La Poesia è la figlia acculturata della poeticità. Laila Cresta e il suo mondo

30 Settembre 2019

Laila Cresta, quarantadue anni con i bambini, di cui la prima metà con i portatori di handicap psicofisici. Per anni ha scritto quasi solo per i suoi ragazzi: testi di storia, di grammatica, di geografia etc. Ha pubblicato una versione digitale del testo “La Nebulosa Grammatica”, fatto coi bambini, e, per quegli adulti che non sono mai partiti per il “pianeta dei grafemi”, “La Grammatica Fondamentale”, cartaceo. Ha pubblicato anche altri saggi: sullo scrivere poesia, sugli haiku e sull’educazione dei bambini. La Poesia è stato il suo primo amore. Ha vinto diversi concorsi letterari e pubblicato diverse sillogi poetiche(di cui due di haiku). Pubblicherà prossimamente una nuova silloge poetica. Ha un forte legame con il territorio in cui è cresciuta, cioè Genova, Sestri Levante etc. Questi centri sono spesso lo sfondo e lo scenario di ambientazione dei suoi romanzi, che lei definisce “noir azzurri” perché si svolgono sul mare. Laila Cresta ritiene che la cosa migliore della sua vita è suo figlio, coltissimo, uno studioso che si occupa di biblioteche, nonché nipponista per cui l’ha quasi “iniziata” alla cultura di questo paese. Cura “il Concorso Internazionale di Poesia Occ. e Haiku di Genova” con le “short story” di Erato, giunto alla VII edizione.

Per poesiaeletteratura.it ha rilasciato questa breve intervista.

D – Laila puoi raccontare, in breve, la tua esperienza di insegnante?

R – In breve quarantadue anni? Centro Spastici, Anffas, Centro Gravissimi, Scuola Primaria TP, Scuola Primaria NM… E ogni classe, e ogni bambino è un caso a sé. Ho imparato che ogni persona è unica, e che siamo tutti uguali…

D – Cosa hai mai chiesto alla scrittura e quale messaggio hai voluto dare per mezzo della scrittura?

R – Non amo i messaggi. Posso solo dire che è stato scritto che, nei miei romanzi, sono “brave persone” anche i delinquenti. Alla scrittura chiedo di “fissare” le storie che mi racconto. Lo facevo anche da piccina, con la bambola in braccio.

D – Cosa preferisci o cosa ti esprime e ti identifica di più la poesia o la prosa?

R – Dipende dal periodo. Oggi, forse, la prosa: mi è sempre piaciuto raccontare, e raccontarmi, delle fiabe.

D – Parlami dell’ haiku, ne sono affascinata e “presa” anch’io, infatti ho pubblicato qualche anno fa una raccolta di haiku.

R – Ho scritto un saggio: “Mondo Haiku”(Delos Digital). E’ un discorso la cui complessità stride con l’apparente semplicità della forma: apparente perché solo un hijin(termine dispregiativo)conta le sillabe. Dono agli dei non meno che dono degli dei, l’haiku dovrebbe nascere così, spontaneamente.

D – La cultura del Giappone è particolare e molto diversa da quella occidentale. Quel mondo lontano, secondo te, ha diciamo “una marcia in più” rispetto alla vecchia Europa o agli altri continenti?

R – Mio figlio è nipponista, ed è lui che mi ha insegnato molto sul Giappone. L’Asia è molto più “vecchia” dell’Europa. Io adoro Issa, o Basho, ma non mi toccate Dante!

D – Il mondo globalizzato del ventunesimo secolo ha rigettato la Poesia?

R – La Poesia è la figlia acculturata della poeticità E la poeticità è nello sguardo umano.

D – Se la Poesia fra venti anni non esistesse più?

R – E se gli uomini si estinguessero?

Francesca Rita Rombolà

Laila Cresta

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