Daniela Ferraro Pozzer è nata a Napoli nel 1963 e vive a Roma dove, da oltre venti anni conduce giochi di ruolo da tavolo, inventandone trame e ambientazioni. Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo “La Locanda della Quercia Incantata” (Acar Editore), cui hanno fatto seguito “Il Libro di HennetH” e “Il Signore delle Tre Lune” (GDS Editrice). L’intera saga si intitola “Le Storie della Locanda”. Ha scritto racconti brevi premiati e pubblicati su diverse antologie. Nel 2019 esce il suo primo romanzo breve “L’amabile Elèna – Il diario delle conseguenze” (Echos Edizioni) e, nel 2022, “Facili impronte” (GPM Editore). In collaborazione con Antonella Turchetti, ha pubblicato anche due saggi: “La Filastrocca dei 13 Folletti” (Echos Edizioni, 2017) e “La Filastrocca delle 13 Fate” (Echos Edizioni, 2020). Nel 2024 Daniela Ferraro Pozzer pubblica il romanzo “Inseguendo Hamelin” (Marlin Editore). Pagine Facebook dei libri fantasy: https://www.facebook.com/LaLocandadellaQuerciaIncantata/; https://www.facebook.com/IlLibrodiHennetH/; https://www.facebook.com/ilSignoredelleTreLune/; https://www.facebook.com/LeFilastrocchediNonnaGnoma/
Francesca Rita Rombolà conversa con la scrittrice Daniela Ferraro Pozzer.
D – Daniela Ferraro Pozzer, mi pare di capire che le tue preferenze di scrittrice vanno al genere fantasy, perché?
R – I miei fantasy hanno delle caratteristiche particolari: potrebbero essere dei thriller, se non appartenessero a questo particolare genere, che io amo per la libertà narrativa di cui è ricco. Credo che i “generi”, a volte, siano quasi un abito, un vestito indossato da una trama che ne caratterizza l’aspetto più che i contenuti: nelle mie storie, ad esempio, c’è sempre un “giallo” da risolvere e, per farlo, i protagonisti devono comportarsi come investigatori … se il mondo non fosse del tutto immaginario, avrebbero a disposizione aerei invece di teletrasporti, pistole invece di incantesimi, ma i rapporti umani e l’attenzione agli indizi sarebbero le stesse. Magari il pericolo da affrontare, “l’antagonista” di turno, sarebbe un serial – killer, un potente miliardario o uno scienziato folle, invece che uno stregone o un guerriero. Però le azioni dei protagonisti per tentare di bloccare i suoi piani criminali sarebbero uguali. E simili sarebbero anche le dinamiche interne al team che le deve affrontare: la maggior parte dei miei romanzi fantasy deriva da storie che ho creato e proposto a un gruppo di “giocatori”, tenendo conto del loro agire nello sviluppo seguente degli avvenimenti. Ne risultano protagonisti molto realistici perché effettivamente reali, coerenti quindi nella loro struttura e nel loro evolversi di romanzo in romanzo. Questa saga è iniziata nel 2013 con “La Locanda della Quercia Incantata” (Acar Editore) ed è andata avanti con “Il Libro di HennetH” e “Il Signore delle Tre Lune” (GDS Editrice); volendola definire: è ambientata in un mondo sempre più ampliato e definito ma comunque rigorosamente inquadrabile nel “fantasy classico”. Di questa serie sto scrivendo il quarto. Il mio recente romanzo, “Inseguendo Hamelin”, pubblicato nel 2024 da Marlin Editore, è invece a metà fra il fantasy e il “possibile”: ho voluto raccontare un mondo molto simile al nostro attuale per avere l’occasione di evidenziarne caratteristiche e problemi reali, con un abito – fantasy più leggero e trasparente del solito. Qui, infatti, la realtà è molto più riconoscibile con tutte le sue tragiche difficoltà: inquinamento, riciclaggio dei rifiuti, differenze sociali, guerre e manipolazione delle informazioni (grazie a internet, ma non solo) sono alla base delle analisi che il protagonista, l’antieroe Hamelin, esprime al lettore e “usa” a proprio vantaggio. All’interno del romanzo si muovono personaggi con le proprie debolezze e passioni, spesso ciechi, come capita anche a noi, alle evidenze e presi dagli ingranaggi sociali che ben conosciamo. Qui non ci sono eroi ma solo persone. Il romanzo è stato selezionato fra i finalisti del Premio Avalon e ha vinto il premio della critica nel concorso “Di terrore, di mistero e altri racconti”; ora è tra i finalisti del Concorso Tre Colori – Inventa un film.
D – E degli altri libri che hai scritto vuoi parlare un po’?
R – Con piacere. Mi piacciono i gialli, come è evidente, e amo i grandi classici del genere. Mi sono divertita, quindi, a scrivere un romanzo particolare “Facili impronte” (GPM Edizioni) in cui Tessa e Nico, due bibliotecari – le biblioteche sono uno dei miei luoghi dell’immaginario preferiti – inventano un Gioco: per combattere la noia si lasciano ispirare dalle persone che vedono aggirarsi fra gli scaffali e fingono di trovarsi all’interno di trame di libri famosi. Così facendo, però, si trovano coinvolti in un omicidio: “qualcuno ha ucciso Fra Tuck!”. Un altro romanzo breve, che mi è piaciuto molto scrivere, e che a volte amo rileggere, è “L’amabile Elèna – Il diario delle conseguenze (pubblicato in prima edizione da Echos Editore, ma che ho intenzione di ampliare e di ri – pubblicare da sola perché è una specie di ironico diario personale di emozioni e pensieri e, ovviamente, ho sempre nuove cose da aggiungere …). Poi c’è tutta la serie di libri per bambini de “I racconti di Nonna Gnoma” (la cui pagina Facebook conta oltre 80.000 followers!), scritti insieme ad Antonella Turchetti. Si tratta di lunghe filastrocche, ovviamente in rima, che raccontano leggende della tradizione europea attraverso le fiabe di Nonna Gnoma, da lei narrate ai suoi nipotini accanto al camino acceso, fra biscotti appena sfornati e scintillante magia! Antonella ed io, nel tempo, abbiamo aggiunto piccoli volumi stagionali, con filastrocche più brevi ai due volumi principali della raccolta “La Filastrocca dei 13 Folletti” e “La Filastrocca delle 13 Fate”. Tutti (inizialmente pubblicati con Echos Editore) ora si trovano su Amazon.
D – So che da oltre venti anni conduci giochi di ruolo da tavolo, cosa hai inventato (e inventi) fino ad ora di particolare?
R – Mi rendo conto di aver già risposto a questa tua domanda … ma mi fa piacere sottolineare quanto questo “immaginario condiviso” non solo ha creato il mondo di cui racconto nella mia saga, ma anche quello personalmente condiviso fra i giocatori. Si sono così mantenute vive, in tutti noi, la fantasia e l’immaginazione creativa che ci hanno accompagnato piacevolmente in tutti questi anni e che ancora rappresentano una continua occasione per rendere un po’ “magica” la vista e per mantenere aperta la mente anche oltre il semplice gioco. Non tutti sono consapevoli di quanto sia importante, arricchente e profondo saper vedere non solo con gli occhi e, spesso, questa è una attitudine che si perde con l’andare avanti del tempo: aver trovato un modo per preservarla è, a mio parere, un dono prezioso. L’aggiunta di nuovi personaggi – persone al romanzo – gioco è, ogni volta, non solo un gesto spontaneo di accoglienza ma anche un quasi egoistico poter ampliare gli orizzonti dell’immaginario di un’altra piccola scintilla di fantasia. Credo che raccontare e, di conseguenza, scrivere sia una parte della mia vita personale, e queste ramificazioni – che partono dall’immaginario e arrivano al reale contatto umano – sono per me importantissime.
D – L’immaginazione è ancora importante, secondo te, in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia?
R – Sì, la tecnologia stessa è inizialmente frutto di “immaginazione” e di creatività, insieme a tutto ciò che è prodotto dall’essere umano. Come per ogni strumento, a cominciare dalla scoperta del fuoco, sta proprio all’essere umano usarlo in modo giusto e non lasciarsi “incendiare”. Siamo all’inizio di un ennesimo salto tecnologico e, la storia ci insegna, tutto ciò che non conosciamo e che può fare cose – che fino ad ora era necessario fare personalmente a vari livelli – ci spaventa. Ci cambia. Ma il cambiamento fa parte della Natura. Sarà banale, ma non sempre “banale” significa superficiale: io credo che sarà nostro il compito di usare la tecnologia in modo giusto affinché l’immaginazione – intesa in questo caso come la creatività umana che porta, fra l’altro, all’espressione artistica – possa ricavarne nuovi mezzi di espressione e non un mare di scialbi surrogati.
D – La Poesia e i poeti li ami, li apprezzi, o li tolleri soltanto?
R – Amo quelle parole messe insieme che mi fanno emozionare, come alcune sequenze di note. Amo quei suoni che hanno un significato ma anche un “rumore” nel mio immaginario, a volte perfino non richiesto. Credo che la Poesia debba essere questo: una specie di valore aggiunto al significato, a volte perfino un’altra via che lo conduce direttamente alla comprensione ma non grazie alla sola sequenza di parole, come se quelle fossero solo il binario per un treno diverso … la traiettoria di un volo. Quando vedo quello che leggo e lo sento, mi piace e diventa parte della mia realtà interiore, ma nella maggior parte dei casi, purtroppo, lo tollero soltanto.
Francesca Rita Rombolà
Daniela Ferraro Pozzer
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