Due parole soltanto: grazie Franco, grazie maestro Battiato

18 Maggio 2021

Foto battiato.it

Era l’anno 1978 forse, o giù di lì, quando ho ascoltato, per la prima volta alla radio, insieme ad un bambino di quattro o cinque anni, “L’era del cinghiale bianco” canzone splendida e riuscitissima di Franco Battiato, che non avrei mai più smesso di ascoltare e di amare.

Era poi l’anno 1982 quando ascoltai, forse per la prima volta o forse per la seconda in quanto l’album era uscito alla fine del 1981, “La voce del padrone” di Franco Battiato; album che salì subito in vetta alle classifiche musicali italiane e vendette un milione di copie, ancora primo e unico caso in Italia.

Da allora in poi i successi di Franco Battiato non si contano più. Canzoni quali “Bandiera bianca”, “Cuccurucucù”, “Sentimiento nuevo”, “L’esodo”, “Veni l’autunnu”, “Giubbe Rosse” e molte moltissime altre credo siano entrate a far parte dell’immaginario collettivo italiano dalla fine degli anni Settanta fino ad oggi.

Franco Battiato, il maestro, il grande siciliano, è morto oggi, 18 maggio 2021, nella sua casa di Milo alle pendici dell’Etna; aveva compiuto settantasei anni il 23 marzo scorso. Da buon catanese, in primis, e da buon siciliano non poteva che ritornare alla sua terra d’origine, alle sue radici più autentiche e più veraci, anche se il successo mondiale di un gigante della musica come Franco Battiato, nel corso della sua lunghissima e straordinaria carriera, lo aveva praticamente portato a calcare i palcoscenici più famosi di tutti i teatri non solo italiani ma del mondo intero.

Non ho voce, né fiato, non ho forse nemmeno inchiostro a sufficienza per scrivere dell’esotica magia della sua musica o della meraviglia, dell’incanto, la suggestione, il desiderio, il mistero, il fascino dei suoi ritmi, delle sue cadenze e delle sue atmosfere e della novità, libertà, congruenza (o piuttosto incongruenza) dei suoi testi; a ciò stanno già pensando, o ci hanno già pensato, molti altri forse più esperti, più competenti e più pusillanimi di me. Ma soprattutto il dolore per la grande perdita mi attanaglia il cuore e la mente.

Riesco solo a dire due parole soltanto: grazie Franco, grazie maestro Battiato, perché la musica, la Poesia, l’Arte non sono mai state, non sono, non saranno mai futili, facili e insignificanti vanità gettate al vento.

E’ UN GIORNO DI MAGGIO

L’alta cima innevata dell’Etna

“a muntagna”

sempre dalla mia finestra

la guardai stagliarsi

possente e maestosa

all’orizzonte di un cielo

e di un mare azzurri

forse come i cancelli del Paradiso,

sicura che tu, maestro,

alla sua ombra spesso solitario

vi sostavi, e scrivevi, e componevi

i capolavori che il mondo

avrebbe ascoltato, forse compreso

forse anche o perfino invidiato.

E’ un giorno di maggio

caldo e sereno

come soltanto alle nostre latitudini

può esserlo.

Laggiù, davanti a me

il grande vulcano

innalza al cielo il suo rivolo

di fumo perenne

oggi come un pianto silenzioso

per la tua dipartita.

Francesca Rita Rombolà

Nessun commento

Lascia un commento

Poesiaeletteratura.it is Spam proof, with hiddy