“Homo homini lupus/L’uomo è un lupo per l’uomo”, ossia l’egoismo e l’individualismo dell’uomo in Thomas Hobbes

24 Aprile 2024

Thomas Hobbes (1588 – 1679), filosofo inglese, ebbe un grande interesse per lo studio dell’uomo, che rimase alla base della sua filosofia per l’intera esistenza e che, orientatosi in senso naturalistico per l’influsso dell’altro elemento costitutivo della sua cultura, caratterizzò tipicamente il suo sistema di idee. In lui prese piena concretezza il disegno di pensiero del sistema di idee, che avrebbe dovuto trattare in tre distinte sezioni:

  1. Della natura del corpo;
  2. Della natura dell’uomo;
  3. Della natura dello Stato.

La prima sezione del sistema di idee di Thomas Hobbes, “De corpore”, delinea i presupposti metodologici: la filosofia è, per questo pensatore, dottrina dei corpi e delle leggi causali che ne determinano naturalisticamente l’accadere, e distinguendosi i corpi in naturali e artificiali (quale, ad esempio, lo Stato), si scinde in philosophia naturalis e philosophia civilis; la seconda sezione, “De homine”, svolge una serie di considerazioni gnoseologiche intorno alla percezione sensibile, e psicologiche, intorno alle passioni; la terza sezione, “De cive”, indaga la natura dell’uomo nella sua massima espansione, in rapporto cioè al problema statale e politico.

Nasce così quella dottrina etico – politica che, più ampiamente sviluppata nel “Leviathan” (altra sua opera importante), ha dato a Thomas Hobbes massima fama. A fondamento dell’uomo è la cupiditas naturalis, che la ratio naturalis ordina in sistema: da qui l’essenziale egoismo e individualismo che fa formulare al filosofo il famoso giudizio “Homo homini lupus/L’uomo è un lupo per l’uomo”, e che contrappone l’uomo, come animale politico, ad “animali politici” quali le api e le formiche, e fa regnare nella sua collettività il “Bellum omnium contra omnes/La guerra di tutti contro tutti”, fino al momento in cui moventi passionali, come la paura, il desiderio di quiete, l’angoscia, l’odio, la crudeltà, l’entusiasmo ecc. ecc., confortati dalla ragione, la inducano all’accordo per cui le sue volontà contrastanti abdicano di fronte a quella del corpo statale. Motivo contrattualistico, e quindi liberale, a cui peraltro, in Thomas Hobbes, fa da contrasto tipico il fatto che, costituitasi tale universale volontà, essa assume un aspetto di supremazia indipendente rispetto a quelle dei sudditi (o cittadini), alle quali viene così a sovrastare, non altrimenti, che una qualsiasi volontà monarchica di diritto divino, o una soverchiante volontà coercitiva tirannica o dittatoriale prettamente laica e umana.

Francesca Rita Rombolà

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