Breve dialogo fra una donna, ferita e maltrattata, e una splendida pantera

25 Novembre 2022

Una splendida pantera trova una donna, ferita e maltrattata, ai margini di una foresta. I due iniziano allora a dialogare in tutta sincerità e spontaneità.

P – Hai lividi dapertutto e sei ferita al petto. Lascia che ti lecchi il sangue dalla piaga e ti dia conforto. Chi ti ha fatto tutti questi lividi? Chi ti ha procurato questa ferita al petto?

D – E’ stato l’uomo … Sei una pantera davvero splendida con un manto nero come la notte e gli occhi ardenti e penetranti come i fuochi di un accampamento di nomadi nella vastità della steppa.

P – L’uomo ti ha fatto questo? Perché?! …

D – Perché l’uomo spesso è violento e colpisce senza una ragione.

P – Colpisce gli animali, colpisce gli alberi e le piante; sì proprio senza una ragione. Eppure non immaginavo che potesse colpire anche la donna: un essere umano uguale a lui.

D – In fondo lo ha sempre fatto, e continua a farlo ancora oggi.

P – Ancora oggi? Oggi che ha costruito una civiltà avanzata dove ciascun essere del pianeta può reclamare senza paura il diritto alla vita e alla propria dignità di essere vivente?

D – Sì, ancora oggi, e soprattutto oggi che il mondo è diventato così piccolo e l’Infinito può essere scandagliato con facilità. Vedi, io sono stata colpita perché mi sono ribellata a tutto ciò che egli mi ha imposto con la sua forza fisica e con la sua granitica volontà prevaricante. E anche perché ho detto, altrettanto fermamente, no alla sua morbosa gelosia nei miei riguardi.

P – Ah ti sei ribellata! … Hai trovato il coraggio di farlo! Anch’io, come te, mi sono ribellata all’uomo.

D – Ti sei ribellata all’uomo? Ma una pantera non vive libera nella foresta o nelle ampie distese di bassi arbusti e di rocce affioranti appena dal terreno? Una pantera si arrampica sugli alberi e salta di ramo in ramo, come tra sassi e nell’erba e sosta tra rocce e anfratti.

P – Io sono stata catturata dall’uomo quando ero poco più di un cucciolo, e sono cresciuta in una villa sontuosa legata ad una catena d’oro e con un collare tempestato di smeraldi. Ero il passatempo preferito dei figli di un ricco uomo d’affari. Me ne stavo quasi sempre sdraiata sul mio materassino di soffice piuma, con gli occhi chiusi e la testa reclinata sulle zampe anteriori. Ci sono stati momenti in cui volevo lasciarmi andare e morire così, di inedia, perché desideravo tanto correre sotto un cielo vasto e una terra senza confini. Poi, però, è prevalso l’istinto di sopravvivenza, che in noi felini è molto forte, e mi sono “aggrappata” quasi alla vita. Un bel giorno ho sentito tanta rabbia, tanta forza e tanta aggressività in me da spezzare l’esile catena d’oro e il prezioso collare di smeraldi … e sono fuggita via, nell’ignoto del mondo, giungendo fino a qui.

D – Sono fuggita anch’io nell’ignoto del mondo … e se tu non mi avessi trovata e non ti fossi accovacciata accanto a me e non mi avessi leccato la ferita al petto e i lividi sul corpo tutto probabilmente sarei morta. Sì, sarei di sicuro morta: per la ferita e le percosse del corpo, ma soprattutto per quelle dell’anima, che sono più profonde e fanno più male.

P – Io adesso sono libera, e anche tu lo sei.

D – Sì, siamo libere ma ancora ignare dei pericoli del mondo e delle insidie dell’uomo, e non conosciamo il senso e il valore profondi della libertà.

P – E’ proprio vero. Però siamo libere e, forse, impareremo presto cosa significhi ciò; spero, anche e soprattutto, i vantaggi della libertà.

D – Una donna, ferita e maltrattata, una pantera che ha spezzato le catene della propria schiavitù dorata. Andiamo insieme, verso la foresta o nella direzione opposta non importa. Malgrado tutto, saremo sempre fiere della nostra appartenenza al genere femminile.

E si avviarono insieme, ancora incerte se verso la foresta o nella direzione opposta.

Francesca Rita Rombolà

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