Maxmilien de Robespierre. Una figura storico – politica da riscoprire

17 Aprile 2024

Come ripensare oggi una figura storico – politica quale quella di Maximilien de Robespierre (1758 – 1794)? Alcuni suoi biografi, francesi e non, odierni affermano che egli fu il primo “maestro di scuola” della democrazia. Un maestro di scuola severo, che non le ha risparmiato né la verità, né gli avvertimenti, né i rimproveri. Il suo programma di azione è sempre di una impressionante attualità. Noi, in fondo, siamo suoi “figli intellettuali”. Lo adottiamo come una guida, come una bandiera.

Si “riscopre” oggi Maximilien de Robespierre perché ha concepito e praticato l’arte del governo (questa politica così giustamente screditata ai giorni nostri) come un sacerdozio. In fatto di politica ha detto: “Nulla è giusto se non ciò che è onesto. Nulla è utile se non ciò che è giusto”. Egli avrebbe voluto che la politica fosse una morale in azione. Ha ripetuto, senza stancarsi, una verità che traeva da Jean Jacques Rousseau e da Charles – Luis de Montesquieu, e cioè che tra tutti i governi quello democratico è il più difficile da mettere in atto veramente perché occorre dedizione al bene pubblico, in altre parole, virtù; una verità che ha predicato (e praticato) con l’esempio. Maximilien de Robespierre non si occupa soltanto della politica generale, dello spirito pubblico da illuminare e vivificare, dei complotti da sventare o reprimere ma vigila anche su ogni ramo dell’amministrazione, sulla diplomazia e l’esercito come sui servizi amministrativi, sulla giustizia come sugli approvigionamenti, sugli uomini e sulle cose. Con sguardo vasto e sicuro, egli abbraccia tutto “il campo di battaglia rivoluzionario”; la prima linea e le retrovie, la Francia e l’estero. Tiene d’occhio i convenzionali in missione come i generali, e perfino i corrieri che ritardano nel portare i loro dispacci. Niente gli sfugge e, quando ha scoperto un abuso, un errore, subito indica il rimedio e prende la decisione che si impone. Nessuna esitazione, nessuna lentezza.

La Francia (metafora di un mondo a venire) non ha tempo di aspettare. Maximilien de Robespierre ha incarnato la Francia rivoluzionaria in ciò che essa aveva di più alto, di più generoso, di più sincero, di più umano. La Francia di oggi, e forse l’Europa e chi ai suoi principi e ideali si ispira, dovrebbe ritornare ad essere più che mai ciò che era al tempo di Maximilien de Robespierre! Cioè la nazione – ideale campione del diritto, la speranza degli oppressi, il terrore degli oppressori, la fiaccola della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità! Maximilien de Robespierre è forse stato grande perché capì che la sua azione di governo sarebbe stata impotente a galvanizzare le energie del popolo francese, se non avesse associato direttamente questo stesso popolo all’esecuzione delle leggi con una politica di fiducia e di chiarezza.

Forse è davvero tempo che gli uomini di Stato che hanno oggi, nei primi decenni del ventunesimo secolo, la difficile missione di guidare l’Europa (e forse l’intero Occidente democratico), nel mondo globalizzato e ipertecnologizzato, si ispirino al suo esempio.

Francesca Rita Rombolà

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