luis Sepulveda, cantore degli umili e veri

16 Aprile 2020

Oggi, 16 aprile 2020, è morto in Spagna, a Oviedo, dove viveva da qualche tempo, Luis Sepulveda. Scrittore, poeta, giornalista era nato il 4 ottobre 1949 a Ovalle, in Cile. Se n’è andato in un giorno di aprile, un giorno di primavera avanzata. Se n’è andato perché aveva contratto, come migliaia e migliaia di uomini e donne nel mondo, il coronavirus il virus influenzale che spesso attacca, in modo letale, i polmoni e porta alla morte; la pandemia mondiale di questi primi mesi del 2020.

Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sono stata attivista di Amnesty International e ricordo che, durante una campagna di “invio lettere” per sollecitare la liberazione di un detenuto per motivi di opinione (non ricordo chi e in quale nazione in quanto è passato molto tempo), lessi, per la prima volta, nel bollettino che riportava i nomi di coloro che negli anni erano stati liberati dalla reclusione, nei propri paesi, per motivi ideologici, tramite pressione e interessamento di tale organizzazione mondiale, il nome dello scrittore cileno Luis Sepulveda. Fu allora che, forse spinta dalla curiosità o da una certa propensione alla ricerca letteraria del nuovo, volli conoscere questo scrittore. “Storia di una gabianella e del gatto che le insegnò a volare” è stata la prima opera (dalla quale è stato tratto anche un film nel 1998) che ho letto di lui e di sicuro quella che apprezzai di più e che, in fondo, mi ha sempre accompagnato in molte “peregrinazioni letterarie” di ogni genere e modo. Ho letto e meditato altre opere di Luis Sepulveda quali “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” o “Le rose di Atacama” e “Il mondo alla fine del mondo”, non potendo mai fare a meno di sentirmi a mio agio e piuttosto soddisfatta di una scrittura sicura e leggera, di descrizioni esotiche e accattivanti, di una modalità di affabulazione unica e consueta negli scrittori latino – americani.

Con Luis Sepulveda muore un’icona e un simbolo della letteratura mondiale. Egli ci lascia, come tanti in questi giorni di morte e di paura lasciano i propri cari un po’ ovunque nel mondo, quasi nel silenzio e nell’abbandono. Ci lascia “orfani” di un sogno, di un ideale, di un dare visione e voce al raccontare che nessuno potrà forse più continuare al suo posto e a suo modo. Non è momento di grande solennità e di eclatante celebrazione questo, non è momento di apoteosi letteraria e di eccezionalità decantate. E’ ora di meditazione profonda ed epocale e di duro cammino in una notte oscura che si speri porti la luce del giorno nella sua naturale e meravigliosa nudità… e di dire addio, soltanto addio, al cantore degli umili e veri, in un attimo che fugge attonito e in lacrime, a Luis Sepulveda che ha scritto e dato al mondo pagine di sublime poesia.

ADDIO, CANTORE DEGLI UMILI E VERI

Addio, cantore degli umili e veri

addio, principe dei  fieri araucani

mai sterminati o sconfitti

da conquistadores oscuri e inumani.

Addio, nel silenzio e nel dolore

di un mondo, di un’era

che volgono inesorabili e lenti

al mutamento e al mistero.

Francesca Rita Rombolà

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