L’Africa, continente, mondo, pianeta, fu già sede di splendide e operose civiltà, dall’egizia alla cartaginese, dall’ellenistica all’afro – romana, all’araba, ai regni del Sud e dell’Ovest, e impenetrabile ricettacolo di popolazioni (tribù e gruppi consistenti) nomadi e stanziali. Divenne terra di avventurose esplorazioni, oggetto della cupidigia di predatori e di schiavisti, campo d’azione per l’ardente carità di missionari e di filantropi, sostegno, con le sue inesauribili riserve, della potenza politica ed economica di imperi coloniali insaziabili e spesso sfruttatori, centro di attrazione (soprattutto negli ultimi decenni), per opulenti turisti amanti della caccia grossa (i famosi safari) e dell’esotismo. Oggi, in pieno ventunesimo secolo, l’Africa presenta un quadro contraddittorio e multiforme di rivendicazioni non appagate, di aggrovigliati problemi economici, sociali, nazionali non risolti, di orgogliosi tentativi di procedere sulla via non facile del progresso tecnologico. Forse la sua identità più vera e più genuina può essere reperita ancora nella poesia orale che in ogni parte del continente, a sud, a nord, a ovest a est, si mantiene ed è piuttosto vivace e meravigliosa. I boscimani, altro popolo di raccoglitori – cacciatori, sono i depositari di una tradizione orale, soprattutto poetica, davvero antichissima che le pitture rupestri della Rhodesia (l’attuale Zimbawe) testimoniano…
I pigmei sono un popolo di cacciatori – raccoglitori che abita nell’estesa foresta del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale, tra Camerun, Repubblica Centro – Africana, Gabon, Repubblica Popolare del Congo, Repubblica Democratica del Congo, est Uganda ed est Ruanda. Si dividono in molti sottogruppi ognuno dei quali costituisce un popolo a sé, tra questi, ad esempio, i Twa, gli Aka, i Baka e i Bambati. Oggi (2024) i pigmei sono popolazioni a rischio di estinzione, nonché custodi di una cultura orale davvero ancestrale che ha il suo epicentro nella poesia. Il canto che segue è un canto di fede, poesia d’amore e di fratellanza: fede nella vita che continua dopo la morte, amore per chi continua a vivere nell’Aldilà, accanto allo Spirito Divino – Kumvum – che sta vicino a tutti i suoi figli abitatori della grande foresta. Ma è anche un canto che rivela, più di molti libri di poesia di ogni genere (epico, tragico, elegiaco, ecc. ecc.), l’anima di un popolo antico e primordiale quanto la terra e il cielo, il suo pathos, la sua profonda e unica interiorità, la sua elevata capacità di percepire, di sentire, di ascoltare affidata al canto, espressione corale…
Cheikh Tidiane Gaye è nato a Thiès, in Senegal, nel 1971. Dopo la laurea si è trasferito prima in Costa d’Avorio, dove vivrà per due anni e poi, nel 1997, in Italia. Si è distinto in molti campi dello scibile umano, ma soprattutto nel campo della letteratura come poeta e romanziere. E’ conosciuto quale cantore importante dell’oralità africana, ed è il primo intellettuale africano a tradurre in italiano il poeta, primo presidente della Repubblica del Senegal, Léopold Sédar Senghor. Nel 2024 Cheikh Tidiane Gaye è nominato membro ordinario dell’Accademia Europea delle Scienze e delle Arti. Fra i suoi romanzi: “Mery, principessa albina – Racconto di un sogno africano” (Edizioni Liberodiscriver, 2011); fra le sue raccolte poetiche: “Il canto del Djali – Voce del saggio, parole di un cantore” (Edizioni dell’Arco, 2007), “Il sangue delle parole” (Kanaga Edizioni, 2018), “Ombra” (Kanaga Edizioni, 2022); la sua traduzione: “Léopold Sédar Senghor: il cantore della Négritudine” (Edizioni dell’Arco, 2013); il suo saggio: “Voglia di meticciato – Il Dialogo tra le Culture ed Etica” (Kanaga Edizioni, 2022). Francesca Rita Rombolà e Cheikh Tidiane Gaye conversano di letteratura e di poesia. D – Dottor Gaye, lei è stato il primo intellettuale africano a tradurre in italiano…
L’ikebana è un’arte molto antica che ha saputo trovare in ogni epoca, avendo alle spalle più di mille anni di storia, la dimensione della realtà contemporanea per la sua straordinaria capacità di esprimere la vita nella sua totalità. Le prime composizioni ikebana furono create da un nobile della corte imperiale nipponica, Ono – No – Imoko, inviato presso l’impero cinese dove aveva appreso l’arte della disposizione dei giardini. Rientrato in patria e divenuto monaco buddista, diede inizio alla tradizione del famoso giardino giapponese, con i tipici laghetti e ponticelli in legno che tuttora lo caratterizzano. Le dimensioni delle prime creazioni ikebana erano enormi, avendo i monaci buddisti a disposizione spazi molto vasti. Esse, infatti, potevano anche raggiungere i sei metri di altezza, come è testimoniato dai basamenti in legno ancora esistenti. Per questo l’arte della composizione floreale ikebana fu praticata a lungo solo dai monaci buddisti e da quei nobili che avevano iniziato ad apprezzarla: i palazzi e i grandi templi erano gli unici edifici a poter contenere queste grandi creazioni – composizioni floreali. Nell’ XI secolo (epoca kamakura) la casta militare (i samurai) prese il potere nella corte imperiale del Giappone, per cui lo stile di vita spartano del…
Ho appena terminato la lettura dell’ultimo libro dell’amico poeta Mauro Germani, “PRIMA DEL SEMPRE – Antologia poetica 1995 – 2022” (Puntoacapo Editrice, 2024), e ne esco, come sempre, appagata, entusiasta e insieme sconvolta … sì certo, in quanto la scrittura, ma soprattutto il linguaggio poetico, di Mauro Germani ha un impatto molto profondo e profondissimamente intenso su di me: sembra pizzicare (forse non lo sembra, posso tranquillamente dire che lo fa) le corde più nascoste del mio “violino interiore” I poeti e i filosofi della Grecia antica sostenevano che la Poesia è, tra le altre cose, pharmacon, cioè rimedio, cura non solo dell’anima e dello spirito ma dell’intero essere sofferente di inquietudine e di mancanza di senso, carente di ricerca e di significato intorno a sé e alle cose della terra e dell’intero universo; una cura e un rimedio molto naturali, umili e semplici che tuttavia sono portatori occulti di un qualcosa di imperscrutabile e di inafferrabile proveniente – comunque – da un Altrove. Nei millenni e nei secoli la Poesia ha più o meno mantenuto questa connotazione intrinseca presso tutti i popoli e le civiltà, anche se proprio nell’ultimo secolo, trascorso da poco, ha perso molto delle sue meravigliose…
Thomas Hobbes (1588 – 1679), filosofo inglese, ebbe un grande interesse per lo studio dell’uomo, che rimase alla base della sua filosofia per l’intera esistenza e che, orientatosi in senso naturalistico per l’influsso dell’altro elemento costitutivo della sua cultura, caratterizzò tipicamente il suo sistema di idee. In lui prese piena concretezza il disegno di pensiero del sistema di idee, che avrebbe dovuto trattare in tre distinte sezioni: Della natura del corpo; Della natura dell’uomo; Della natura dello Stato. La prima sezione del sistema di idee di Thomas Hobbes, “De corpore”, delinea i presupposti metodologici: la filosofia è, per questo pensatore, dottrina dei corpi e delle leggi causali che ne determinano naturalisticamente l’accadere, e distinguendosi i corpi in naturali e artificiali (quale, ad esempio, lo Stato), si scinde in philosophia naturalis e philosophia civilis; la seconda sezione, “De homine”, svolge una serie di considerazioni gnoseologiche intorno alla percezione sensibile, e psicologiche, intorno alle passioni; la terza sezione, “De cive”, indaga la natura dell’uomo nella sua massima espansione, in rapporto cioè al problema statale e politico. Nasce così quella dottrina etico – politica che, più ampiamente sviluppata nel “Leviathan” (altra sua opera importante), ha dato a Thomas Hobbes massima fama. A fondamento…
Come ripensare oggi una figura storico – politica quale quella di Maximilien de Robespierre (1758 – 1794)? Alcuni suoi biografi, francesi e non, odierni affermano che egli fu il primo “maestro di scuola” della democrazia. Un maestro di scuola severo, che non le ha risparmiato né la verità, né gli avvertimenti, né i rimproveri. Il suo programma di azione è sempre di una impressionante attualità. Noi, in fondo, siamo suoi “figli intellettuali”. Lo adottiamo come una guida, come una bandiera. Si “riscopre” oggi Maximilien de Robespierre perché ha concepito e praticato l’arte del governo (questa politica così giustamente screditata ai giorni nostri) come un sacerdozio. In fatto di politica ha detto: “Nulla è giusto se non ciò che è onesto. Nulla è utile se non ciò che è giusto”. Egli avrebbe voluto che la politica fosse una morale in azione. Ha ripetuto, senza stancarsi, una verità che traeva da Jean Jacques Rousseau e da Charles – Luis de Montesquieu, e cioè che tra tutti i governi quello democratico è il più difficile da mettere in atto veramente perché occorre dedizione al bene pubblico, in altre parole, virtù; una verità che ha predicato (e praticato) con l’esempio. Maximilien de Robespierre non…
Non credo sia fuori luogo, in tempi di post – moderno, fare una breve riflessione su un’opera piuttosto controversa come controverso è stato il suo autore. Si tratta dell’opera “Il contratto sociale”, il suo autore Jean – Jacques Rousseau (1712 – 1778). Di cosa tratta, nelle linee generali, “Il contratto sociale”? Dell’autorità politica. Infatti Jean – Jacques Rousseau si propone di mostrare a quali condizioni una simile autorità possa essere legittima e, di conseguenza, di denunciare quelle che non lo sono. Non si tratta tanto, per lui, di prescrivere dei limiti a questa autorità, quanto in fondo di ricercarne il fondamento e di determinarne la natura. Tre sono i punti salienti de “Il contratto sociale”: Nessun uomo ha un’autorità naturale sul proprio simile. Ne consegue che nessuna autorità può essere legittima se è istituita o se viene esercitata senza il consenso di coloro che vi sono sottomessi; L’autorità politica Jean – Jacques Rousseau la chiama sovranità – risiede essenzialmente nel popolo. Essa è inalienabile, e il popolo non può affidarne l’esercizio a nessuno: né a un monarca, né a dei rappresentanti. Il singolo che rinunci alla sua libertà rinuncia, nello stesso tempo, alla sua qualità di uomo. Così, un popolo…
Le idee politiche, filosofiche, scientifiche di Charles – Luis de Montesquieu (1689 – 1754) si riassumono ne “l’Esprit Lois” che consta di trentuno libri. Egli cerca, soprattutto, di stabilire in che modo si deve regolare civilmente e politicamente l’uomo, nella costante varietà della sua natura, per essere felice e compiere al meglio il suo compito nella società. La vita sociale è, per l’uomo, il compimento di una legge naturale. Un triplice pensiero forma il contenuto essenziale de “l’Esprit de Lois”: A)La dottrina delle leggi in generale; B)La dottrina dei governi; C)La dottrina della libertà politica e della separazione dei poteri. Contro il contrattualismo imperante, che faceva delle leggi l’opera della ragione e della volontà astratte, Charles – Luis de Montesquieu afferma risoluto che le istituzioni civili e politiche sono sottoposte a leggi naturali immutabili al pari di tutti gli altri fenomeni della natura. Egli mette in rilievo la religione in quanto ha ben compreso che senza di questa nessuna società può essere considerata stabile. Dopo aver rilevato gli stretti legami tra i costumi di un popolo e alcuni fenomeni quali la guerra, le leggi dispotiche, le libertà individuali Charles – Luis de Montesquieu giunge a formulare “l’Esprit général d’une nation”…
Una Pasqua di pace interiore e di pace universale. Perché l’uomo è inquieto e in guerra contro se stesso. Perché gli uomini sono indifferenti e in guerra gli uni contro gli altri. Perché l’uomo, nel più profondo di se stesso, desidera ardentemente la pace. Perché gli uomini, nel loro inconscio collettivo, profondamente, desiderano con ardore la pace. LA PIETRA MONOLITICA Un tremore nelle ossa da lungo diaccio o da colpo mortale il rombo sordo come da profondità abissali, e una luce micidiale dal cielo o dal principio cosmico dei multiversi sconosciuti. Cosa accade? Cosa è accaduto? Nulla di simile ai distinti boati della guerra al fragore e ai fuochi dei campi di battaglia alla morte e al sangue che su di essi impera. La vista si assottiglia. E scompare. Ritornerà attonita quando il sole è ormai alto e nessuno saprà o capirà o immaginerà col suo povero e gretto mortale e umano pensare. Cosa accade? Cosa è accaduto? Domande su domande risposte infinite che si rincorrono e si scontrano voci e mezze voci che borbottano ipotesi e di nuovo ipotesi che non hanno né fondamento né appiglio. … Ma la pietra monolitica che copriva l’entrata del sepolcro giace a terra….
La luce… il sole. Cosa sono? Il fuoco, la fiamma, il calore… cosa sono? Vortici di spirali a velocità vertiginose. Corpi celesti in collisione. Stelle supergiganti che si consumano lente e ancora più lentamente si dissolvono espandendosi. Stelle che esplodono in istanti immani e spaventosi. Catastrofi inaudite nel Cosmo. Principio e fine. Fine e principio. Nel silenzio totale. Più puro e assoluto. Tutto è silenzio. Al di là della vita e della morte. Nello spazio cosmico il suono non si propaga. Negli abissi della terra. Nel profondo. Nei baratri del sottosuolo. Nella radice tellurica dell’anima. In buie caverne. Presso fiumi sotterranei. Nei non – luoghi dell’esistenza. Prima dell’inizio del tempo e dopo la fine del tempo. Dove la materia finisce e l’anti – materia si evolve invisibile e oscura. La temperatura non è neanche più misurabile. Gradi Celsius, Farhenheit, Kelvin. Cosa sono? Semplici convenzioni umane. L’uomo al di là del tempo e dello spazio? Dimensioni senza luce e suono. Niente è. Niente esiste. Il Nulla. Il concetto del Vacum. Il freddo è terribile. E’ irresistibile. Il gelo è sovrano. Respiro. Respiro primordiale. Sospiro preternaturale dell’Essere. Vibrazione e parola. La vita. La parola. Il canto. Una voce. Un grido. Il mio…
“La pelle sul cuscino, il resto chissà dove”, Armando Editore, 2023, di Stefano Diotallevi è un romanzo d’amore in cui si parla e si vive d’amore, l’amore presentato in diverse angolature e descritto con sfaccettature talvolta tenui talaltra forti come i colori sulla tavolozza di un dipinto. Molti i personaggi, sia maschili che femminili, ma solamente due i veri protagonisti: Pippo e Alice; lui un uomo semplice, solo e solitario, collezionista di moto d’epoca e grande bestia da lavoro; lei ragazza bella, viziata, volitiva di provincia alla ricerca dell’amore ideale, che poi alla fine non arriva. Pippo, in realtà, non conoscerà mai Alice né la frequenterà mai, seguirà la sua crescita biologica e affettiva da vicino vivendo nell’appartamento di fronte. Interessante l’incipit del romanzo: “Qualcuno ha detto che non c’è bisogno di soffrire per essere un poeta; l’adolescenza è una sofferenza che basta a chiunque ( … )”. Frasi non di certo scritte a caso da Stefano Diotallevi e sulle quali si potrebbe, e si dovrebbe, meditare per mesi, se non addirittura per anni (chi non ha mai sofferto durante l’adolescenza, per amore, per incomprensione da parte della famiglia e del mondo, o per altro ancora?). Alice vive la sua…
Uno, due, tre milioni e mezzo di anni indietro nel tempo, sprofondati in pieno Pliocene (periodo bio – geologico della terra), all’improvviso compare la nitida figura di una creatura che cammina! Sicura. Eretta. E’ un ominide. Un australopitecino. Una femmina. E’ già, in tutto e per tutto, una donna. E’ Lucy. Nel novembre del 1974, nel mezzo del Triangolo di Afar, nel deserto dancalo (Etiopia – Africa Orientale), il più grande paleantropologo vivente, l’americano Donald C. Johanson, compie un ritrovamento fossile eccezionale: cinquantadue ossa, circa il quaranta per cento dello scheletro di un singolo individuo. Al campo l’eccitazione è alle stelle, scorre la birra, viene suonato e risuonato il nastro della canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds”, e dal reperto fossile AL 288 – 1 nasce Lucy: un ominide di sesso femminile di quasi trent’anni, alta poco più di un metro che, con questo nome, sarà conosciuta in tutto il mondo. La sua postura è, fatto sorprendente, per la prima volta eretta … Perché Lucy camminava eretta? Potrebbe essere una questione di sesso (femminile), un adattamento evolutivo nella locomozione manifestatosi per un cambiamento nella “strategia riproduttiva”. Fatto sta che Lucy è la progenitrice del genere umano! Lucy:…
Un racconto strano ma oltremodo significativo, in cui l’io narrante del protagonista è una voce predominante e controversa, a tratti sincera e perfino umile, a tratti profonda e riflessiva, a tratti magnanima, lucida e anche un pò canzonatoria. Sto parlando del romanzo “(H)EART(H) QUAKES” di Stefano Diotallevi (L’Oceano dell’Anima Edizioni, 2017), scritto che ho trovato interessante sia per l’esposizione delle vicende, sia per la narrazione concisa e lineare che si avvale di diversi flashback dalla risultanza piuttosto efficace per la riuscita, diciamo così, dell’operazione – scrittura.L’io narrante di questo romanzo è una voce maschile che si divide fra il racconto delle proprie esperienze amorose e la tragedia del terremoto del 2016 – 17 nell’Italia centrale e, come il titolo riesce bene a comunicare, giocando sull’H iniziale e finale, tra parentesi, della prima parola in inglese per dare un senso efficace all’iperbole simbolica fra cuore (heart) e terra (earth). Cuore e terra, dunque, l’intensità della passione, il tumulto del sesso, lo sconvolgimento dell’amore fanno parte del cuore umano … e del cuore del protagonista, che vive varie e multiple esperienze con l’altro sesso, non senza problemi e difficoltà di ogni tipo, e il tumulto del cuore della terra, lo sconvolgimento delle…
Paolo Orsini è nato a Siena, ma ha sempre vissuto a Firenze. Dal 1981 al 2019 ha lavorato nell’ambito del marketing e della pubblicità. Si è sempre impegnato nel sociale, prima come attivista di Amnesty International, poi come volontario di Voce Amica centro nazionale di ascolto telefonico. Nel 2015 ha partecipato a un corso di scrittura creativa, e da allora è iniziata la sua attività letteraria. Ha scritto numerosi racconti pubblicati in raccolte di vari autori e di alcune riviste letterarie. Nel 2016 il suo racconto “La Buttadentro” ha vinto il primo premio al concorso letterario “Caffè Giubbe Rosse” di Firenze. Ancora nel 2015, insieme ad altri dodici scrittori, ha partecipato alla nascita dell’Associazione “Gruppo Scrittori Firenze”, che si occupa di letteratura e di arti visive in genere, organizza il concorso letterario “Città sul Ponte”, fornisce assistenza editoriale e cura l’organizzazione di eventi. Nel 2018 pubblica, in self publishing, “La Grande Rivelazione”, un’antologia di racconti. Nel 2022 esce l’antologia “Scintille di Oscurità” che contiene nuovi suoi racconti insieme ad altri, della precedente raccolta, rielaborati. Nel 2023 Paolo Orsini pubblica “Limousine”, il suo primo romanzo. Francesca Rita Rombolà e lo scrittore Paolo Orsini conversano di narrativa, di poesia e altro. D…
Festa degli amanti, disperati e soli. Festa degli innamorati, solitari e insieme. Festa dell’amore che unisce e, allo stesso tempo, disperde; porta gioia immensa e dolore smisurato; coinvolge e sconvolge, sazia e affama, brucia e rinfresca, eleva e abbassa, calma e tormenta. Festa di chi ama davvero, senza essere mai riamato; di chi sogna, nel più lucido e amaro presente; di chi ha fatto dell’amore più tenace la propria bandiera e non dimentica mai la sofferenza dell’amato e lo sguardo dell’amante. Festa dell’amore, che sa di primavera precoce e già annunciata e percepisce nei cuori il profumo suadente del vento e dei fiori, del mare e del cielo, delle nubi e della luna, del faro lontano e della scia di stelle all’orizzonte. Festa dell’amore che tutto si dona e dona, e lacero e perdente non smette mai, e poi mai, di amare camminando lento e avanzando a tentoni fino ai cancelli dell’Eternità. LA FORMA DELL’ ORCHIDEA Nascosta ai venti che gonfiano fino alle stelle le onde dell’oceano tremolanti gocce e danza di ragazze scatenate, dura e selvatica la rosea orchidea radice endemica dell’unico sangue fecondo piacevole dolore, e il seme vagante dei mondi il silenzio cosmico l’immane esistenza della materia…
Andrea Mazzacavallo è un musicista e cantautore. Nel 1995 vince il premio dedicato a Demetrio Stratos “Cantare la voce”. Nel 2000 pubblica il suo primo album e, con la canzone “Nord – est”, partecipa a Sanremo 2000. Nel 2003 Andrea Mazzacavallo partecipa al festival della musica uzbeka, a Tashkent. Nel 2006 vince il “Leoncino d’oro” alla Biennale Teatro di Venezia con la colonna sonora dello spettacolo di Carlo Gozzi “Il Carro”. Nel 2007 tiene un seminario su “Musica e vocalità nella commedia dell’arte” presso l’università di Seul (Sud Corea). Lo stesso anno, Andrea Mazzacavallo firma la colonna sonora dello spettacolo scritto da Tiziano Scarpa “L’ultima cosa”, che vince il premio “Chi è di scena” alla Biennale di Venezia. Nel 2008 Andrea Mazzacavallo realizza la musica dello spettacolo di circo – teatro “Cirk”. Francesca Rita Rombolà e Andrea Mazzacavallo conversano insieme. D – Vuoi parlare un pò, Andrea, del tuo ultimo album “Capricci”? R – “Capricci” sono le canzoni del pollo che si lagna, è lui che canta e che sempre merita il taglio. “Capricci” è una raccolta di canzoni scritte su commissione per spettacoli di teatro e di cabaret. C’è una canzone su testo di Ruzzante (1500 d. C.) scritta…
Vanni De Simone, scrittore, traduttore e autore/regista di Radio Rai, vive a Roma; attualmente è direttore editoriale della casa editrice Elemento 115, di Roma. Fra i suoi lavori a RadioRai: “Nord – Sud”, recitativo Rock, 1989; “Beowulf”, elaborazione radiofonica musicale ispirata all’omonimo poema anglosassone, 1990; “Versimedia”, festival poetico, Roma, 1991. Fra le sue traduzioni: “Fiesta”, di H. Hemingway, Newton Compton, 1989; “Dizionario Oxford della Letteratura americana” e “Dizionario Oxford della Letteratura inglese”, Gremese 1993 e 1994; “Gli animali del futuro”, De Agostini, 2003, adattato per Rete Quattro, 2002 – 3; “Un racconto del XX secolo” di Ignatius Donnelly, Elemento 115, 2021. Come direttore editoriale di Elemento 115, E – Book Elemento 115: “La Terra del Popolo Volante”di R. Paltok, “Il Mondo di Cristallo” di W. H. Hudson; “Il Turbine Uamano”, di King Camp Gillette (inventore dell’omonimo rasoio), Elemento 115, 2018. Fra le sue opere di narrativa: “La Leggenda dei Fantasmi”, Sinegon, 1993, “Il Respiro dell’Orso Bianco”, DeriveApprodi, 2002; “Il Racconto degli Dei”, Elemento 115, 2019. Francesca Rita Rombolà dialoga di poesia, di scrittura, di attualità con Vanni De Simone. D – Vanni De Simone, scrittore, traduttore, autore/regista di RadioRai perché ad un certo punto del suo percorso artistico/professionale decide di…
“Il giardino dei Finzi – Contini” è il romanzo più conosciuto dello scrittore Giorgio Bassani. Ha avuto una, diciamo, “incubazione molto lunga” in quanto un primo abbozzo risale al 1942, a venti anni prima cioè della pubblicazione del libro. La vicenda del romanzo ha un prologo, piuttosto efficace dal punto di vista letterario, la cui scena l’autore immagina sia avvenuta nel 1957 (molti anni dopo la fine della guerra e soprattutto degli avvenimenti narrati nel romanzo). Questo prologo serve proprio allo scrittore, nel narrare la visita ad una necropoli etrusca, ad andare indietro col pensiero e con i ricordi per rievocare altri morti “inghiottiti” dall’inesorabilità del momento storico terribile e particolare a un tempo per l’Italia e per l’Europa. Va, così, indietro nel tempo, col pensiero e con i sentimenti più profondi e brucianti della sua anima, alla sua giovinezza e alla sua terra: “a Ferrara e al cimitero ebraico posto in via Montebello”.Così l’io narrante inizia a parlare della famiglia ebrea dell’alta borghesia: i Finzi – Contini, residenti a Ferrara in un bellissimo palazzo isolato, con un antico giardino circondato da un muro di cinta, quasi come una sorta di protezione, o di isolamento, dal mondo esterno. La storia…
Idea di progresso. Idea di modernità. Idea di post – modernità. Tre idee importantissime e legate tra loro dall’invisibile filo rosso della Storia e dall’ansia collettiva, conscia o inconscia che sia, per il futuro. L’idea di progresso segue una lunga genesi e si configura quale “sorta di conquista” piuttosto recente nella storia dell’uomo. Dal mito classico greco – romano dell’Età dell’Oro al principio medioevale della Storia come successione di eventi ordinata dal volere di Dio fino alla cultura rinascimentale si pone con connotazioni decisamente moderne. Alla fine del XVI secolo, Jean Bodin aveva affermato la graduale ascesa dell’umanità verso stati superiori di incivilimento e l’affrancamento dall’antica teoria della degenerazione dell’uomo. Francesco Bacone e Renato Cartesio porteranno a compimento questo processo con l’affermazione della funzione pratica del sapere come strumento di miglioramento della vita degli uomini: la “New Atlantis” di Francesco Bacone, infatti, sancisce il carattere progressivo del sapere, che diventa così la condizione del progresso generale dell’umanità. Di fondamentale importanza è il pensiero di Renato Cartesio che, affermando la possibilità di costruire “l’edificio scientifico” su una base razionale procedendo da un complesso articolato di principi evidenti, conduce al corollario del carattere cumulativo del grado di conoscenza raggiunto. Il pensiero del…