Perché il Canto del poeta va oltre la morte e sui sentieri della morte cammina per consolare

8 Febbraio 2023

Deflagrazione della terra, sconvolgimento degli abissi, sommovimento del suolo, agitazione violenta e spasmodica di viscere oscure come cavità sconosciute vuote come gli spazi interstellari, piene di magma e di fuoco vischioso, crolli di architetture immani e di strutture rocciose inverosimili, esplosioni di energia primordiale; le placche tettoniche si avvicinano, si sfiorano, si toccano, si respingono, si allontanano, si perdono di vista, la superficie terrestre si spezza, si frantuma, si trasforma, si ricompone, si conforma; tutto è in movimento: l’interno della terra come la sua superficie, come le stelle, le galassie e i più remoti e sconosciuti oggetti presenti nell’Universo.

La terra trema, ignara della distruzione, della morte, del pianto, del dolore che porta. Un terremoto non è mai un evento fatale o un imperscrutabile accidente del destino, è un evento naturale sì ma coinvolge gli uomini nelle loro società, le loro culture, le loro appartenenze, i loro sentimenti, il loro profondo e tagliente vissuto.

La Poesia, da sempre, commemora, ricorda, descrive, racconta. Canta. Celebra. Ogni evento. Nel bene e nel male. Celebra e canta. Canta e celebra. Ogni sentimento, ogni percezione, ogni grido (di dolore estremo o di gioia intensa). Sa essere grido e sospiro, lamento e gemito, urlo e shockante silenzio. Perché il Canto del poeta va oltre la morte e sui sentieri della morte cammina per consolare.

A ciascun giorno basta il suo affanno sì … e a ciascun giorno è anche dato il suo esile quanto incerto augurio di speranza.

Terremoto

La terra ha vomitato.

Plasmai il sudore,

si raccolse pietra morta dove più

l’argento vivo non brillò

sull’innocenza del bambino.

La terra tremò alla sfida colta da Lucifero,

e gli uragani si unirono ai duellanti.

Una raggiera di giorni, il mattino.

Un pesco fiorito, il tumulo innalzato.

La croce coi tarli al viottolo di campagna,

lo strazio della croci.

Poesia tratta dalla silloge poetica TIRINTO (anno 1990) di Francesca Rita Rombolà

Nessun commento

Lascia un commento

Poesiaeletteratura.it is Spam proof, with hiddy