Al Andalus. Un sogno, o solo l’ombra di un sogno?

23 Maggio 2022

Realtà? O solamente un sogno? Forse soltanto un sogno ma che è stato realtà. Una realtà immersa in un mondo sognante. Una patria ideale perduta. La terra del sogno e dei sognatori. Forse la terra della poesia. Forse il regno dei poeti. Sto parlando di Al Andalus (la moderna Andalusia, la regione più a sud della Spagna). Il tanto decantato e meraviglioso regno arabo di Spagna di Al Andalus. Regno forse davvero mitico e leggendario dove le arti e le scienze raggiunsero uno splendore incomparabile, la civiltà fu di una raffinatezza unica e lo sviluppo economico, culturale, umano di una magnificenza a dir poco assoluta.

Regno che, nella realtà, così come ebbe un inizio ebbe anche una fine piuttosto tragica e improvvisa ad opera della “reconquista” cristiana la quale non fu proprio indolore e neanche proprio magnanima nei suoi riguardi, cancellando un’era felice, di progresso, di sviluppo, di mollezza e di bellezza in tutti i campi e in tutti i sensi. Re, principi, filosofi, matematici, sapienti, poeti e cantori; arabi, ebrei, di paesi anche lontanissimi e sconosciuti abbandonarono Al Andalus, con i suoi segreti, la sua magnificenza e la sua grandezza, al conquistatore e si dispersero per tutto il Mediterraneo (andarono in Sicilia, in Calabria, in Nord Africa, in Medio Oriente) portando con sé il ricordo di un sogno vissuto pienamente nella realtà e soprattutto la struggente nostalgia di un “paradiso perduto” per sempre in grado di vivere (o sopravvivere) ormai solamente nel ricordo, nitido e vago a un tempo, e nelle leggende create e diffuse attraverso i secoli.

Al Andalus. Un sogno, o l’ombra di un sogno appena? Al Andalus. La terra della felicità. Al Andalus. Il regno della conoscenza, della scienza, della sapienza. Al Andalus. Il regno, fugace e impossibile, della poesia. Al Andalus. La dimora in terra dei poeti che con i loro versi esaltano l’amore, scandagliano la profondità degli esseri e delle cose, penetrano l’oscuro mistero dell’Universo. Al Andalus. Un vissuto che mai potrà essere dimenticato e che vivrà. Vivrà, nei profumi dell’aria, della terra, della pietra. Vivrà, in notti di luna piena e di cielo stellato quando il gelsomino di Spagna schiude le sue gemme dal profumo soave e i fiori danzano liberi nella notturna immensità. Vivrà, nel mormorio fresco e tranquillo dell’acqua delle fontane remote ed enigmatiche per le vie di Granada. Vivrà, nel silenzio odoroso di resine e di incensi, di balsami e di spezie dei giardini di Al Hambra vasti e ombrosi come ancestrali labirinti, dolci e carezzevoli come il tocco dell’uomo o della donna amati. Vivrà, nel breve e magico istante della notte andalusa fatta di sospiri e di intensa e libera sensualità. Vivrà, nei versi di quei poeti che sono fuori dal tempo e dallo spazio e nel tempo e nello spazio imprigionano o custodiscono l’incommensurabile come dono per i folli, gli idealisti, i senza casta, i derelitti di ogni tempo e latitudine. Vivrà, nel tormento dell’anima e nella sua gioia che la Poesia sa trasfigurare nel bellissimo chiarore dell’alba e nel rosso sole tondeggiante di un tramonto d’estate. Al Andalus … terra dei miei avi e del loro abbandono all’intensità della vita, alla profondità della morte, al dolore della perdita, all’incertezza dell’errare. Al Andalus … e dopo ogni attimo di splendore nel sogno e nella realtà ecco che si accumula la polvere dei secoli e si sedimenta piano per tutto coprire e nascondere.

Ma l’oblìo non prevarrà. Non prevarrà la dimenticanza che nasce dalle sabbie mobili della Storia scritta dai vincitori ed accettata dai vinti. Al Andalus … patria di tutto ciò che persi nel momento culminante del mio destino, regno ideale di cui vado ancora alla ricerca in notti dove ogni elemento naturale vibrante di ardore e di endemica passione risveglia, nel mio sangue intricato e antico, l’inconscia nostalgia di te mai sopita.

AL ANDALUS

Nulla conservo

in inconsce regioni senza mappa

se non il tormento sconosciuto

della sua perdita.

Nulla ricordo

se non la bellezza, lo slancio, la libertà

della sua essenza.

Nulla mi rimane

per condurre la sua ricerca ideale

se non l’ascoltare

ciò che dall’Essere mi giunge

e il cantare in versi

ogni cosa inaudita.

Solo un nome la nostalgia

mi ha donato

quale segno per riconoscerlo:

Al Andalus, il regno dei poeti.

Francesca Rita Rombolà

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