“C’è un grande bisogno di cultura, di dialogo, di apprendimento …” Dialogo con Adele Costanzo, scrittrice e direttore editoriale

26 Maggio 2023

Adele Costanzo, vicepresidente dell’Associazione ChiPiùNeArt e dal 2015 direttore editoriale e fondatore della ChiPiùNeArt Edizioni s.r.l.s., nasce a Castrovillari (CS) nel 1958. Ha insegnato presso le scuole superiori e attualmente si dedica a tempo pieno alla scrittura e all’editoria. Ha pubblicato con la Giulio Perrone Editore, divisione LAB, la raccolta di racconti “L’isola di Paris” (2009), vincitrice della prima edizione del premio “Cose e Parole”, e nel 2011 il romanzo “Cronache della città capovolta”. Per il romanzo ha ottenuto riconoscimenti in diversi premi letterari per opere edite ed inedite: Vigonza 2009 (menzione d’onore), Vigonza 2010 (vincitrice assoluta con attribuzione della medaglia d’oro del Presidente della Repubblica); Cerchiara (terzo premio) 2009; Nemo Editrice 2009 (secondo premio); Europclub 2009 (primo premio); Mondolibro 2011 (terzo premio per editi); Micheloni 2011 (menzione d’onore per editi); Holden 2011 (finalista). Il romanzo viene rieditato nel maggio 2019 da ChiPiùNeArt Edizioni insieme alla versione teatrale di Cecilia Bernabei “La città capovolta”. Con il romanzo storico “Il Grand Tour” vince nel 2013 il Premio Città del Galateo e, poco dopo, ottiene il secondo posto al Premio Kultura e la segnalazione alla XXVII edizione del Calvino. Nel 2017 pubblica “La consistenza dei cerchi nell’acqua” (Lettere Animate Editore). Nel 2021 pubblica il sequel de “Il Grand Tour”, “Il secondo viaggio”. Il terzo e ultimo libro della trilogia è in corso d’opera. Adele Costanzo ha, inoltre, pubblicato racconti e testi poetici in raccolte di diverse case editrici e, in ambito scolastico, ha curato antologie di testi scritti dagli alunni pubblicate da case editrici e patrocinate da Enti pubblici, e laboratori teatrali.

Francesca Rita Rombolà dialoga con Adele Costanzo.

D – Adele Costanzo, vicepresidente dell’Associazione ChiPiùNeArt, direttore editoriale e fondatore dell’omonima casa editrice, vuole raccontare, in sintesi, come nascono queste due realtà e perché?

R – A nascere per prima fu l’Associazione culturale, nel 2013, cui demmo vita – eravamo un gruppo di amici – su iniziativa di Cecilia Bernabei, che ha sempre ricoperto il ruolo di presidente. Le finalità dell’Associazione erano legate alla promozione di attività teatrali e culturali in genere anche attraverso il dialogo e la collaborazione con le istituzioni locali e il mondo dell’associazionismo. Nel 2014 integrammo lo statuto inserendovi l’attività editoriale inizialmente per pubblicare i nostri lavori, infatti il primo volume edito fu “Il meglio per noi” romanzo di Cecilia Bernabei. In breve tempo fummo sommersi da richieste di pubblicazione, visto che non chiedevamo contributi agli autori ed eravamo piuttosto conosciuti tra narratori, poeti e drammaturghi. In breve, l’attività editoriale divenne predominante e dovemmo separarla dall’Associazione costituendo una società (2015). L’Associazione prosegue la sua attività in campo teatrale organizzando il premio teatrale Do.it, biennale, e il concorso di drammaturgia l’Artigogolo, annuale e giunto alla nona edizione. Tramite me, la casa editrice partecipa ai suddetti premi in qualità di giurata e pubblicando, nella collana teatrale, uno o più testi meritevoli. L’Associazione partecipa all’attività editoriale tramite Cecilia Bernabei, che dirige la collana Le Nebulose di drammaturgia contemporanea la quale ha pubblicato, tra gli altri, il teatro di Maria Grazia Calandrone e i monologhi di Luciano Melchionna di cui è in corso d’opera una seconda edizione.

D – Ha ottenuto riconoscimenti e vinto premi letterari per il suo romanzo “Cronache della città capovolta”, ciò è molto gratificante per uno scrittore; perché, secondo lei, questo romanzo piace molto ed ha avuto un tale successo?

R – il romanzo nacque in un momento di mio grande fervore creativo. Ho iniziato a scrivere cimentandomi nella narrativa breve, e le Cronache rappresentano il passaggio graduale dal racconto al romanzo, in quanto i capitoli sono in se stessi compiuti e, nell’insieme, ricostruiscono la storia dell’immaginaria città di Mensuria nel periodo che va dalla Rivoluzione Francese alla Restaurazione. L’opera propone una contaminazione tra narrativa fantastica e romanzo storico, e forse questo aspetto, ritenuto originale, ne ha determinato l’apprezzamento. Un altro elemento, sempre sottolineato, è la prosa di cui si avvale: dodici anni fa adoperare una prosa considerata d’arte era valutato un pregio, oggi non so …

D – Crede che la cultura vada promossa, incentivata, divulgata oggi, nel ventunesimo secolo, più che nei decenni passati?

r – Sì, oggi più che mai si tratta di fare resistenza: al qualunquismo, all’appiattimento, alla distruzione dello spirito critico, al pressappochismo alimentato dai social e non solo. C’è un grande bisogno di cultura, di dialogo, di apprendimento anche attraverso canali minimi come conferenze, riunioni associative e simili. L’importante è salvare sempre il pluralismo. Purtroppo molti di questi canali sono monopolizzati, e le vie di accesso a chi non appartiene a questa o quella consorteria sono davvero strette, quasi impraticabili.

D – Da qualche anno a questa parte si parla molto degli sviluppi rapidi dell’Intelligenza Artificiale, crede che l’applicazione pratica di quest’ultima possa cambiare, in qualche maniera, il modo di scrivere e anche la vita dello scrittore e il lavoro svolto da una casa editrice?

R – Molte sceneggiature delle serie che vanno per la maggiore, e non mi riferisco solo a quelle diffuse da Netflix, Amazon e simili ma parlo anche delle reti televisive nazionali (non conosco le TV straniere, quindi taccio) potrebbero tranquillamente essere state scritte da una macchina, vista la ripetitività degli schemi narrativi e lo spessore minimo dei personaggi. Lo stesso posso dire per molta produzione narrativa cosìddetta mainstream. A tal proposito, trovo deliziosa la satira che fa Moretti nel suo ultimo film, in cui mette a confronto la “vecchia maniera” di scrivere sceneggiature e quella seriale. Quindi sì, l’Intelligenza Artificiale potrà tranquillamente e senza rimpianti fare la sua parte in simili contesti, liberando magari energie e talenti per la produzione artistica e culturale. In editoria non so, noi siamo piccoli e facciamo tutto manualmente, magari un correttore di bozze che non si annoia e resti vigile alla centesima revisione sarebbe gradito.

D – La Poesia e i poeti, se li ama e li apprezza, quanto li ama e quanto li apprezza?

R – Amo e apprezzo moltissimo la Poesia, infatti CHiPiùNeArt ha ben due collane poetiche: una più attenta alla sperimentazione formale, le Haunie, e l’altra che propone una maggiore varietà di approcci e più attenta alle tematiche. Oggi – si iniziò con i siti di scrittura per proseguire con i social – lo status di poeta viene molto abusato. La Poesia è una cosa seria, come la musica: io non conosco la musica, come faccio a sedermi al pianoforte? Lo stesso vale per la Poesia, che è un linguaggio e come tale deve essere acquisito attraverso l’esercizio. Queste sono le ragioni per le quali, essendo io principalmente una narratrice, ho affidato le due collane agli esperti in materia: Enrico Piccinini, poeta e grande talent scout, cura le Haunie e Fiorella Cappelli, che conosce benissimo il variegato universo degli “esordienti”, le Pervinca.

Francesca Rita Rombolà

Adele Costanzo

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