Dal regno del Divino sotto forma di pulviscolo stellare – FERNANDA RAINERI

17 Ottobre 2012

Anche le stelle nascono, vivono e muoiono come le piante, gli animali, gli esseri umani, come tutto, in realtà, ciò che è animato e ciò che è inanimato perché l’Universo è un insieme vivo, pulsante e in movimento, mai statico. La nascita delle stelle avviene per aggregazione di pulviscolo cosmico (cioè una specie di polvere speciale); la morte delle stelle, a sua volta, frantuma la materia liberando energia che si condensa in pulviscolo cosmico, ultimo residuo di esistenza stellare, base primordiale per un nuovo inizio di stella. Un ciclo continuo che si svolge nello spazio infinito e che dura milioni e addirittura miliardi di anni.

Fernanda Raineri, poetessa sensibile e piuttosto raffinata, ha dato, a questa sua silloge poetica, un titolo che è tutto un programma. PULVISCOLO DI STELLE è una raccolta di sessanta poesie edita dalla Casa Editrice LA GRU di Padova e inserita nella Collana “Scintille” della stessa. In questa raccolta vi sono poesie brevi e poesie lunghe; liriche intense e fulminanti come un lampo nella notte; squarci epifanici coinvolgenti l’anima e il cuore, taglienti come lame sottili, fresche e distensive come placide acque di un ruscello d’estate. Sembra, a tratti, che l’ Autrice percepisca il mondo, le cose intorno a sè con la leggerezza eterea di un soffio appena e che si trasformi, perciò, in pulviscolo di stelle, trasformando, a sua volta, in matrice siderale anche l’argomento del quale ogni poesia canta in modo sempre gentile, pacato e rasserenante. I versi di queste poesie sembrano volare, sospesi come sono fra cielo e terra. L’evocazione si fa lunare, notturna, tutta femminile, perciò meravigliosa e in grado di sostenere l’incanto dell’esistenza; ne è un esempio al riguardo la prima parte della dedica del libro: “Alla luna, da sempre musa ispiratrice, / che da millenni ci guarda e … impallidisce”, o anche i versi della poesia E’ FINITO IL TEMPO, che chiude la silloge: “E’ finito il tempo dell’immobile movimento, / pezzi di luna nel pozzo / raccolgo in un puzzle che un quadro diventa, / dove i sogni appaiono come d’incanto / nel cielo illuminato da un plenilunio.” Frammenti di parola e di parole che mai si disperdono nel nulla perché la Poesia li vivifica e li trasfigura elargendogli il dono più prezioso e più importante, ossia l’Eternità: “C’è chi cerca la fonte dell’eterna giovinezza, / colmandosi le rughe con elisir di effimera bellezza, / cercando di cambiare in primavera i propri inverni, / senza rendersi conto, che è il pensiero che ci rende eterni.” Fluente e fluida; suscitatrice di emozioni; osservatrice mirabile della trasformazione della Natura attraverso le stagioni nel corso dell’anno; foriera di ricordi; che sollecita e forse “pizzica” anche le corde profonde del cuore umano; misteriosa, enigmatica e bella; attraente come la donna. Una poesia, donna nell’essere, nell’apparire e nel trasformare? Sì, pare di sì. Anzi, direi proprio di sì. La poetica di Fernanda Raineri è un continuo rinascere dalla cenere e dal vento; un mutarsi e un mutare in ciò che non può mai mutare poiché ha toccato l’essenza ultima immergendovisi: un pulviscolo di stelle, appunto. Si pensi alla breve composizione LA FOTO: “E’ sbiadito il sorriso sulla foto che il tempo, inclemente, / ha ingiallito, / lasciando qua e là alcune macchie di malinconia, / della vita che veloce scivola via.” L’Autrice mantiene quasi sempre la rima baciata nel verso intercalante e nella sillaba allineata, segno questo di una formazione classica e squisitamente arcaica e di un’inconscia propensione ad una visione romantica del tutto. La copertina del libro è di un colore soffuso che cattura subito la vista: un blu nè intenso nè tenue, e un’immagine di pulviscolo stellare condensato eppure quasi impalpabile e invisibile in qualche punto della vastità cosmica. Il colore dei mistici? Del Divino? Ma soprattutto dei poeti e della Poesia? Appena appena riproducibile, appena appena percepibile dalla retina dell’occhio? Di blu la poetessa si inonda. Di blu ella copre ciò che vede e ciò che canta. E ciò forse non apre le porte di dimensioni altre, che diventano un rifugio dalla bassezza e dall’iniquità del mondo? Eppure questo può apparire come follia e il poeta essere concepito come un folle, ma Fernanda Raineri non sembra scoraggiarsi e afferma con sicurezza: “Se è follia pensar che di poesia c’è tanto bisogno / allora… sì… io sono folle!” E in una poesia di tanto tempo fa, facente parte della silloge poetica ALBA, SUL PONTE SOSPESO, la sottoscritta, con una punta di orgoglio ma anche di tristezza, affermava: “I folli trovarono il luogo.”… Forse nel grembo della Madre Terra, venute dal regno del Divino sotto forma di pulviscolo stellare, come scintille che innescano il processo della vita.

 

Francesca  Rita  Rombolà

Un commento

  • Fernanda Raineri 17 Ottobre 2012a14:54

    La ringrazio di cuore di questa meravigliosa recensione della mia silloge poetica e della condivisione delle emozioni in essa contenute

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