“La Poesia è un ponte per condurti là dov’è la tua casa, il risveglio alla gioia che vorresti ogni mattina”. Dialogo con Nunzia Alessandra Schilirò

20 Giugno 2025

Nunzia Alessandra Schlilirò, Nandra per gli amici, è stata avvocato e dirigente della Polizia di Stato. Nel 2022, come lei stessa dichiara, “esce allo scoperto e rinasce “cambiando professione. Per tutta la vita ha sempre voluto aiutare gli altri, e finalmente trova il coraggio di farlo nel modo più adatto a lei: guidare le persone a entrare in contatto con la propria anima con il fine di favorirle a comprendere ed esprimere chi realmente sono. Nel 2024 si laurea anche in Psicologia Clinica. Nunzia Alessandra Schilirò ha pubblicato i seguenti libri: “La ragazza con la Rotella in Più” (Byoblu Edizioni, 2021); “Soli nella Notte dell’Anima” (Auto pubblicazione, 2022); “Immortali. Indagini in Altri Mondi” (Anima Edizioni, 2025).

Francesca Rita Rombolà dialoga di spiritualità e di poesia con Nunzia Alessandra Schilirò.

D – Cosa significa, Nandra Schilirò, rinascere, vivere una nuova esistenza? Cosa ci spinge a cambiare un dato percorso esistenziale e perché?

R – Rinascere significa trovare il coraggio di scoprire ciò che davvero sei e poi manifestarlo. Marquez diceva che la vita ci costringe molte volte a partorirci da noi stessi, e credo che questo sia vero, perché, ogni volta che abbiamo l’onestà di riconoscere che abbiamo sbagliato, possiamo rinascere. Possiamo rinascere dopo un fallimento, un lutto, un comportamento autolesionista o qualsiasi cosa ci abbia costretto a fermarci e riflettere. Tutti gli eventi della vita possono trasformarsi in errori se non li affrontiamo a modo nostro, come sapremmo fare, ma come ci dicono gli altri, in genere secondo regole prestabilite che, all’inizio, non capiamo ma poi ci conformiamo per quieto vivere. E così c’è gente che si sposa perché i genitori gli hanno detto che, con il tempo, si affezionerà a quel tipo di uomo, che può garantire stabilità e sicurezza. C’è gente che sceglie un certo corso di laurea e una professione perché così avrà uno stipendio sicuro da dipendente, e così via. Seguendo questi precetti, senza mai riflettere o chiederci: ma io veramente cosa desidero? Io chi sono? Finisce che diventiamo consumatori di relazioni, di stipendio, di cibo e consumiamo i giorni senza vivere mai. Questo è uno dei nostri grandi problemi.: spesso, ascoltiamo più gli altri che noi. Abbiamo così tanto bisogno di essere amati che sprechiamo il tempo a compiacere il mondo intorno a noi, pur di avere un po’ di considerazione. Rinascere, invece, significa capire che c’è qualcosa di unico al nostro interno, quella che io chiamo da tempo scintilla divina e, rendendoci conto di questa nostra unicità, iniziamo a manifestarla, finalmente liberi dai giudizi altrui e dagli attaccamenti. Quando diamo voce a quello che davvero siamo, scopriamo di essere molto più sicuri e vitali di quanto avremmo mai immaginato, e comprendiamo che questa vita ha senso innanzitutto se vissuta a modo nostro. Spesso, tutto questo è possibile solo grazie ai fallimenti. Quando mi sono trovata a quarantaquattro anni, licenziata due volte dalla Polizia di Stato e poi licenziata perfino dall’azienda privata in cui mi ero rifugiata, sempre perché l’educazione mi aveva convinto che potevo aspirare solo a un mediocre posto fisso, mi sono sentita libera, per la prima volta in vita mia. Tutti i miei parenti e amici erano disperati per me (o si mostravano tali), e io ero felice perché finalmente avrei avuto l’opportunità di fare quello che il mio profondo desiderava sul serio. Si rinasce quando si smette di essere schiavi di quello che vogliono gli altri. A volte, i condizionamenti sono indiretti e dolci,e non sappiamo resistere perché abbiamo bisogno di essere riconosciuti, amati, dimenticandoci che il primo amore che dovremmo avere è il nostro nei confronti di noi stessi. Senza quello, la vita non è nostra ma di chi la dirige in maniera più o meno consapevole. Così, molte volte, la vita si riduce ad un incontro tra esseri inconsapevoli, che vivono la via più facile, più modesta e comoda. Per essere felici, invece, bisogna osare, perché si deve avere il coraggio di scoprire chi si è e poi manifestarlo.

D -Hai pubblicato dei libri, vuoi dire qualcosa al riguardo?

R – I miei primi due libri li ho rinnegati: “Solite”, una raccolta di racconti che vinse la pubblicazione, e “Soli nella Notte dell’Anima” – Come salvarsi dalle molestie in casa, a lavoro, per strada”. Li ho rinnegati perché non mi corrispondono affatto. Sono libricini mediocri (come quelli di molti autori contemporanei) scritti da uno dei tanti io che interpretavo (proprio come a teatro) ma che sono anni luce lontani da me, da quella che davvero sono. Poi c’è stato il mio primo romanzo, “La ragazza con la Rotella in Più”, già più corrispondente alla mia vera natura … un real spiritual fantasy, un nuovo genere, un libro non per tutti, molto complesso e con diverse chiavi di lettura, che oggi riscriverei in modo completamente diverso. Infine, quello che sento essere il libro a me più corrispondente, l’ultimo, “Immortali – Indagini in altri mondi”. Rappresenta “la partenza della vera me” e, dunque, è diviso in tre parti. Una dedicata a spiegare molto brevemente com’è possibile che un avvocato, prima, e un dirigente di Polizia, dopo, lasci tutto per dedicarsi alla spiritualità e all’aiuto degli altri, nel modo a lei più congeniale. Una seconda parte che rispecchia la mia natura iper – razionale, come dico sempre: se la spiritualità ha convinto me, può convincere chiunque, chiunque sia in grado di ascoltare. In questa seconda parte, spiego perché moltissimi scienziati, in sostanza, confermano oggi quelle istanze che la spiritualità aveva anticipato di migliaia di anni. Infine, una terza parte, più spirituale, che spiega perché il nostro vero potere è legato alla scoperta di noi stessi e come pratiche quali la meditazione possono, non solo permetterci di sviluppare facoltà altrimenti latenti, ma condurci a un modo di vivere completamente diverso, molto più libero, leggero, gioioso e consapevole.

D – Vi era impresso un motto famoso sul frontone del tempio di Delfi, nell’antica Grecia, che recitava: “Conosci te stesso, e conoscerai l’Universo e gli dei”; penso che sia davvero difficile conoscere se stessi, non credo basti un’intera vita, non credo che molti lo vogliano e lo fanno. Che ne dici?

R – Che è assolutamente come dice, ed è per questo che prima si inizia questo percorso, prima si potrà raggiungere il benessere. Non è possibile, infatti, stare profondamente bene ignorando chi si è, per quale motivo si è qui e dove si è diretti. La vita senza queste informazioni, che senso ha?

D – Per i mistici, santi e pensatori, la “notte dell’anima” è uno smarrimento abissale irto di pericoli, tuttavia necessario per compiere il balzo che condurrà a scoprire e, a conoscere, la luce … sarà veramente così?

R – La scuola del dolore è senz’altro la migliore che esista in quanto, come spiego in “Immortali – Indagini in altri mondi”, il dolore è un amplificatore di vita e un moltiplicatore di conoscenza, ma il dolore può anche paralizzare, se non siamo stati educati a vivere e a reagire. Indubbiamente, se prima non si scende negli abissi non verrà mai voglia di riemergere. Ma non è detto che si possiedano le capacità par farcela. Bisogna saper chiedere aiuto! Bisogna lasciare il controllo a un certo punto, perché ci sono cose che dipendono da noi, e quelle vanno compiute, e altre, invece, per cui ci si può solo affidare. Come dico sempre, però, non basta un miracolo per avere il coraggio di essere quello che si è. Intendo dire che anche quando sei stato aiutato come lo sono stata io, e mi riferisco alla mia esperienza pre – morte, (di cui parlo sempre nel libro), non basta neppure quello per cambiare vita. Bisogna che quel fattore esterno incontri la nostra volontà, e la mia non era, ai tempi (nel 2005), quella di mostrarmi per come ero, anzi, al contrario, volevo essere come tutti gli altri: omologata e apprezzata, sentendomi parte di un gruppo. Per “conoscere la luce”, come dice lei, servono diversi ingredienti: sicuramente il dolore, ma anche l’affidarsi all’invisibile, l’Amore e la volontà di fare. Quando ci sono questi elementi, arriverà il fattore esterno a innescare quello che io definisco risveglio. I Maestri dicono sempre che il quando e il come non sono un nostro problema. Noi dobbiamo concentrarci sul cosa e sull’intenzione.

D – James Hillman diceva che “da quando l’umanità ha smesso di fare anima, il mondo non ha più conosciuto la vera bellezza, la vera arte, la vera libertà”. E oggi, in cui tutto sembra più conformistico, più appiattito, più massivo?

R – E’ esattamente come Hillman diceva, come in ogni periodo di decadenza, vi è quella che gli induisti chiamano “benedizione del Kali Yuga”, e cioè proprio nel momento più basso dell’umanità, dove prevalgono il materialismo sfrenato, la corruzione e la depravazione, è più facile svegliarsi perché, quando la realtà si svela per quello che è, alcuni si risvegliano e scorgono la vera vita oltre i lustrini e l’apparenza di un mondo falso, quel mondo che ci vorrebbe schiavi e cibo per quelle energie basse a cui interessano solo il potere e il denaro.

D – La Poesia e i poeti sono ancora i custodi dell’immaginazione che crea, e che salva?

R – Assolutamente sì. Chi se non loro? Adoro la Poesia da quando ho imparato a leggere, perché rivelano più due versi di milioni di parole. Il guaio è che, nella mediocrità dilagante, molti oggi si credono poeti; troppi, di conseguenza, non la apprezzano e altri non la capiscono. La Poesia può risvegliare le coscienze. E’ rivoluzione, è giustizia, è opposizione a ogni forma di sopraffazione. La Poesia è il risultato dell’equilibrio tra ragione e sentimento, visibile e invisibile, realtà e sogno, energia maschile e femminile e, dunque, ha un sentire che eleva le vibrazioni, è un concentrato di “qui e ora”, che ti ricorda chi sei veramente. La Poesia è un ponte per condurti là dov’è la tua casa, il risveglio alla gioia che vorresti ogni mattina.

Francesca Rita Rombolà

Nunzia Alessandra Schilirò

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