Lo scrittore e lo scrivere: un cammino su strade lontane e a latitudini perigliose
Francesca Rita Rombolà / 22 Settembre 2015

“(… ) Crede seriamente che scrivere sia una gioia?!(…)E’ la rinuncia al sole, all’azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. E’ una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi, e Colette sosteneva che è un masochismo: un crimine contro se stessi, un delitto che dovrebbe essere punito per legge e alla pari degli altri delitti. Colonnello, c’è gente che è finita o finisce nelle cliniche psichiatriche o al cimitero per via dello scrivere. Alcolizzata, drogata, impazzita, suicida. Scrivere ammala, signor mio, rovina (…)”. Brano tratto dal libro INSCIALLAH di Oriana Fallaci Scrivere è tumulto interiore, continuo e incessante. Scrivere è sofferenza, principalmente dolore: il dolore di se stesso e dell’altro, il dolore del mondo, il dolore di vivere, il grido di dolore dell’umanità imbruttita, schiavizzata, sfruttata, impotente, frustrata che l’anima dello scrittore interiorizza e fa suo per sublimarlo e trasfigurarlo in un qualcosa di meraviglioso e grande al quale diamo il nome di Arte. Scrivere è totalità e compiutezza. Lo scrittore (il verace, l’intransigente, il tenace) sa benissimo cosa lo scrivere comporti. Comprende, fin dal primo istante, che la sua scrittura lo porterà su strade lontane e a…

Il nome segreto della Divina Commedia

Settecentocinquanta anni fa, ossia nel 1265, in un giorno imprecisato del segno zodiacale dei Gemelli (dal 22 maggio al 23 giugno), nasceva Dante Alighieri. Cercare di dire qualcosa su questa figura di poeta sommo, di vate indiscusso o entrare nel merito della sua grandiosa e vasta produzione letteraria è lungi da me. Per questo ci sono i dantisti, cioè gli appositi studiosi dell’opera di Dante Alighieri, gli accademici e i dotti vari di ogni parte d’Italia e del mondo, e le celebrazioni per i settecentocinquanta anni dalla sua nascita saranno certamente fastosi, imponenti e numerose dappertutto. Dante Alighieri è stato fin da subito (quando era ancora in vita) riconosciuto, stimato, riverito come sommo poeta in letteratura e poi, dopo la morte, anche nella vita sociale e quotidiana di ogni secolo fino ad oggi principalmente per una delle sue molte opere. Quest’opera è la Divina Commedia, tradotta in più di trenta lingue e conosciuta perfino (almeno per il nome soltanto) dai sassi che ci sono per la strada. Per che cosa ha sempre colpito di più i cuori e gli animi di chiunque la Divina Commedia? Forse per gli orrori dell’Inferno, per le pene, i supplizi e le atmosfere che vi…

Una Pasqua serena, annuncio di lieta primavera
Francesca Rita Rombolà / 4 Aprile 2015

<img class="aligncenter size-medium wp-image-1726" alt="colomba-bianca" src="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca-300×225.jpg" width="300" height="225" srcset="https://www.poesiaeletteratura.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca-300×225.jpg 300w, http://www.poesiaeletteratura pharmacy levitra.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/colomba-bianca.jpg 512w” sizes=”(max-width: 300px) 100vw, 300px” /> PRESAGIO Candide colombe si alzano in volo prima di sera. Il vento muta direzione nel silenzio carico di presagio mentre i cuori ascoltano incerti. Un pettirosso si è posato sul ramo del pesco fiorito, e mostra al mondo indifferente le sue piume. Una Pasqua serena, annuncio di lieta primavera e di un’estate fertile e copiosa in ogni campo. Francesca Rita Rombolà

Katia Debora Melis legge Alberi spogli di Francesca Rita Rombolà
Francesca Rita Rombolà / 24 Marzo 2015

Non inganni il lettore l’apparente esilità del libro, ché di tutt’altra marca sono il tenore e il contenuto, degni d’attenzione e pacata rilettura, oltre l’approccio inizialmente dettato dal ritmo incalzante delle parole. Da subito nel lettore si creano immagini colme d’attesa, dietro il chiaro richiamo del titolo alla stagione più dura della natura e, metaforicamente, anche a quella della vita umana. L’albero privo di foglie appare fragile, scheletrito, privo di vigore e sofferente, come l’essere umano privo d’amore. Ma la ciclicità delle stagioni tiene in serbo rinascita e rinnovamento, nuove fasi che al cupo grigiore e ai colori sbiaditi vedranno sostituirsi cromatismi carichi di solarità e toni screziati. La vena lirica della Rombolà che qui si dispiega ondeggia armonicamente e delicatamente, in modo del tutto naturale, tra questi due estremi, in un canto che si distende, vibrante, continuo, facendo di Alberi spogli un vero e proprio poemetto in cui le voci altre e quella dell’Io lirico si scambiano e s’intersecano, quasi si fondono, nella pienezza di un senso panico della natura e della vita. Si sprofonda in un mondo quasi magico, di lontane antiche assonanze che, anziché allontanare, rendono ancora più acuto e vibrante il canto d’amore, all’amore, più vivo,…

Volgendo gli occhi a un cielo impossibile e assurdo
Francesca Rita Rombolà / 21 Marzo 2015

Oggi 21 marzo, primo giorno di primavera e Giornata Mondiale della Poesia, ringrazio le Muse per il lieto evento di questo giorno e per la fine del gelido inverno e le invoco perché, oltre al dono del canto, possano infondere, in me e in chi la Poesia ama, ancora e davvero, la dolce speranza di una calda primavera. Le Muse, secondo Esiodo, erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, la memoria, ed erano nate sulle pendici dell’Olimpo. Pindaro racconta che gli dei, dopo aver sconfitto i Titani, pregarono Zeus affinché creasse degli esseri che, con il canto, celebrassero le loro gesta: le gesta degli dei. Zeus, signore dei Numi, acconsentì e generò le nove muse che sapevano cantare il presente, il passato e il futuro. Apollo, dio del sole e del canto, le accompagnava con la cetra ed esse rallegravano, così, l’animo degli dei. Apollo Musagete venne egli chiamato, perché guida del coro delle Muse. Insieme cantavano l’origine del mondo, la nascita degli dei e degli uomini, le loro imprese presenti, le profetiche e oscure gesta di un tempo ancora da venire. Benché le Muse si compiacessero, in special modo del canto, esse furono viste e pensate anche come suonatrici…

Sotto la luna piena

LA LINGUA DI FIAMMA Mi uccidi, a causa della mia femminilità la lama improvvisa e lenta si abbatte sul mio capo e recide la gola che parlò e non tacque che volle cantare la vita il desiderio, il bello e le passioni. Ho cercato, ogni giorno e ogni notte la lingua di fiamma di quel fuoco atavico che solo riscalda, forse non l’ho mai trovata ma adesso il gelo nelle mie ossa è scomparso nella tempesta andata look at this website. E’ forse l’alba o forse il sole tramonta. Non ho più paura. Danziamo ancora sotto la luna piena, con gli occhi colmi di cielo e le pupille vigili nel chiarore notturno. Fili di luce azzurra tra i capelli, riflessi di amore e sogno sul volto trasfigurato dalla vita, e il fuoco primordiale di un vulcano nella gestualità armoniosa del corpo. A tutte le donne un augurio speciale ricco di poesia, di bellezza, di libertà nel giorno della nostra festa. Francesca Rita Rombolà

AUSCHWITZ, i settanta anni della liberazione del campo
Francesca Rita Rombolà / 27 Gennaio 2015

(…) O uomo o uomo…per dove? Non ci sono più strade. Il sigillo sulla bocca è inciso dentro la roccia inaccessibile che chiude in eterno la Storia. Io scrivo per i vivi e sono morta nella viva luce che si rifrange. Io scrivo, tu scrivi e l’inchiostro non lascia nessuna traccia. Io scrivo, tu scrivi ed egli scrive, sopra muri e su polsi tastati da mani e da chiodi. Io custodisco, tu custodisci, egli custodisce un segreto che non può non può più custodire alcuna cosa. Io parlo, tu parli e anch’egli parla la parola che tace… “Nel cielo pervaso da un fulgore, un fuoco, un volo, una fiammata, uno striscio di stelle che si perdono cupi nel vuoto spazio d’intorno” (…). Uno stralcio della poesia “AUSCHWITZ ” tratta da  ALBA, SUL PONTE SOSPESO di Francesca Rita Rombolà Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa sovietica liberava il campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia, rivelando al mondo, incredulo e attonito, gli orrori e le crudeltà in esso perpetrati. Sono passati settanta anni, Auschwitz è diventato, da quel giorno in poi, sinonimo di sterminio, di sopraffazione dell’uomo sull’uomo, di perdita della dignità umana, di mancanza di umanità e del prevalere…

Un Natale sereno e un felice anno nuovo
Francesca Rita Rombolà / 24 Dicembre 2014

SOL INVICTUS Un bambino nasce prima del sorgere dell’alba, i raggi del Sol Invictus battono sulla neve fresca. Un bimbo è nato sorge l’alba, il Sol Invictus colpisce coi suoi raggi il cuore più freddo. Francesca Rita Rombolà Un Natale sereno e un felice anno nuovo a tutti da Francesca Rita Rombolà

Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne
Francesca Rita Rombolà / 25 Novembre 2014

LA MANO CHE IMPUGNA IL FERRO Gli occhi acuti di un’aquila che parlano in silenzio e al silenzio del mondo, amare la vita e il sogno quando si da la vita e si sogna. La mano che impugna il ferro e ci colpisce infrange un vetro sottile che si colora di sangue ma entra in un tunnel refrattario alla luce. Francesca  Rita  Rombolà Per la Giornata Mondiale contro la violenza alle donne. Contro ogni forma di violenza, soprattutto quella contro la donna come genere femminile.Contro il “femminicidio”, che tanto suona quale sinonimo di “genocidio”. Contro la sopraffazione dell’uomo nei riguardi della donna. Contro la disparità assoluta o parziale dei sessi. Contro le sacche di maschilismo e di misoginia che ancora si annidano, come forma mentis radicata nella società, in molti luoghi, anche i più insospettati e insospettabili. Contro l’odio che avvolge noi donne e ci travolge. Contro le umiliazioni subite. Contro le vessazioni perpetrate a nostro danno. Contro lo sfruttamento di ogni genere che ci vede quali oggetti e non persone, come cose e non esseri umani. Contro il male che si accanisce, da sempre, su noi donne. Siamo ancora qui, ferite e piegate ma non spezzate; capaci ancora di…

Verso e strofa: componenti base del linguaggio poetico
Francesca Rita Rombolà / 3 Giugno 2014

“Potenza quasi inspiegabile della parola che scioglie e connette. Potenza sconcertante dell’ora da cui figure incalzano sotto l’impero del nulla che esige una forma. Realtà trascendente della strofa piena di tramonto e piena di ritorno: la caducità dell’individuale e l’essere cosmologico, in essa si trasfigura la loro antitesi, essa sostiene i mari e l’altezza della notte e fa della creazione un sogno stigio: << Mai e sempre >>”. Brano tratto da PIETRA, VERSO, FLAUTO di Gottfried Benn Che cos’è il verso? Il verso di una poesia, beninteso. Un verso poetico, che di poetica dice e alla poetica rimanda. Il verso (dal latino versus, a sua volta da vertere, nel senso di tornare sui propri passi con allusione al tornare indietro della penna, cioè all’andare a capo, prima di aver raggiunto la fine del rigo) nella metrica classica è un raggruppamento di metri che comporta la possibilità di iato (iatus, apertura della bocca, in linguistica incontro di due o più vocali nel corpo di una parola che danno luogo a sillabe diverse) tra la sillaba finale e quella iniziale del verso successivo. Più in generale, il verso lo si può definire come il punto in cui si incontrano: una componente stabile…

Il libro: oggetto magico e pericoloso
Francesca Rita Rombolà / 23 Aprile 2014

“Io mi vendicherò su voi due in tale maniera che il mondo… – tali cose farò – oh, ancora non so quali, so che la terra ne avrà terrore…” Celeberrimo passo tratto dal RE LEAR di William Shakespeare Dal manoscritto su pergamena dei tempi antichi al codice miniato di epoca medioevale e dall’invenzione della stampa in epoca rinascimentale fino al moderno e-book il libro ne ha fatta di strada. Leggere e scrivere, conservare e codificare è stata sempre prerogativa di ogni civiltà degna di questo nome; altrimenti sarebbero mai giunti fino a noi, attraverso i secoli, capolavori quali RE LEAR di William Shakespeare? I DIALOGHI di Platone, Le LETTERE di Cicerone, I RICORDI di Marco Aurelio o i RACCONTI STORICI di Polibio e la stessa BIBBIA? No, di sicuro, perché trasmettere oralmente non basta e spesso la memoria si appanna o è trasformata e riassettata nel corso del tempo. Quindi il libro è sempre stato importante per l’uomo. La lettura di un libro fa crescere spiritualmente, cambia, sconvolge, coinvolge; evoca e richiama, rivoluziona e costruisce. Chi ama i libri e li legge sa quale responsabilità, soddisfazione, euforia o sofferenza ciò comporti. Spesso ciò comporta anche un certo isolamento dal contesto…

L’addio ad un re della Letteratura

PIOGGIA DI FIORI Pioggia di fiori sulla città di Montezuma perchè egli è morto. Pioggia di fiori sulle acque e sui campi sui monti e sui tetti dorati perchè egli è morto. Pioggia di fiori sulle foreste incantate e sui villaggi bruniti dal sole e dai secoli perchè egli è morto. Pioggia di fiori sul mondo e lacrime di azzurro pianto sui volti di chi ha amato le sue pagine pulsanti di vita e di colori perchè egli è morto, e le sue ceneri ora volano nel pulviscolo del cielo di altitudini sacre. Francesca  Rita  Rombolà Come dimenticare personaggi quali Remedios la Bella, il colonnello Aureliano Buendìa, Amaranta, Ursula e Josè Arcadio, Melquiades che animano le vicende, mai scontate e fluenti, del grande capolavoro letterario CENTO ANNI DI SOLITUDINE? Gabriel Garcia Marquez ha scritto molto. Ha scritto tanto. Ha scritto della sua terra trasfigurandola in luminosa compagine di magia e realtà in grado di far sognare e di far sperare, e porgendola quasi al mondo intero come un dono misterioso da scoprire e da gustare con lenta e sentita compartecipazione. Egli si è spento all’età di ottantasette anni nella sua casa di Città del Messico. Il popolo latino – americano…

E’ facile avere venti anni oggi?
Francesca Rita Rombolà / 16 Aprile 2014

VENTI ANNI Soffiano forte i venti senza direzione onde altissime sconvolgono i litorali e sembrano spezzare la dura roccia di scogliere e montagne. Le nere armate giungono per colmare il vuoto dei tempi giorni di rabbia giorni di rivolta giorni di lotta che bruciano nel grido silenzioso attesa del ruggito finale. Sui tuoi venti anni piovono gocce di luna riflessi di fuoco negli occhi stellari e inquieti. Non è mai stata più parca la terra più avida di sogni e di ricordi più fresca e feconda in mezzo all’aridità delle passioni dei sentimenti, del sangue. Francesca Rita Rombolà Ricordo, come se fosse ora, i miei venti anni tragici e infelici segnati dalla solitudine, dall’incomprensione circostante, dalla chiusura interiore eppure attraversati spesso dal filo rosso della speranza… una speranza sconosciuta e incomprensibile che però non è mai venuta meno… che non viene ancora meno nei miei venti e venti anni e più. Flashback sul passato, lampi ancora più improvvisi sullo schermo nero del futuro, un presente vissuto forse intensamente ma quasi senza consapevolezza alcuna, quasi una sorta di dormiveglia alle prime luci dell’alba ma di un giorno ancora lontano. Cosa hanno di speciale i venti anni di un essere umano, uomo…

21 marzo Giornata Mondiale della Poesia
Francesca Rita Rombolà / 21 Marzo 2014

SAGRA DI PRIMAVERA Primavera e Poesia memoria e oblìo di un tempo, lontanissimo di uno spazio più vasto del cielo e dell’anima. Una sagra, di fiori, di frutti di vento, di canti, di danza mandrie primeve di uri sui fiumi e nei prati uomini e donne i cui piedi nudi impressero orme misteriose nella duttile argilla delle caverne. Poesia e Primavera nuvole d’oro, e l’Azzurro nè del mare nè del cielo ma dei fanciulli e del soffio adamitico di canto e parola mai estinti. Primavera, ritorna ritorna per me ancora qui, ad attenderti sull’uscio del mio cuore consumato dagli anni e dalle intemperie. Poesia, in me sempre in me come in questo primo giorno che rinnova la terra, la vita, il sogno. Francesca  Rita  Rombolà   Tripudio dei sensi, dell’anima, dello spirito, del cuore. / Festa dei colori, dei sogni, della bellezza, della libertà. / Annuncio del tempo migliore della nostra vita / che ogni anno ritorna e si rinnova. P. S. – Per il 21 marzo Giornata Mondiale della Poesia.

Per le donne ovunque e in ogni dove
Francesca Rita Rombolà / 8 Marzo 2014

MIMOSE Gialle, vaporose e soffici un effluvio danzante, tra i venti un fiotto di calore e di bellezza fra la pioggia e il sole incerti nel particolare momento della stagione. Quante mimose vestono la terra e l’accarezzano ancora nel freddo, quella mimosa laggiù: un albero nascosto e riparato fra la collina e il mare, i suoi rami fioriti per tutte le donne del mondo e su ciascun ramo un sogno una delusione, un dolore intenso o una gioia rara che ogni donna reca nell’enigma del proprio cuore. Francesca  Rita  Rombolà P. S. – Per me donna, per te donna, per voi donne, per le donne ovunque e in ogni dove in questo giorno che ci ricorda, ancora e comunque, fra spasimi e tormenti, fra lotte e ribellioni perché forse non vogliamo mai arrenderci alla rinuncia, alla sopraffazione, al Male. WOMAN, nella lingua che nel mondo oggi è più parlata e compresa. WOMAN, nel ricordo di una canzone di John Lennon, scritta per la donna, conosciuta e amata da milioni di donne nel mondo.  

La fine del tredicesimo anno del terzo millennio
Francesca Rita Rombolà / 31 Dicembre 2013

FRANCESCA  RITA  ROMBOLA’ ( Brattirò, VV ) QUANDO Quando muore ai margini del villaggio africano per la fame un bimbo. Quando muore sulla panchina di un parco o di una piazza per il freddo un uomo giovane o un vecchio. Quando muore una donna sul ciglio della strada per le percosse subite per lo stupro patito per la violenza silenziosa e oscura dentro le mura di casa. Quando muore un gatto maciullato sull’asfalto e un cane abbandonato ovunque e dapertutto. Quando la furia dell’acqua e la forza del vento la potenza del fuoco e l’energia della terra trascinano e distruggono devastano e trasformano può il poeta non prendere in mano la sua cetra e non trasfigurare il suo lamento in canto? Può in momenti disperati e in giorni di dolore la Poesia non dispiegare la sua vera essenza per donare a chiunque e a ciascuno il proprio posto nella memoria per l’Eternità? E’ trascorso anche il tredicesimo anno del terzo millennio. Come sempre accade, durante quest’anno sono successe molte cose: avvenimenti gioiosi ed esaltanti insieme ad avvenimenti tristi e luttuosi. Fra i molti, appartenenti a questi ultimi, vorrei ricordare l’alluvione che il 18 novembre scorso ha colpito la Sardegna, causando…

Per un’immane tragedia del mare e degli uomini
Francesca Rita Rombolà / 6 Ottobre 2013

MIGRANTI Migranti. Migranti nel mare nel mare più ricco di storia del mondo. Dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione da tutto in fuga e ancora in fuga e sempre in fuga a lottare contro la cieca furia degli uomini e l’ultima lotta contro la violenza delle onde inumane. Ho visto molte mani di colore nero annaspare ma non ho teso le mie mani per aiutare. Ho sentito molti bambini urlare ma non ho saputo porgere l’orecchio per ascoltare. Ora tante bare allineate straniere fra stranieri: un numero sul volto sconosciuto talvolta un fiore di fretta abbandonato il mio occhio guarda indifferente. Donna senza nome ragazzo nudo senza più un abito uomo coperto di un cencio appena il canto e la parola ti rerstituiranno gli affetti, la dignità il tuo sentire e il mio. Francesca  Rita  Rombolà Poesia improbabile, versi improvvisi per la tragedia, non prima e non ultima forse, avvenuta al largo delle coste di Lampedusa il 3 ottobre scorso e per la quale l’autrice nulla può se non esprimere il suo dolore con il Canto e il dolore del suo canto.

Memoria di un sacrificio importante – 25 APRILE 1945
Francesca Rita Rombolà / 25 Aprile 2013

Mario Brusa Romagnoli (anni 18, meccanico) Papà e Mamma, è finita per il vostro figlio Mario, la vita è una piccolezza, il maledetto nemico mi fucila; raccogliete la mia salma e ponetela vicino a mio fratello Filippo. Un bacio a te Mamma cara, Papà, Melania, Annamaria e zia, a Celso un bacio dal suo caro fratello Mario che dal cielo guiderà il loro destino in salvo da questa vita tremenda. Addio. W l’Italia. Mario. Mi sono perduto alle 12 e alle 12 e 5 non ci sarò più per salutare la Vittoria.   Poche frasi, brevi ma toccanti. Parole che si scrivono in una lettera, in questo caso l’ultima, per ringraziare, per salutare, per inneggiare, per dire addio alle persone più care, sapendo che in questa vita non si avrà più la possibilità di capire, di vedere, di esultare o di piangere ancora. E’ la lettera di un giovanissimo partigiano catturato dai nazi-fascisti e condannato a morte. E’ dunque una testimonianza storica diretta della guerra civile, che dilaniò l’Italia in quel periodo terribile il quale va dall’8 settembre 1943 fino al 25 aprile 1945. Questo periodo viene storicamente e legittimamente denominato periodo della Resistenza anti-fascista perché larghi e vari strati…

Un nuovo anno ci attende- PAOLO RUFFILLI

Buon Natale, cara Francesca NATALE Oltre l’evidenza che pesa nel distacco e fuori dall’abbaglio che ruba luce nascondendo alla vista il fondo, dentro il sistema di minimi raccordi varchi, corridoi, passaggi e porte l’enigma si disvela agli occhi: le cose vive hanno radici comuni che pescano dunque nelle cose morte. Ciò che rinasce trasforma ciò che è nato prolungandolo nella speranza del futuro ed ecco che di colpo il vento della vita soffia infilandosi impetuoso dentro ovunque in giro per il mondo Paolo Ruffilli Poesia scritta da Paolo Ruffilli per Francesca Rita Rombolà   Amico mio, fratello nella Poesia che rende liberi ma bisognosi di tutto, anche di una fuggevole carezza soltanto. Dirti Buon Natale semplicemente è forse banale. So che sei lontano, ma so anche che la lontananza non è mai una barriera che divide e sommerge nell’oblìo quando il canto e le parole accomunano nei sentimenti più profondi, più elevati, più puri. Oggi apprendo, con stupore e meraviglia, forse anche un po’ disinibita, che il Natale è importante, per ciascuno di noi, più di quanto si possa immaginare giacché proprio l’enigma del mondo si disvela agli occhi: niente mai muore veramente, al di là della gravità che ci…

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